180 auguri e poi… discutiamone

Finalmente ci siamo! Oggi, 13 maggio 2008, possiamo veramente dire che sono trascorsi trent'anni dal giorno dell'entrata in vigore della Legge 180 o Basaglia. Una rivoluzione nel mondo della psichiatria, dei malati e dei loro familiari, ma anche nella società e nel modo di pensare della gente che, fortuna sua, non aveva mai dovuto toccare con mano il dolore e gli effetti devastanti sulla vita e le relazioni che comportano le ferite della mente quando all'improvviso si aprono. Da quel momento il malato mentale è passato dal ruolo di pericoloso e inguaribile individuo da isolare per proteggere la società dei "sani" a soggetto titolare di diritti primo fra tutti quello di essere considerato guaribile e curabile.

Attenzione però, ho detto "guaribile e curabile" non a caso, perché i due termini non sono inscindibili né sinonimi. La Legge 180, oltre a ridare la dignità di persona al malato mentale, gli ha restituito la libertà di decidere se curarsi o meno. Un principio di autodeterminazione che se è legittimo sotto molti punti di vista, può nascondere parecchie insidie soprattutto se si pensa che molte malattie mentali si caratterizzano proprio per una mancanza di insight, cioè di coscienza della malattia. In altre parole la persona che soffre di un disturbo mentale può non rendersi conto della sua condizione e delle conseguenze anche gravi che possono derivare dal non curarsi. E voi capite bene che non si può pretendere da una persona che non sa di essere malata di cercare farsi curare o di cercare aiuto. Dunque tempo di auguri e festeggiamenti per quel che riguarda il lato umano di una Legge giusta e doverosa, ma anche tempo di bilanci e di considerazioni per quello che questa Legge ha portato, nel bene ma anche nel male, perché solo tornando sui propri passi si può capire dove eravamo e dove stiamo andando, raddrizzando la rotta se necessario.

Di nettamente contrari a questa legge forse non ne troverete mai, ma di scettici sicuramente sì. E basta leggere qualche periodico o rivista anche non specializzata, per rendersi conto che sì, è stata un'impresa lodevole arrivarci, ma come Legge rimasta pressoché immutata in questi trent'anni ha ancora molte lacune da colmare e angoli da smussare.

"Le corsie diventano manicomi. Pochi servizi, ricoveri in ospedali e cliniche". Titolava così il Corriere della sera di qualche giorno fa per sottolineare uno degli aspetti più "tragici" di questa Legge: l'aver chiuso, giustamente, i manicomi-lager senza però aver fornito una soluzione alternativa adeguata per i tanti malati, compresi quei due milioni di pazienti più gravi che ancora oggi sono un vero e proprio esercito da gestire con tutti i limiti imposti dalla Legge stessa. Che poi questa alternativa non fosse prevista o non sia stata realizzata resta un mistero. In fondo c'è chi giura che nemmeno Basaglia sarebbe stato completamente soddisfatto della formulazione e degli esiti della Legge che pure porta il suo nome. Non è stato in effetti un "parto" facile quello della 180 che portò alla chiusura dei manicomi, approvata tra mille polemiche e qualche compromesso. Nata sotto una cattiva stella? Forse se si pensa che l'ultima struttura manicomiale, il Santa Maria della Pietà di Roma, è stata chiusa otto anni fa. "Fallimento? Riforma incompiuta? – come sottolinea Francesca Basso nell'articolo – Superate le barricate tra psichiatria tradizionale e antipsichiatria, il mondo della medicina concorda su un unico punto: indietro non si torna. Su come migliorare la situazione, invece, molti hanno le loro ricette. Ma il ministero della Salute avverte: il rischio è un ritorno al manicomio con altro nome."

Da qui la necessità di valutare attentamente pregi e difetti, per salvare il giusto e modificare il migliorabile. L'Italia del resto è stata un'antesignana e non aveva esempi a cui ispirarsi: più che normale che non tutto potesse andare subito per il verso giusto. Tuttavia, da unico paese al mondo senza manicomi ha comunque fatto da scuola agli altri e i principi ispiratori della Basaglia sono ora anche quelli alla base del Green paper sulla salute mentale approvato dall'Unione europea nel 2005. I limiti principali sono invece quelli legati ai ritardi e alla disomogeneità di applicazione della 180, derivanti dalla sua natura di legge quadro, che lascia alle Regioni la responsabilità di organizzarne l'applicazione, ma come sottolineava il ministero della Salute non sono gli unici e forse nemmeno i più gravi e urgenti da risolvere.

