Arti marziali: capirci qualcosa

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer

Il mondo di quelle che comunemente vengono definite arti marziali è estremamente vasto: le discipline più antiche hanno conosciuto un gran numero di varianti ed incroci; inoltre, non esiste una convenzione rigorosa sui requisiti che una disciplina deve avere per essere considerata “arte marziale”. In generale si tratta di discipline di combattimento che compendiano, come minimo, una serie di tecniche di attacco e difesa col solo corpo o con l’uso di armi bianche (lame, frecce, bastoni, catene…). Il termine “marziale”, infatti, significa “relativo al combattimento” (dal nome di Marte, dio della guerra).

Per un po’ di post ci occuperemo  di analizzare le varie realtà esistenti sul mercato, soprattutto nell’ottica di consigliare una buona scelta a chi desideri avvicinarsi a queste discipline o farvi avvicinare suo figlio.

Sono certo che qualunque cosa io scriva susciterà le rimostranze di qualche appassionato: me ne scuso in anticipo. I contenuti che seguono sono esclusivamente pareri e considerazioni personali.

Un grazie al Maestro Roberto Sforza, mio caro amico e grande esperto di arti marziali, per i suoi suggerimenti ed incoraggiamenti.

Le due arti marziali più note presso di noi, e più antiche, sono una giapponese (il jujitsu) ed una cinese (il gong fu, da leggersi kun’ fu). Queste due discipline ne hanno poi variamente ispirato nei secoli tante altre. Delle due, la più antica è senz’altro il gong fu, codificata certamente da almeno 2500 anni. La cultura giapponese, soprattutto nelle sue istanze più remote, ha avuto profondissime influenze dalla Cina, Paese più antico e già avanzato millenni addietro; le tecniche di combattimento non hanno fatto eccezione.

Tra le discipline arrivate da noi citiamo per le giapponesi anche il judo, il karate, l’aikido, il kendo, tutte abbastanza note.
Il termine wu shu è invece cinese, e significa genericamente “combattimento”. Il praticante di gong fu, quindi, è sempre anche un praticante di wh shu.
Un’altra disciplina cinese è il qì gong (da leggersi ci kun’), che non è un’arte incentrata sul combattimento, ma sulla gestione dell’energia (in cinese ), substrato che, secondo la fisica e la fisolofia cinese, anima e struttura la realtà (e la vita in particolare) in ogni forma; e la cui direzione, intensità, qualità all’interno del corpo possono essere controllate e modificate a fini di conoscenza e di salute. in cinese significa anche respirazione, aria. Il controllo del qì ha, naturalmente, anche applicazioni marziali.
Un altro termine molto noto da noi è taiji quan (che si legge, più o meno, tai gii ciuen): indica una forma di gong fu relativamente più recente (1200), storicamente meno indirizzata alla forza e più alla flessibilità ed alla concentrazione. Non date retta a chi scrive “tai qi” o “tai chi”: etimologicamente l’energia qui non c’entra per nulla.

Altre forme di combattimento abbastanza note sono il taeqwondo (coreano), il penjaksilat (indonesioano), l’escrima (filippina), la capoeira (brasiliana).

Esiste poi tutto un sottobosco di tecniche di difesa personale, costruite negli ultimi cinquant’anni a scopo commerciale e dai nomi più svariati. La maggior parte di queste pratiche sono il risultato di una miscellanea di tecniche – derivate da altre discipline – che il caposcuola ha realizzato secondo le proprie conoscenze, attitudini e preferenze per differenziarsi sul mercato e dare il nome ad una pratica.

Come dicevamo, più una disciplina è antica, più è stata nel tempo declinata in varianti; in Cina, ad esempio, attorno al 1500 c’erano circa 500 scuole di gong fu (o di wu shu), ognuna delle quali proponeva un proprio stile (i termini stile e scuola nel gong fu sono sinonimi).

D’altro canto, molte discipline sono piuttosto recenti: l’aikido, ad esempio, è stato formalizzato nei primi decenni del ‘900 dal maestro Ueshiba Morihei, che era nato nel 1883.

Fatto un approssimativo quadro della situazione, nel prossimo post ci occuperemo di valutare  le proposte comemrciali, e di capire quanto esoterismo si possa cercare – e trovare – nelle discipline marziali.

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