I benefici cognitivi della natura

Passare del tempo all'aria aperta, lontano dal caos cittadino è un vero toccasana quando ci si sente un po' esauriti o almeno questa è la sensazione soggettiva. Ma dal punto di vista scientifico è davvero possibile che una semplice passeggiata, in un bosco ad esempio, riesca a ricaricare nostre batterie?

Marc G. Berman, psicologo dell'Università del Michigan, e i colleghi ne sono convinti e lo hanno dimostrato facendo svolgere semplice test standard di memoria come ripetere al contrario una breve sequenza di cifre casuali appena sentite a due gruppi di persone di cui uno lasciato passeggiare in un bosco e l'altro all'aria aperta ma in città.
L'idea di base su cui si è sviluppata la famosa "teoria del ripristino dell'attenzione (ART)" è che la natura, a differenza della città, è piena di stimoli di per sé interessanti (come un tramonto, o un buffo e tenero animaletto) che scatenano la nostra attenzione involontaria, ma in modo modesto e senza richiedere un grosso sforzo mentale. Infatti, non si può fare a meno di fermarsi ad ammirare i colori caldi del cielo al crepuscolo senza tuttavia doverci impegnare e senza dover svolgere alcun lavoro supplementare o di controllo cognitivo. Questo consente ai nostri circuiti cerebrali deputati alle funzioni attentive di "riposare" e ristorarsi un po'. In altri termini una passeggiata nel bosco è come una vacanza per il nostro cervello e per la corteccia cerebrale prefrontale in particolare.

Passeggiare in una città costringe, invece, il cervello a rimanere costantemente vigile per evitare gli ostacoli e i potenziali pericoli come le auto in movimento, mantenere l'orientamento per non perdersi e ignorare gli stimoli irrilevanti compresi quei pochi naturali che ci sono anche in un ambiente urbano.

Il risultato finale è che le passeggiate in città sono meno ristorative (almeno per la corteccia prefrontale) di quelle nella serenità della natura.

In un secondo esperimento riportato dai ricercatori nello stesso articolo pubblicato su Psychological Science, viene dimostrato che anche il solo guardare immagini della natura rispetto ad ambienti cittadini può avere lo stesso effetto benefico sulle funzioni cognitive.
"I due esperimenti che abbiamo presentato – spiega Berman – dimostrano che passeggiare nella natura o anche solo osservare immagini di ambienti naturali può migliorare l'attenzione necessaria a svolgere compiti cognitivi semplici, convalidando la teoria del ripristino dell'attenzione (ART)".

Nel suo blog The Frontal Cortex, il neuroscienziato Jonah Lehrer, ipotizza che lo stato di rilassamento indotto dalla passeggiata nella natura possa avere un effetto positivo anche sulle capacità intuitive, ipotesi che riprende e spiega ancora meglio in un articolo pubblicato sul New Yorker.

Molto probabilmente le funzioni cerebrali migliorabili attraverso un rapporto più stretto con la natura sono molte di più e di sicuro anche l'umore ne risente positivamente.
Poco prima dell'inizio di queste feste avevo parlato dello stress aggiuntivo che la frenesia del Natale avrebbero potuto "regalare" a molte persone e Dario, uno degli utenti più attivi di Arte e Salute, aveva detto che per sopravvivere alle feste, soprattutto quest'anno che non sta passando un momento troppo felice, cerca di stare il più possibile al Parco La Mandria di Venaria Reale (Torino) dove collabora con la moglie Graziella alla gestione di Tip, il trenino interparco.
Luis, il nostro arteterapeuta, senza sapere che stava parlando di un conterraneo, ha a sua volta commentato la soluzione di Dario, sottolineando che "le piccole grandi cose di ogni giorno che la natura ci offre sono sorprendenti" ma "occorre saperle cogliere e avere il coraggio di andare contro-tendenza".

Devo dire che l'effetto che la natura fa a Dario è stupefacente: basta sentirlo quando inizia a parlare del Parco con i suo alberi e i suoi animaletti che fanno capolino curiosi, per percepire un netto cambiamento di umore. Ormai per scherzare lo chiamo "gnomo dei boschi", ma a me quegli occhi di cerbiatto e puledri vari che solo lui riesce a cogliere con la sua macchina fotografica (la foto in alto è sua) non la conta giusta.
Sarà mica uno gnometto davvero!

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