Hollywood dice basta alla fanta-medicina. E l’Italia?

La notizia è di quelle che fanno fare i salti di gioia alla vostra blogger. Da ora in poi niente più strafalcioni al cinema, parlando di scienza o medicina: Hollywood ha deciso infatti di andare nel senso della corretta informazione agli spettatori stipulando un accordo con la National Academy of Sciences americana, grazie al quale verrà implementata l'accuratezza delle affermazioni che attori e attrici faranno durante dialoghi a sfondo medico-scientifico nei film.

Come fa notare anche il New Scientist "l'iniziativa si basa sulla collaborazione fra l'industria dell'intrattenimento e gli scienziati, allo scopo di migliorare la qualità delle informazioni diffuse attraverso le pellicole e anche di aiutare il mondo della medicina a dialogare meglio con il grande pubblico". A guidare il progetto sarà la giornalista scientifica Jennifer Ouelette, ma è lo stesso mondo del cinema ad accogliere con favore la notizia. "È un'idea di importanza vitale", ha commentato Seth MacFarlane, creatore dello show televisivo "'Family Guy", cui ha fatto eco anche Lawrence Kasdan, autore di film come "Il ritorno dello Yeti".

"Vitale" sembrerà un'affermazione un po' esagerata, parlando di finzione cinematografica, ma credetemi non lo è affatto. Se fosse possibile calcolare quante vittime ha fatto la "mala-informazione" dei media, probabilmente rimarremmo di sasso.
Tuttavia, quello di Hollywood non è proprio un cambio di rotta così drastico: se ricordate, tempo fa vi avevo parlato della collaborazione tra il Norman Lear Center e l'industria dell'intrattenimento come una necessità sentita sia dagli esperti che spingevano verso una maggiore attenzione nell'affrontare certi problemi sia dagli addetti ai lavori (sceneggiatori, registi, attori, ecc) anche di successo internazionale che chiedevano consulenza.

In Italia invece sembra che riusciamo a importare le nefandezze peggiori degli americani, ma quando si tratta di iniziative valide, le lasciamo tristemente alla porta.

Ammetto però che la mia amarezza deriva anche dal fatto che considero la professione di consulente medico-scientifico per il cinema e l'intrattenimento in generale niente male per la sottoscritta.

Fonte: Adnkronos Salute

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