Chi ha paura del dr. House?

Dr. House – Medical Division , ER – Medici in prima linea e poi, per gli amanti della psicologia, Criminal Intent passando per Detective Monk , che se non proprio un aiutante medico è almeno il più bel esempio di disturbo ossessivo compulsivo che la televisione abbia mai generato. Questa la programmazione sbandierata da Mediaset per pubblicizzare Joy, una delle sue ultime tre creazioni. Per alcuni giorni mi sono davvero illusa che qualcuno nel cervellotico mondo della Tv digitale avesse creato un canale dedicato ai film e telefilm di carattere medico/psicologico. Avrei acceso un cero per lui/lei? E invece no. A parte che di film riguardanti medici, malati e malattie nemmeno a parlarne, ma soprattutto dall'elenco di serie televisive mancano Grey's anatomy , Scrubs – Medici ai primi ferri e Criminal minds , i vari CSI , più il non trascurabile Bones che hanno la loro bella indagine criminologica a cavallo tra il medico e l'investigativo. Per un canale che me li metteva tutti insieme avrei anche pagato gli 8 euro al mese che ti vogliono spillare. "Bella forza!" direte voi. Ma vi assicuro che non è deformazione professionale, anzi, a sentire certe "autorevoli" statistiche che girano negli ambienti medici, queste serie ai dottori veri non piacciono e le trovano pure "diseducative" per i pazienti. O io sono una mosca bianca o qualcuno, quando risponde ai sondaggi si vergogna di ammettere che le guarda con piacere. Non che io le trovi tutte corrette dal punto di vista "educativo". Mi incavolo parecchio quando vedo certi errori grossolani, soprattutto se vanno nella direzione di creare una falsa speranza nei malati o nei loro familiari. Un esempio per tutti. Il risveglio dal coma. Mesi e mesi (ovviamente compressi nello spazio della puntata) e uno si sveglia fresco come una rosa salutando mamma e papà, per tornare a casa la sera stessa. Scordatevelo! Chi ci è passato davvero sa che il risveglio è tutta un'altra cosa. Un percorso lento e difficile che molti giustamente descrivono come una nuova nascita, in cui il recupero della condizione precedente non è nemmeno assicurato e assicurabile da parte dei medici. E poi, se avete notato, ho escluso tutte le serie ospedaliere italiane. Non sono tutte da buttare, Amico mio, con Massimo Dapporto mi piaceva, ma tendenzialmente le nostre serie danno troppo spazio alla vita sentimentale dei protagonisti e poco all'aspetto tecnico. Perché a me piace risolvere i casi medici con House e company. Le vicende personali devono servire a dare un senso alla narrazione e perché in fondo "anche il medico è un uomo", ma non devono sovrastare l'aspetto tecnico, altrimenti tanto valeva ambientarli nell'agenzia di moda della Forrester.
Ma torniamo alle statistiche. Secondo un sondaggio realizzato fra i medici da Quotivadis, quotidiano online di informazione medico-scientifica di Univadis, l'80% dei camici bianchi, ignora o, ancora peggio, boccia le serie ambientate in ospedale perché imprecise. Più precisamente, il 29% dei camici bianchi dichiara di non seguire le serie tv ambientate in corsia, il 34% lo fa ma raramente, mentre il 15% le vede e ne dà un giudizio negativo. Solo 2 medici su 10 (di cui una sarei io che al sondaggio ho partecipato) confessano di appassionarsi a questo genere di telefilm. Il 22% ha infatti ammesso di seguirli e di trovarli molto interessanti. Per me sono un po' invidiosi. Ripeto, non li trovo tutti sempre e comunque corretti. Ci si potrebbe scrivere "lo stupidario medico visto e sentito in tv" con gli errori dei serial e tutte le sparate colossali che medici veri vanno a dire in qualità di ospiti di talk show. E qui purtroppo devo ammette che gli psichiatri sono i peggiori oltre che più presenzialisti. Comunque secondo me è tutta invidia perché i camici bianchi in tv sono tutti belli e affascinanti mentre noi, come categoria in toto, non riusciamo a farci amare dai pazienti.
Un'altra spiegazione è che molti medici sono stanchi di vedersi arrivare in studio pazienti che chiedono la tal terapia miracolosa vista la sera prima alla televisione. E vaglielo a spiegare che è solo finzione, che nella realtà le cose sono molto diverse e che loro non sono padreterni che curano tutti nello spazio di una puntata. Lo posso capire. Ma il rischio che in un malato si creino false speranze bisogna sempre metterlo in conto anche senza dr. House. Piuttosto vigiliamo sulla tv per non farci trovare impreparati.
Di camici bianchi in tv riparleremo presto. Per adesso però vorrei chiedere se voi, medici e non, lo vorreste un canale televisivo dedicato ai film e ai serial ospedalieri.

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