Esclusa dalla gara di nuoto perché non vedente

Le olimpiadi di Pechino non hanno insegnato molto.
Sono passati nemmeno sei mesi da un evento che con la partecipazione di Natalie Du Toit pensavamo avesse segnato l'inizio di una nuova epoca per l'integrazione almeno nello sport di disabili e non, che è già arrivata la notizia di una nuotatrice non vedente rimasta vittima di un regolamento sportivo più cieco di lei.
L'episodio destinato a sollevare polemiche si è verificato nella piscina "Madonna bianca" di Trento, dove erano in svolgimento i campionati «master» e il divieto è stato imposto a Francesca Fugatti, 30 anni e non vedente da 10, della società Rari Nantes Valsugana, regolarmente tesserata per la Federazione nazionale di disciplina e iscritta alla gara dei 50 metri rana. Ad imporlo è stato un giudice Giuseppe Bernasconi che ha sostenuto vi fosse pericolo per la sua sicurezza e per quella degli altri partecipanti.

Il presidente del team della nuotatrice ha ritirato per protesta tutta la squadra – standing ovation per lui – ed ha presentato ricorso sportivo, giunto, però, fuori tempo massimo.
La società ha fatto presente che la Fugatti, un mese fa, aveva gareggiato in una gara federale svoltasi ad Innsbruck senza nessun problema.

Inoltre, gli organizzatori erano stati avvertiti per tempo della cecità dell'atleta, perché al momento dell'iscrizione è stato cortesemente chiesto di lasciarla gareggiare in una delle due corsie laterali da dove un'assistente avrebbe potuto avvertirla con un battito delle mani dell'avvicinamento alla fine del percorso dove si deve compiere la virata.
«I programmi master sono dedicati a nuotatori dai 25 anni in su e non hanno solo scopi agonistici ma anche di amicizia e aggregazione. Francesca Fugatti può gareggiare nel circuito Fin come tesserato – spiega l'allenatrice della Rari Nantes Anna Fontana – Sa nuotare con idoneità agonistica e la visita medica ha dato l'ok. E non è la prima volta: «Un mese e mezzo fa – prosegue Fontana – l'atleta ha gareggiato a Innsbruck nel circuito supermaster. È una ragazza sportiva, si allena quattro volte la settimana, scia, ha fatto anche la Marcialonga».
Fontana sostiene che Giuseppe Bernasconi, giudice arbitro dei master di ieri, è stato particolarmente sgarbato: «Ci ha detto bruscamente: non mi prendo questa responsabilità, gli handicappati non gareggiano. Cosa che non è neanche vera». «Avevamo chiesto la cortesia dell'assistente, comunque Francesca ormai se la cava anche da sola» sottolinea infine Fontana.

Niente non c'è stato verso anzi, l'episodio potrebbe avere uno strascico sull'attività di Francesca.  «Mi dispiace di quello che è successo – dice infatti il presidente di Fin Trentino Pontalti – Ho sentito il giudice arbitro della manifestazione, che conosce molto bene il problema che si può creare con un atleta ipovedente. Del resto Bernasconi ha arbitrato anche il campionato italiano della Federazione dei disabili a Pergine». Secondo Pontalti sono prevalsi i motivi di sicurezza: «È vero che era un master, ma anche un campionato regionale, che prevede un certo agonismo. L'atleta non vedente deve avere un accompagnatore in acqua. C'erano rischi sia sulla sicurezza della concorrente che su quella degli altri partecipanti». Semmai, aggiunge, «occorreva che gareggiasse in un momento a parte, in batterie riservate, con procedure diverse». Pontalti sottolinea che «è una cosa che è la prima volta che succede. Persone disabili partecipano a meeting di nuoto, ma è la prima volta che ci ritroviamo questa situazione in un campionato. In genere questi atleti gareggiano nelle varie categorie dei loro campionati». Oggi il presidente della Federazione esaminerà più a fondo la questione e la stessa iscrizione di Francesca Fugatti a queste manifestazioni sportive. «I regolamenti – conclude – non la contemplano».

Ma dai? E Natalie Du Toit allora? Dice niente? Eppure è stata alle olimpiadi di Pechino.
Sì, sì, proprio quelle dei normodotati! E non in vasca, con le corsie a impedire qualsiasi contatto, ma in acqua libera per la gara di fondo dove, è vero che qualcuna ha approfittato per darle di santa ragione, ma non si è trattato di Natalie perché disabile, ma di alcune colleghe piuttosto "agguerrite".
E per rimanere a casi italiani alle paralimpiadi Cecilia Camellini e Maria Poiani Panigati hanno vinto le loro medaglie senza uccidere, involontariamente s'intende, le avversarie.

Caro Pontalti, per fortuna ci sono le regole, ma anche le eccezioni che creano i presupposti per migliorarle, non Le pare?

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