Allenamento: quando il carico conta

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer

Continuiamo ad occuparci di come l’allenamento influenza i risultati che ci prefiggiamo di raggiungere.

Abbiamo visto, nei post precedenti (che sono stati ultimamente inframmezzati da notizie di cronaca e risposte ai lettori), che non è indifferente allenare un muscolo in una posizione anziché un’altra, ad una velocità o un’altra, con un’accelerazione o un’altra… Questo riveste una grande importanza perché il nostro sport richiede lo sviluppo di certe qualità, ed è solo con un allenamento specifico che le svilupperemo. Negli scorsi post abbiamo visto come possa essere del tutto inutile allenarsi duramente ma con caratteristiche “troppo” diverse dalla nostra attività principale.

Oggi ci occupiamo di un altro aspetto importante: il carico utilizzato per il potenziamento.

È stato visto che non ha molto senso fare squat con carichi enormi e poche ripetizioni se fate – ad esempio – il ciclista. E questo non solo perché è meglio tenere basso il rapporto peso/potenza, ma soprattutto perché, più il tipo di allenamento che facciamo è diverso dall’azione di gara e più sarà difficile trasferire le qualità acquisite con l’allenamento nel gesto agonistico.

In questo post possiamo cominciare a mettere assieme un po’ di cose viste nei post precedenti: se la velocità di esecuzione, la durata di una serie, il carico ecc. sono sostanzialmente diversi dal gesto di gara, siete destinati a sperperare un bel po’ di ore di allenamento!

La mappatura della rete neuromuscolare che sovrintende al movimento avviene in senso specifico rispetto al tipo di lavoro che si fa.

Occhio, dunque, ad allenarvi in maniera intelligente.

A questo punto possiamo intendere per carico qualsiasi fattore che modula la resistenza nell’esercizio. E dunque, sempre nel caso del ciclismo, anche fare una serie di  balzi in accosciata con salti verso l’alto potrebbe non essere molto correlato alla maggior parte della vostra azione in gara.

Nel caso di atleti di alta qualificazione esiste una équipe di specialisti pagati per lambiccarsi il cervello e risolvere questo tipo di problemi. Ad esempio programmare esercizi molto particolari, e trovare il modo di trasferire buona parte delle qualità acquisite nel gesto di gara. Se siete amatori, vi allenate da soli, e non avete accesso a studi moderni, documentazione avanzata ecc. il mio consiglio è di tenere gli allenamenti il più possibile analogici rispetto al gesto di gara. Per restare al nostro esempio, se volete lavorare sul potenziamento nel ciclismo potreste alternate accelerazioni da fermo con un rapporto molto leggero a scatti da fermo con un rapporto lungo, oppure a tratti di accelerazione con un rapporto gradualmente crescente (allo stesso modo in cui un pilota automobilistico sale con le marce man mano che accelera in un rettilineo).

In questo scenario, gli esercizi collaterali (corpo libero, pesi, altri sport) sono visti soprattutto come strumenti utili ad allenare muscoli poco utilizzati nel gesto di gara, o a compensare le posizioni coatte, o ad acquisire/mantenere qualità poco stimolate dal nostro sport.

Image courtesy windoweb.it

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