Fitness: scegliere l'attività sportiva

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer
 

Ci sono delle attività fisiche abbastanza impegnative, quasi indipendentemente dall’intensità con la quale le si pratica.

Prendiamo lo squash, ad esempio: quel gioco in cui si batte una palla contro un muro con una racchetta cercando di impedire all’avversario di ribatterla a sua volta.

Si tratta di una pratica fisica molto impegnativa, e “violenta” per muscoli ed articolazioni: perché, se non battete la palla forte, nella maggior parte delle situazioni il gioco non ha senso: anche chi non è ben preparato è portato nel giro di qualche minuto a picchiare la palla con veemenza… perché il gioco, di per sé, può essere molto divertente.

Il movimento potente ed esplosivo dei muscoli, i gesti bruschi e trattenuti, gli arresti ed i cambi repentini di direzione sono le attività più impegnative per uno sportivo: bisogna arrivarci preparati. E non si tratta di quel tipo di movimento che si potrebbe consigliare per mettersi in forma, e neanche per stare in forma.

Aggiungete che una persona da tempo sedentaria arriva spesso all’attività sportiva con una serie di cosette da mettere a posto (deve, insomma, fare il tagliando)… Ad esempio, se un certo muscolo (diciamo il pettorale) non si allunga facilmente perché è fuori esercizio, la cosa peggiore che potete fare per allenarlo è usarlo in accorciamento con movimenti bruschi e incompleti (tipo quelli dello squash, o del tennis).

Anche il calcetto o, per l’appunto, il tennis sono attività che non sono utili per mettersi o restare in forma, ma devono considerarsi a tutti gli effetti sport agonistici impegnativi, da praticare essendo già in forma. Ma qual è la regola generale?

NON servono a mettersi o stare in forma quelle attività che:
Possono chiamare in causa in maniera imprevedibile tutti i muscoli del corpo, con movimenti non codificati Prevedono, alternate senza regolarità, fasi di intenso impegno e fasi di quiete Prevedono movimenti bruschi ed estemporanei Richiedono brusche accelerazioni e/o brusche decelerazioni e/o cambi repentini di direzione Sono agonistiche, quindi impegnano nei confronti di un avversario diretto …
Esempi: tutti i giochi agonistici contro uno o più avversari: calcio, tennis, squash, tennistavolo, sport di combattimento.
Queste attività (molte delle quali bellissime e parecchio eccitanti!) richiedono una preparazione specifica per essere praticate, e non possono considerarsi forme di fitness. Non stiamo solo dicendo che se non ci si arriva preparati ci si può far male, ma anche che il tipo di sollecitazioni neuromuscolari che offrono non è idoneo per migliorare il proprio stato di fitness, a meno che non siano precedute da una preparazione nella quale si risolvono tutti gli eventuali problemi posturali, motorî e funzionali, ed a meno che non siano affiancate da una preparazione che mantiene alta l’efficienza.

Paradossalmente, il problema di questo tipo di attività è che da sole non bastano ad allenarci a praticarle!

Naturalmente, le considerazioni che vi ho proposto dipendono:
dalla vostra età dal vostro precedente periodo di sedentarietà dalla vostra condizione fisica dalla gradualità con la quale arrivate all’impegno pieno dalla vostra sensibilità (di quanto, cioè, sapete ascoltare le vostre sensazioni) dall’accuratezza (non della durata) del vostro riscaldamento pre-competizione.
Se avete vent’anni e giocate a pallone diverse ore al giorno è un conto, se ne avete quarantacinque, siete fermi da più di tre anni e volete rimettervi in forma è meglio passare per un condizionamento analitico e strategico, prima di buttarvi nella mischia: ne guadagnerete in sicurezza, benessere, divertimento.

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