Depressione? Scriviamoci su!

Quando l'umore è ballerino, fissare le proprie esperienze sulla carta può aiutare a stabilizzarlo. Lo sostengono i ricercatori del Black Dog Institute, in uno studio di cui esiste anche una versione online a cui si può partecipare come volontari, ma prima ancora ce lo dicono i tanti scrittori che, proprio grazie alla scrittura, sono riusciti a superare momenti difficili come J.K. Rowling che tempo fa fece outing per incoraggiare le persone depresse a reagire e a farsi aiutare.

"Sono talmente tante le persone che scoprono quanto scrivere sia un ottimo metodo per andare oltre la depressione, soprattutto quella che segue un evento traumatico", spiega Karen Baikie della School of Psychiatry dell'University of New South Wales. "che molto spesso sono gli stessi psicologi e psichiatri a raccomandarlo, benché il meccanismo d'azione in questo senso della scrittura resti ancora un mistero".

Esistono diverse ipotesi al vaglio dei ricercatori. Secondo alcuni infatti la scrittura funziona perché è una forma di espressione di se stessi.

Altri pensano invece che condividere un problema o un malessere aiuti gli esseri umani a superarlo e farlo attraverso la scrittura avrebbe un valore aggiunto. Questo però presuppone che gli scritti vengano letti da altri, cosa non sempre vera e che in parte smentisce l'ipotesi perché anche chi scrive senza far leggere ciò che scrive trova giovamento.

In tali casi torna invece la terza possibile spiegazione secondo cui mettere nero su bianco un problema può aiutare ad analizzarlo meglio ed eventualmente risolverlo.

Spingendosi verso spiegazioni più neurofisiologiche altri ricercatori ancora ritengono invece che il processo di scrittura modifichi il modo in cui il cervello processa i ricordi di un evento, traumatico o no.

Probabilmente tutte queste ipotesi entrano in gioco in modo più o meno prevalente, ma al di là dal meccanismo che vi soggiace, resta la constatazione che scrivere aiuta a combattere la depressione.
Ovvio che, soprattutto per i casi più gravi, da sola non può bastare
, ma anche in un contesto terapeutico potrebbe essere d'aiuto e favorire il lavoro e la relazione di medico e paziente.

Vanno fatte poi alcune precisazioni riguardo alle modalità di scrittura. Contrariamente a quello che molti pensano e che di solito è essenziale per scrivere in altri contesti, nella scrittura a fini "terapeutici" grammatica, punteggiatura e stile non hanno molta  importanza. Contano invece il tempo dedicato a questa attività – come spiega Baikie "sono raccomandabili almeno 3-4 sessioni di più di 20 minuti al giorno, di meno è inutile" – e soprattutto la sincerità.
Da qui poi si può scrivere tutto quello che si sente, del proprio passato, del presente, del futuro o di tutti e tre assieme.

Fonte: Pensiero Scientifico

Fonte originale: ABC Health News

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