I benefici delle vacanze durano meno dell’abbronzatura

Secondo gli esperti bastano solo due giorni di lavoro e incombenze della solita routine per ritrovarci più stanchi di quando eravamo partiti per le vacanze.

Non che l'esperienza personale ci dicesse qualcosa di diverso, ma a dare valore a quella che poteva restare solo una sensazione ci hanno pensato i ricercatori della Radboud University nei Paesi Bassi, chiedendo ad alcuni volontari di riferire il loro stato di benessere generale due settimane prima delle vacanze, in vacanza e due settimane dopo il rientro.

I loro risultati parlano chiaro: i livelli di soddisfazione psicofisica erano più alti e miglioravano raggiungendo il picco più alto quando si era lontani da casa. Un po' meno attesa era invece la rapidità con cui scendevano una volta rientrati. E la cosa ancora più sorprendente era l'assoluta mancanza di correlazione con la qualità della vacanza. Anzi, sembra quasi che più tempo passiamo a pianificare le vacanze o soldi spendiamo per organizzarle al meglio e non farci mancare nulla, più probabilità abbiamo di veder crollare lo stato di benessere così faticosamente conquistato una volta rientrati a casa.
«Sono rimasta davvero molto sorpresa nel riscontrare quanto velocemente sbiadiscono i benefici delle vacanze, soprattutto perché sembra quasi che chi lavora si senta pure peggio quando ripensa ai momenti felici appena trascorsi», ha detto infatti al Mail on Sunday – la dottoressa Jessica de Bloom, esperta di gestione dello stress, che ha condotto l'analisi. Come a dire che più bella è la vacanza più tristi e dispiaciuti si sarà dopo.

Con la perdita dei benefici correlano, invece, molto bene le modalità di rientro. L'indagine dimostra, infatti, che i rientri frenetici rischiano di far sentire le persone ancora più stressate di quando sono partite e con la sensazione di non aver nemmeno fatto una vacanza ma depresse all'idea di dover attendere ancora tanto tempo per la prossima.

Uno studio inglese precedente aveva però dimostrato che anche non "staccare" mai dal lavoro rischia di pesare sullo stato di salute psico-fisica potendo addirittura influire sul rischio di morte precoce.

A soffrire della depressione post vacanza non sono però soltanto i Paesi nordici su cui si potrebbe obiettare che il clima, oltre a essere deprimente di suo, invoglia anche a emigrare in posti più caldi per le ferie pesando però di più per contrasto una volta rientrati.
Colpisce, infatti, anche i Paesi più temperati e mediterranei. Secondo l'Istat, ad esempio, in Italia ne soffre una persona sui dieci, spesso senza nemmeno rendersene conto.

Ma il modo per combatterla c'è, come hanno scoperto gli psicologi dell'Università di Granada che, oltre a dare il nome scientifico alla sindrome da fine ferie – «post vacation blues» o «stress da rientro», hanno individuato anche cinque "trucchetti" salva umore e salute.
Si va dalla scelta dei periodi ferie che dovrebbero essere più brevi, frequenti e meglio distribuiti nel corso dell'anno, all'attenzione per alimentazione ed esercizio fisico; dalla gestione dei ricordi delle vacanze appena trascorse alla lista con le cose da fare al rientro da spuntare mano a mano che si fanno.
L'importante è essere graduali in tutto: dai viaggi di andata e ritorno, al rientro effettivo nella solita routine. Il cosiddetto «periodo cuscinetto» in cui si rientra all'attività di studio o lavoro dovrebbe infatti essere il più curato possibile senza imporsi subito ritmi frenetici, voler strafare o peggio pensare di poter recuperare anche il tempo trascorso in vacanza.

Gli stessi principio su cui gli esperti di Corriere.it hanno stilato il loro decalogo, che vi consiglio di leggere.

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