21 dicembre 2012 fine del mondo: cosa ne pensa Stefano Chiodaroli

Fra un anno il mondo potrebbe finire e questo potrebbe essere il nostro ultimo Natale. Nel post il commento del comico Stefano Chiodaroli.

Questo potrebbe essere l’ultimo Natale della nostra vita, se le profezie Maya che segnano come data della fine del mondo il 21 dicembre 2012 avessero ragione.

Vale la pena, quindi, fermarsi a riflettere sul senso del Natale; lo facciamo con l’editoriale di un amico, l’attore Stefano Chiodaroli, che i più conoscono per aver vestito i panni del panettiere a Zelig e che di recente ha interpretato ruoli in film che faranno la storia del cinema italiano, come Vallanzasca. Gli angeli del Male.

Diamo la parola a Stefano:

Se diamo retta alle profezie dei Maya, questo Natale potrebbe essere l’ultimo e ad essere sincero non mi dispiace più di tanto… il prossimo potrebbe non esserci più oppure lo potremo festeggiare in un’altra dimensione che non sia la presente fottutamente umana.

Il verbo si è fatto carne ed abita in mezzo a noi! Contano solo i fatti: per arrivare al senso vero del Natale bisogna districarsi fra le siepi del buonismo senza ragione, allontanare i babbi natale dai terrazzi e dai camini, spegnere le ninne nanne consolatorie e sottrarsi all’ingombrante invasione del supermercatismo ad ogni costo ed in ogni cosa.

Limitiamoci ai fatti: una ragazza di sedici anni, o poco meno è rimasta incinta di un Dio e tutto questo senza appuntamenti o corteggiamento; è stata informata della cosa grazie alla visita di un angelo e, quando si è accorta effettivamente di non avere le sue cose, ha avuto il problema di accettarla e poi di farla digerire al suo fidanzato/promesso sposo….. quello un po’ si è incazzato, poi grazie a dei sogni che l’hanno un po’ rassicurato, se ne è fatto una ragione e, forse perché era anche sinceramente innamorato di quella ragazzetta, ha fatto l’uomo vero, accettando la situazione e prendendosi le sue responsabilità di padre.

In quei tempi erano fissati con le tasse come adesso: l’impero di allora ha imposto un censimento e così anche una coppietta di sposini incinti ha attraversato delle regioni impervie per andare in comune a Betlemme a fare le carte necessarie. Lo sbattimento del viaggio ha affaticato la signora che si è trovata a dover accelerare i tempi del parto; ma con migliaia di persone in viaggio per il censimento, osterie ed alberghi a due, tre o quattro stelle erano tutti murati e, senza prenotazione, gli sposini non hanno potuto sistemarsi da nessuna parte se non in una stalla ad una sola stella, ma luminosissima che le splendeva proprio sopra. La chiamano stella cometa ma forse non lo era, probabilmente si trattava del pianeta Giove luminosissimo ed in grande  straordinaria attività atomica.

In una notte di duemila anni fa, una bambina di sedici anni ha partorito in un riparo precario un bambino che è importante in quanto figlio di Dio.

Se succedesse ai giorni nostri e dalle nostre parti potrebbe benissimo essere un adolescente di Molino del conte, che incinta va col suo fidanzato artigiano a Pavia a sistemare delle pratiche all’agenzia dell’entrate, poi si accorge che deve partorire e allora un po’ perché è notte, un po’ perché è tutto chiuso, un po’ perché non c’è tempo, si butta in una casotta sul Ticino, oppure in un cascinotto dalle parti di Mortara.

Chi si accorge di quella nascita? Non certo la gente perbene che se ne sta rintanata in casa al caldo, bensì il popolo della notte, chi torna dalla discoteca, i fornai, i metronotte, chi fa i turni all’ospedale, quelli che vendono i panini alla rotonda del Bennet, chi torna da Milano col treno in ritardo… insomma i poveracci che in qualche modo sono costretti a degli orari angusti solo per portare a casa la pagnotta.

Brillerebbe un astro nel cielo e alla spicciolata, col tam tam della notte, mandandosi degli sms, la gente semplice si accorgerebbe che è successo qualcosa di strano e che la noia delle sere sempre uguali si è spezzata. Vuoi per curiosità  o presenzialismo, eccoli che arrivano e che fanno? Quando c’è un bimbo piccolo appena nato lo contempli, muto e stupito, poi qualcuno prende una coperta dalla  macchina, uno la spesa dell’Esselunga che aveva nel bagagliaio, un altro porta un thermos dal lavoro. Adorano e portano doni, queste persone semplici che reagiscono con cuore ad una situazione straordinaria.

Viviamo tempi duri, crisi economica e senso di oppressione da parte di poteri forti, siamo censiti in tutto per potere essere meglio tartassati; la gente si lamenta e vorrebbe un cambiamento o almeno un segno per sperare; tutti credono che un’idea nuova, un partito, un movimento, un leader, un re, un discorso, una manovra, una rivolta, possano dare la svolta. Ma appena ti avvicini al potere, ti sporchi e diventi suo servo e, visto dentro, ti accorgi che molti sono quelli che si lamentano ma molti di più quelli che ci campano e ci sguazzano.

Come ci liberiamo da tutto questo? Con un discorso? Parole, parole… Le parole sono diventate un fatto: un bambino che è nato in un posto puzzolente e che dovrebbe salvarci dalla durezza di una vita di schiavi senza speranza sembra una storia folle, ma o ci credi o non  ci credi. Il senso del Natale credo sia questo, il resto sono frottole.

Potete trovare la rubrica di Stefano “Caffè d’Oppio” sull’Informatore Vigevanese.

LINK UTILI:

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