Allenare la tecnica

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer

Dicevamo ieri che ci sono modi più buoni e modi meno buoni di allenare la destrezza, l’accuratezza dei movimenti e, in ultima analisi, la tecnica. Le cose cambiano molto a seconda che il nostro sport preveda oppure no – dal punto di vista motorio – reazioni in tempo reale.

Quando si tratta di automatizzare un  movimento ripetitivo, come ad esempio la tecnica di corsa o di voga, è importante avere una buona percezione di quello che stiamo facendo: lasciamoci guidare dal nostro allenatore, facciamoci fotografare e filmare. È del tutto normale che la nostra percezione del nostro gesto sia in qualche modo diversa dalla realtà. Tutti i più grandi atleti hanno bisogno di un riscontro esterno, oggettivo.

Molto importante è curare la tecnica soprattutto in condizioni di stanchezza, quando tendiamo ad adottare movimenti meno faticosi e tornano a galla i vecchi vizi, quelli che magari quando siamo più freschi non si presentano. Nel caso di gesti ripetitivi, i due fattori compromettenti sono:
una percezione non corretta dei propri schemi motori la stanchezza.
Se invece il nostro sport prevede reazioni intelligenti in tempo reale (come nei giochi agonistici e negli sport di combattimento), le cose sono ovviamente più complesse. In questo caso valgono tutte le considerazioni fatte sopra, compresi i fattori compromettenti. In più, scordatevi di poter migliorare la vostra efficienza ripetendo meccanicamente i gesti e le tecniche. Allenandosi in questo modo, NON si automatizza poi la capacità di attivare il giusto schema motorio quando siamo coinvolti al 100% in un’azione, in uno scambio o in uno scontro. Perché la tecnica migliore venga fuori nel modo più efficiente quando siamo sotto pressione è necessario allenare l’automatismo nelle stesse condizioni emotive.

Nel caso di azioni intelligenti in tempo reale, ai fattori compromettenti sopra citati si aggiungono:
l’emozione del tempo obbligato (sappiamo di avere pochi centesimi di secondo per prendere la decisione migliore, e compiere la tecnica in maniera efficiente; intanto, attorno a noi le cose non vanno affatto come ci sarebbe piaciuto) l’emozione dell’avversario (vediamo che l’altro incalza, sappiamo cercherà di impedirci di fare quello che vogliamo e sta già facendo qualcosa per sopraffarci).
Qualche esempio (ma queste considerazioni valgono per qualsiasi disciplina):

Nel calcio, il dribbling tra i birilli è molto didattico, ma non basta: non insegna, ad esempio, a schivare una mezza dozzina di avversari che vogliono solo farci fuori e non hanno alcuna intenzione di starci a guardare mentre elegantemente sfioriamo la palla col tocco brasiliano.

Nella scherma, inutile allenare i movimenti solo con successioni di schemi fissi (del tipo arretramento, avanzamento con battuta di quarta, cavazione, affondo): è certamente utile per curare l’accuratezza delle posizioni e dei movimenti, ma l’efficacia in combattimento si allena solo dovendo prendere decisioni in tempo reale, ad esempio in base ad un atteggiamento dell’avversario.

Per migliorare nel tempo reale, l’atleta viene solitamente chiamato ad affrontare esercizi nei quali deve prendere decisioni all’ultimo momento. Ad esempio: se l’alzatore serve una palla tesa vai a muro, se la alza un pò di più fai un passo indietro e difendi in bagher. Attento, potrebbe schiacciare lui.

È del tutto inutile, dal punto di vista degli automatismi di gara, allenarsi a murare una palla che già si sa dove e come arriverà.

Vedrete che con questi accorgimenti la vostra abilità agonistica registrerà un evidente miglioramento in breve tempo.

Image courtesy treeoffitness.com

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