Diabete, l'integrazione di magnesio ritarda i sintomi e riduce rischio complicanze

Buone notizie per i malati di diabete arrivano dall’Osservatorio FederSalus, istituito dalla Associazione che rappresenta le aziende operanti sul mercato italiano dei prodotti salutistici allo scopo di fornire informazioni scientifiche aggiornate su sostanze e molecole impiegate negli integratori alimentari e negli alimenti funzionali, il quale ha fatto il punto sui risultati di studi clinici raccolti da Jerry Nadler, M.D. dell’University of Virginia School of Medicine, sul rapporto tra i livelli di assunzione di magnesio – e la sua eventuale integrazione nella dieta – e controllo del diabete. (fonte immagine)

Sono sempre maggiori le evidenze scientifiche a testimoniare che il magnesio svolge un ruolo essenziale nel ridurre i rischi cardiovascolari e che è coinvolto nella patogenesi del diabete

Mentre i benefici della supplementazione orale di magnesio sul controllo glicemico devono ancora essere dimostrati clinicamente, l’integrazione di magnesio ha dato prova di migliorare la sensibilità all’insulina. 

Pertanto, sulla base delle conoscenze attuali, i medici hanno buone ragioni di ritenere che l’integrazione di magnesio nella dieta possa avere un ruolo nel ritardare l’insorgenza del diabete di Tipo 2 e, potenzialmente, nello scongiurare le devastanti complicanze di questa patologia, ovverosia le malattie cardiovascolari, la retinopatia e le nefropatie.

Qual è quindi la dose giornaliera raccomandata di magnesio?

La dose giornaliera raccomandata (RDA) per il magnesio è di 6 mg per kg di peso. Ciò significa che un apporto adeguato di magnesio si colloca tra i 400 e i 420 mg al giorno per gli uomini adulti e i 320 mg al giorno per le donne adulte (ancora di più in gravidanza e durante l’allattamento). 

Diversi studi hanno evidenziato come i livelli di magnesio disponibile nel plasma e a livello intracellulare siano più bassi nei diabetici rispetto al resto della popolazione. 

Questa carenza di magnesio, che può assumere la forma di un deficit cronico latente piuttosto che di ipomagnesiemia, può avere importanza clinica perché lo ione magnesio è un cofattore cruciale per molte reazioni enzimatiche coinvolte nei processi metabolici.

Tra le sue molte azioni, l’insulina stimola il trasporto del magnesio extra-cellulare all’interno delle cellule. Mediante analisi spettofotometriche e l’impiego di tecniche di fissaggio glicemico, infatti, è stato dimostrato che i livelli plasmatici di magnesio diminuiscono e quelli di magnesio eritrocitario aumentato significativamente in risposta all’insulina a digiuno in adulti sani senza storia familiare di diabete.

L’insulinoresistenza – centrale per diabete di tipo 2 – è associata a un ridotto contenuto di magnesio intracellulare e può essere mitigata con la somministrazione di magnesio. Inoltre, il legame tra carenza di magnesio e lo sviluppo di diabete è avvalorato dalla constatazione che numerosi trattamenti per il diabete di Tipo 2 sembrano aumentare i livelli di magnesio

La carenza di magnesio è associata alla resistenza all’insulina e una maggiore reattività delle piastrine, ma gli studi sul rapporto tra supplementazione di magnesio per via orale e i cambiamenti nello stato glicemico o nei livelli di lipidi nel diabete non sono stati ancora conclusivi.

Una assunzione insufficiente e ridotti livelli di magnesio possono portare a un aumento dell’aterosclerosi. Inoltre, i livelli più bassi di magnesio nel siero sono stati associati a una maggiore probabilità o alla progressione della retinopatia nel diabete di Tipo 1 e Tipo 2.

I dati epidemiologici suggeriscono anche che le popolazioni con bassa assunzione di magnesio sono a maggior rischio di ipertensione, ictus ed altre manifestazioni della patologia aterosclerotica

A sostegno dell’integrazione di magnesio nella dieta dei soggetti che soffrono di diabete o a rischio di sviluppare il diabete vi sono i potenziali vantaggi. Un’aumentata assunzione di magnesio, infatti, è associata ad un ridotto rischio di sviluppare diabete di Tipo 2 nella popolazione.

Studi clinici mostrano come un maggior apporto di magnesio sia un fattore associato a una riduzione del rischio di ictus nei soggetti ipertesi. In uno screening che ha coinvolto quasi 45.000 uomini di età compresa tra 40 e 75 anni, il rischio complessivo di ictus è risultato significativamente inferiore nei soggetti del quintile più alto di assunzione di potassio, magnesio e fibre di cereali rispetto agli uomini del quintile più basso.

Un rapporto simile è stato segnalato da un’altra ricerca (Meyer e colleghi) che, monitorando un campione di quasi 36.000 donne, ha evidenziato come una dieta ricca di magnesio, cereali, frutta e verdura riduca la probabilità di sviluppare diabete di Tipo 2. 

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