Cattelan e i veleni dell'arte

«Lavorare è un incubo.
Con l'arte mi sono disintossicato.»
Maurizio Cattelan, scultore, manager e artista
In un'intervista per QN/Sole 24 ore
Domenica 25 luglio 2010

Peccato che la sua arte intossichi noi.

Ogni opera uno scandalo.
Vogliamo ricordarne qualcuna?

"La nona ora" del 1999, scultura in lattice, cera, tessuto, con scarpe in cuoio e pastorale in argento, che rappresenta papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite; i "Bambini impiccati" appesi nei giardini di ; "Him", ovvero un Hitler inginocchiato a chiedere perdono (ma a chi poi visto che giusto Dio potrebbe mai perdonarlo per i crimini commessi contro l'umanità intera?), e, per stare sul tema "Ave Maria", tre braccia che escono da una parete bianca nel saluto nazista e che sono all'origine dell'opera più recente, "La fine delle ideologie", ma già ribattezzata col nome più eloquente di "il dito medio", che verrà esposta a settembre, per 10 giorni, in Piazza Affari a Milano dopo accese discussioni.

E non importa se poi Cattelan trova sempre il modo per dire che dietro c'era un'idea profonda e tutt'altro che offensiva o violenta e che se non la vediamo è colpa nostra perché per ingenuità, ignoranza o malizia, riusciamo a vedere e "a puntare il dito solo su una parte dell'opera, la meno interessante".

Sarà difficile per noi vedere l'idea che sta dietro un'opera, finché si ostinerà a fare opere choc che abbagliano e costringono a guardare altrove tanto fanno male.

Quando la sregolatezza diventa l'unico obiettivo perseguito o perseguibile dall'artista, il dubbio che dietro non ci sia alcun genio diventa certezza.

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