Effetto Picasso e il cervello non riconosce più i volti

Effetto Picasso e il cervello non riconosce più i volti Di Emanuela Zerbinatti mercoledì 24 febbraio 2010 shares Like Tweet +1 Mail
Basta un attimo, una lesione nel punto giusto e il cervello inizia a comportarsi come provetto Picasso capace di deformare i volti al punto da non riuscire più a riconoscerli.

È quanto accaduto 16 anni fa a P.S., una maestra elementare di 59 anni che improvvisamente non è più stata capace di riconoscere le persone che le erano note guardandole in volto.

Il suo è uno dei pochi casi noti di prosopagnosia acquisita in età avanzata, ma adesso proprio grazie ad alcune peculiarità con cui si è manifestata in lei la malattia, alcuni neurologi dell'Università di Lovanio, in Belgio, hanno compreso cosa accade nel cervello di tutte le persone che ne soffrono.
In generale, infatti, benché fosse assodato che in questa in forma prosopagnosia la ridotta capacità di riconoscere i volti si acquisita per un danno cerebrale, la natura esatta del danno funzionale sottostante rimaneva tuttora molto discussa.
Studi recenti hanno dimostrato un'elaborazione carente delle informazioni provenienti dagli occhi; altri studi sembrano suggerire invece che i pazienti non riescono a giudicare le distanze relative tra i vari tratti somatici del viso.

L'ipotesi di Meike Ramon e Bruno Rossion, gli autori della nuova scoperta è che queste osservazioni, apparentemente diverse, sono collegate in realtà da una causa comune.
"Più precisamente, – scrivono i ricercatori in un articolo pubblicato sulla rivista Cortexcrediamo che la prosopoagnosia acquisita insorga a causa di una perdita della capacità di percepire i diversi elementi che caratterizzano i volti come appartenenti a una rappresentazione globale unica (elaborazione olistica)."

La chiave, secondo quanto riferito dai due ricercatori, sarebbe in quel sottile meccanismo "cubista" inscritto in un cervello traumatizzato da una lesione per cui, in chi è affetto dalla malattia, occhi, bocca e naso diventano come tessere di un puzzle impazzito. Proprio come nei ritratti di Picasso.
I malati di prosopagnosia acquisita perdono in pratica la capacità di percepire le distanze relative tra i tratti del viso fino a confonderne le caratteristiche somatiche che ne fanno un'immagine unitaria.

L'"effetto Picasso" è stato studiato, sottoponendo P.S. e altri pazienti a prove di riconoscimento dei volti ai quali venivano modificati intenzionalmente i connotati. Ma P.S., proprio per le caratteristiche particolari della sua prosopagnosia, è risultata in difficoltà a riconoscere gli identikit modificati casualmente, mentre riusciva a riordinare le informazioni se gli venivano riferite.

L'obiettivo di Raimon e Rossion è ora "capire quale tipo di processo segue il cervello dei prosopagnosici, i cui circuiti lesionati sembrano ricorrere a una sorta di "piano B", meno efficiente, ma che sarebbe possibile stimolare e studiare".

L’importanza di chiamarsi Oscar Il Festival di Sanremo tra scandali e curiosità Libri in ospedale: psicologi lanciano il BookCrossing in… Cupcakes: design tra arte e scienza per il cupcakes day…

Lascia un commento

La favola natalizia del maxi albero di Milano

Un "Barenboim" per scienza e ambiente

Leggi anche
Contentsads.com