Gli "errori" di Rembrandt

La lezione di anatomia del dottor Tulp
1632
olio su tela; 169,5 x 216,5
L'Aja, Mauritshuis

Oggi voglio affrontare con voi l'analisi del famoso dipinto di Rembrandt Harmenszoon Van Rijn (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669) "La lezione di anatomia del dottor Tulp". L'anatomia è realmente una delle prime materie che gli studenti di medicina devono studiare nel loro lungo percorso di studi e vi assicuro che l'emozione provata quel giorno non si scorda facilmente, soprattutto se siete fortunati come me da trascorrerlo nell'Aula Magna di qualche università magari un po' vecchiotta ma proprio per questo piena di fascino. Mi sembrava quindi perfetta per cominciare con quella che potrebbe diventare una "sana" abitudine. Stavo infatti pensando che se l'idea vi piace, potremmo farla diventare una rubrica fissa del nostro blog.

Intanto, l'opera di Rembrandt che ho scelto per questo appuntamento rappresenta il dottor Nicolaes Tulp, professore di anatomia di Amsterdam, mentre esegue la dissezione del corpo del famigerato criminale Adrian Adrianeszoon, detto "Het Kindt", giustiziato per impiccagione nel gennaio del 1632.

All'epoca non era possibile conservare i cadaveri per refrigerazione elettrica, per cui le anatomie si potevano tenere solo nei mesi freddi e a breve distanza dal decesso. È quindi probabile che il dottor Tulp abbia svolto l'autopsia pochi giorni dopo l'esecuzione e che Rembrandt, abbia dipinto il quadro nei mesi successivi.

È un ritratto di gruppo come i tanti che a quell'epoca venivano commissionati da funzionari di istituti militari, corporativi o caritatevoli per decorare le loro sedi. Tuttavia, in genere questo tipo di opere tendeva a seguire una disposizione convenzionale, con gli astanti disposti a semicerchio o a file parallele, il che dava alla composizione un effetto statico e monotono. Rembrandt, invece, in quest'opera dipinge i medici intorno al tavolo anatomico e  in pose naturali che conferiscono alla scena un'impressione di vita, di storia in divenire. I personaggi, colti in tutto il loro stupore, ribrezzo e curiosità sono stupendi, così come bellissima è anche l'illuminazione, che qui agisce quasi da soggetto partecipante contribuendo a creare, insieme alla sensazione di storia in atto, quello spessore emozionale e psicologico dei personaggi che suscita in chi guarda una sorta di partecipazione nei confronti del soggetto ritratto. Un risultato che a quanto pare solo Rembrandt riusciva a ottenere visto che la sua scelta originale non ha trovato seguito.

Si tratta quindi di una scena realistica, ma non del tutto veritiera. Dal punto di vista scientifico infatti ci sono alcuni "errori" su cui i medici discutono appassionatamente. Innanzitutto come si può ben vedere nell'immagine il dottor Tulp ha iniziato l'autopsia dalla mano per risalire lungo il braccio, mentre nella pratica avrebbe dovuto cominciare non da un arto, ma dalla cavità addominale e prelevare rapidamente gli organi più delicati e deteriorabili. La scelta di iniziare dalla mano potrebbe avere un duplice significato. Da un lato, infatti, è possibile che Rembrandt volesse richiamare alla memoria, forse per stessa richiesta di Tulp, il grande anatomista del XVI secolo Andrea Vesalio, che fu più volte ritratto nell'intento di sezionare l'estremità dell'arto superiore. D'altro, potrebbe invece dipendere dal fatto che a quei tempi proprio le mani erano una prova della grandiosità dell'opera creatrice di Dio. A questo proposito va anche notato che il dottor Tulp è ritratto mentre con la mano sinistra mima il movimento delle dita reso possibile dai tendini del braccio che ha appena esposto e sta afferrando con la pinza tenuta nella mano destra. In questo gesto, che apparentemente ha lo scopo di presentare agli astanti il funzionamento dei tendini, alcuni critici vi vedono una similitudine con il gesto del pittore quando tiene il pennello tra le dita; Rembrandt avrebbe quindi esaltato con un sol colpo lo sforzo tecnico-artistico di medicina e pittura. Un elogio per entrambe insomma.

Tuttavia, l'attenzioni dei medici di oggi appare più attratta dalla mano sinistra di Adrian Adrianeszoon. Sembra infatti che così come l'ha dipinta Rembrandt non sia corretta: rispetto a quanto normalmente osservato c'è una formazione lineare anomala sul lato ulnare (freccia). Che si tratti di una effettiva anomalia del condannato, di una sorta di esigenza artistica di Rembrandt o di entrambe le cose non è dato saperlo, ma sono decenni che sulle riviste di chirurgia si discute su questa "corda bianca" senza per altro venirne a capo. Nel 2006, in occasione dei quattrocento anni dalla nascita del pittore, i ricercatori  dell'Università di Groningen in Olanda, hanno realizzato una dissezione anatomica dell'avambraccio di un cadavere, per confrontarlo con quello del dipinto di Rembrandt pubblicandone i risultati sulla rivista specialistica Journal of Hand Surgery.

Sulla stessa rivista proprio recentemente i ricercatori della Scuola di medicina dell'Università delle Hawaii a Honolulu, hanno invece riportato il caso di un uomo in cui in corso di rilievo autoptico eseguito per altri motivi è stata scoperta la presenza di un fascicolo muscolare anomalo dell'adduttore del mignolo che ricorderebbe quanto osservato nel dipinto. Rivedendo tutta la letteratura medica alla ricerca di casi simili, Davey Jules Jackowe e i colleghi, avrebbero concluso che effettivamente la famosa "corda bianca" potrebbe essere un fascicolo accessorio di questo muscolo, una variante anomala che per quanto rara, secondo alcuni esperti potrebbe aumentare il rischio di sviluppare patologie della mano dovute a compressione delle strutture vascolari, tendinee e nervose che attraversano il canale del carpo.

Piccola curiosità. Sulla pagina del libro tenuto in mano dall'assistente è possibile leggere i nomi dei presenti sulla scena. In questa caso si tratta di medici, ma Rembrandt utilizzerà lo stesso artificio che anche dieci anni più tardi ne "La ronda di notte".

Fonti:

The anatomy lesson of Dr. Nicolaes Tulp by Rembrandt

New insight into the enigmatic white cord in Rembrandt's

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