"Nel nostro paese i pazienti affetti da malattie mentali gravi sono circa 2 milioni e 200 mila. In Europa 93 milioni. Si ritiene che il tasso di incidenza sia di un malato ogni 10 mila persone all'anno che se non curati adeguatamente diventano cronici e in genere a carico delle famiglie" ha spiegato Ernesto Muggia, presidente onorario dell'Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale (Unasam), che riunisce 160 organizzazioni. L'aspetto sociale è rilevante e si ricollega appunto al rischio di creare manicomi sotto altri nomi. Esistono, infatti, preoccupanti segnali di arretramento rispetto ai livelli di deistituzionalizzazione raggiunti. Ogni regione ragiona per sé e il risultato è che sono aumentate le differenze tra Nord e Sud, tra regione e regione, tra ambiti urbani e rurali il rischio, per il Ministero, è di "maggiore ricorso all'obbligatorietà dei trattamenti, a pratiche estese di privazione della libertà e di contenzione, a inserimenti su vasta scala in strutture a tempo indeterminato magari private con tutti i costi sociali e umani del caso".

"Dipende dalle Regioni fare una scelta anziché un'altra, privilegiare i centri di salute mentale oppure i posti letto nelle cliniche private, solo che un posto in clinica privata costa al giorno 400/500 euro, in una struttura residenziale 250/300 euro e in una casa normale organizzata 120 euro" ha spiegato Gisella Trincas, alla guida dell'Unasam. Si fa presto a fare i calcoli, ma al di là dell'aspetto economico, sono i paziente quelli che contano e purtroppo, per loro il pericolo ora come ora, mancando quei servizi sul territorio che avrebbero dovuto fare prevenzione, cura e riabilitazione, è che il ricovero diventi l'unica soluzione per i più gravi, che nella migliore delle ipotesi entrano ed escono dagli ospedali e nella peggiore restano a vita in una clinica, magari privata se uno se lo può permettere.

Ovviamente ci sono anche realtà che funzionano bene, ma non sono ancora una netta maggioranza ed è per questo che bisogna continuare a discuterne e a continuare a lavorarci. La mia speranza è che l'entusiasmo per "il compleanno" non si spenga e che, finita la festa, si continui a tenere accesi i riflettori su un problema da cui nessuno di noi può sentirsi chiamato fuori.

Mi piacerebbe trovare tanti interessati anche nei media e soprattutto nel pubblico, indipendentemente dal fatto di vivere sulla propria pelle questo problema. Non sono molto ottimista in questo e quindi per approfondire vi consiglio di sfruttare al massimo questo periodo. Di Legge 180 hanno parlato egregiamente anche Repubblica che, oltre a presentare pregi e difetti a cui ho accennato, ci parla anche di realtà che funzionano come la fattoria de "I mattacchioni" e soprattutto segnala gli appuntamenti e i siti presso cui informarsi. Gli eventi in effetti sono moltissimi in tutta Italia ed elencarli tutti sarebbe difficile. Vi rimando quindi anche io a Le parole ritrovate e La fabbrica del cambiamento.

Tante altre informazioni utili le potete trovare anche su Wikipedia, alla voce Basaglia in particolare, e su Pychiatry on line Italia che, in collaborazione con la rivista Fogli di informazione, ha pubblicato da poche ore un ricco speciale dedicato all'evento. Quest'ultimo può sembrare magari più indicato per gli "addetti ai lavori", ma non è detto: un articolo è addirittura dedicato alle esperienze dell'inconciliabile tra le Leggi 180 e 194! Le curiosità quindi non mancano, tra queste vi ricordo di non perdere l'editoriale di Francesco Bollorino che lancia l'idea di far diventare il 13 MAGGIO festa nazionale "per un ricordo costante di una data che ha cambiato la storia e fa onore all'Italia".
Infine, vi segnalo la rivista Mente&Cervello che nel numero di aprile ha parlato di "Matti da slegare" nell'editoriale a cura del direttore Enrico Bellone, di "Trent'anni di 180" con l'articolo di Daniela Ovadia, medico e giornalista e di "Storia di un'utopia" con quello di Francesco Cro, psichiatra presso il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura di Viterbo che sicuramente risentirete nominare in questi giorni.

Buona informazione a tutti!

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