Cybercondria, un nome nuovo per un vecchio problema e future soluzioni

Se siete tra i tanti ipocondriaci che popolano la rete di sicuro non vi sarà sfuggita l'ultima novità in fatto di malattie post-moderne e c'è da credere che vi siete autodiagnosticati pure quella.

Infatti la caratteristica principale degli ipocondriaci è quella di correre a informarsi sulle possibili cause di un certo sintomo – spesso banale e spiegabile rivedendo la propria giornata o il proprio stile di vita – alla sua prima comparsa e di scegliere tra le tante, sempre l'opzione peggiore.

Non solo. L'ipocondriaco è in generale affamato di notizie mediche e gli basta sentire un amico a cui è stata diagnosticata una patologia importante per riconoscersi nella descrizione e dire di averla.

Solo che se girando in internet ieri vi siete imbattuti nella cybercondria e ve la siete diagnosticata probabilmente stavolta avete ragione!
Niente paura, saperlo è già un buon modo per soffrirne di meno e poi non è niente che non sia già stra-noto ai medici!

L'ipocondria infatti è una tendenza naturale dell'uomo a saltare sempre alle conclusioni peggiori da alcuni portata all'eccesso. È sempre esistita e sempre esisterà. A cambiare semmai sono i mezzi di informazione di cui gli ipocondriaci dispongono per cercare informazioni di carattere medico. Un tempo erano le conoscenze dei saggi tramandate per via orale, poi sono arrivati i libri, sempre più alla portata di tutti, e infine le riviste che si possono tranquillamente sfogliare in treno mentre si va al lavoro, per decidere se è il caso di andarci davvero o piuttosto non sia meglio infilarsi nel primo ospedale che si trova e farsi dare la cura giusta per il problema appena autodiagnosticato.

La fortuna, o sfortuna, dipende dai punti di vista, degli ipocondriaci di oggi è che c'è internet, un oceano di informazioni da cui attingere tutto il sapere medico. Lo sa bene chi internet l'ha inventato e infatti le novità sulla cybercondria vengono da un'indagine realizzata da Microsoft Research di cui ha parlato anche il New York Times. Infatti, secondo i ricercatori di Microsoft Research coordinati da Eric Horvitz, il 2 per cento delle ricerche effettuate su Internet riguardano la salute ed è stato proprio monitorando il comportamento di 515 utenti che hanno scoperto che la stragrande maggioranza delle persone tende a mettere in cima alla sua "classifica" di risultati di ricerca quelli che correlano i suoi sintomi alla patologia più grave e in fondo quelli invece più ragionevoli, e quindi statisticamente più probabili.

L'aspetto a mio parere più interessante della ricerca è che avendo dimostrato anche la persistenza di sintomi ansiosi post-ricerca su Internet capaci molto spesso di ripercuotersi negativamente sulla vita professionale e familiare dei soggetti interessati, i ricercatori hanno concluso che "il Web ora deve evolversi per fornire ai navigatori informazioni più precise, magari "adattando" i risultati delle ricerche in modo da non incoraggiare le loro tendenze ipocondriache".

E se lo dice Microsoft c'è da scommettere che la soluzione prima o poi si trova, anche perché questo tipo di sfide vengono accolte da altri che hanno tutto l'interesse ad arrivare primi alla soluzione.

Lascia un commento

Come sopravvivere a una grigliata di carne

Come abbronzarsi fretta e bene: cose da fare e da non fare

Leggi anche
Contentsads.com