Il Male Oscuro del calcio: è Vieri l'ultima vittima

È proprio un pallone in bianco e nero quello che emerge sempre più prepotentemente agli occhi del pubblico di appassionati e non solo.
Oltre al gioco, ai soldi, ai successi e alla fama dei suoi protagonisti, sembra esserci qualcosa di perverso che fa sembrare tutto questo più come una gabbia da cui non si esce, se non passando attraverso la sofferenza di un male che non a torto è stato definito "oscuro".

E non sto parlando degli scandali, dei processi, delle retrocessioni come espiazione o della crisi economica che si sta facendo sentire anche in questo settore. Qui c'è l'immagine di un mondo dorato che ha sofferto (o soffre?) di un male purtroppo molto diffuso nella società, ma che sconvolge trovare con simile frequenza in giovani ragazzi di successo, belli, atletici, ricchi e famosi. Il Male Oscuro del gioco del calcio si chiama depressione.

E avevamo un bel dire, al momento del tentato suicidio di Gianluca Pessotto, che "erano problemi personali", "la fine della carriera e quindi l'uscita dalla squadra più blasonata di Italia, ma all'improvviso messa alla gogna", il futuro tutto da ricostruire senza sapere da che parte cominciare". Un caso isolato dunque.

Alla luce di tutto quel che sta cominciando ad uscire sembra invece la punta di un iceberg o, data la violenza e repentinità del gesto, uno squarcio nel muro di silenzio e apparente perfezione dietro cui vengono pian piano fuori altri drammi. Dopo Pessotto, l'outing del portiere Gigi Buffon nella sua biografia e ieri l'ultima rivelazione shock di Bobo Vieri.
Al Tribunale civile di Milano dove è in corso il processo a Telecom, per l'acquisizione illegale di tabulati telefonici riguardanti ignari cittadini, e Inter, per aver commissionato la raccolta di informazioni su vari personaggi del calcio, l'ex attaccante della Nazionale e di Juventus, Atletico Madrid, Lazio, Inter, Milan, Monaco e Fiorentina ha detto che voleva farla finita con il calcio a causa della depressione, certificata da una perizia medica, derivante proprio dalla scoperta di essere spiato da quella che credeva la sua squadra. «Volevo lasciare il pallone, la passione della mia vita. Ancora oggi non riesco a capire perché mi hanno controllato», racconta.

Il fascicolo che lo riguardava, secondo l'accusa, sarebbe stato formato da Emanuele Cipriani, titolare dell'agenzia investigativa Polis d'Istinto, su richiesta dell'Inter che voleva capire come mai il rendimento atletico del bomber fosse precipitato ai minimi. «Forse stavo attraversando un periodo in cui non facevo gol. È normale per un calciatore, – ammette –può succedere. Loro cosa credevano? Che passassi le notti in discoteca? Che non mi allenassi? Ci voleva poco per saperlo. La mia vita è limpida, non ho segreti. Solo casa e lavoro. Professionisti come me ce ne sono pochi nel calcio. E invece loro che fanno? Mica mi contestano qualcosa. Mi fanno pedinare di nascosto. Non si può giocare con la vita della gente».
«Sono amareggiato e deluso» dice ancora riferendosi innanzitutto al comportamento del presidente Massimo Moratti. «Con lui avevo un rapporto ottimo, quando segnavo. Poi le cose sono cambiate». Ma non risparmia accuse all'intero mondo del calcio che definisce «marcio» e che accusa di non rispettare i calciatori come persone.

L'Inter, dal canto suo, sostiene che la depressione gli era venuta prima.

Prima, dopo, … le affermazioni di Vieri sono gravi e devono far riflettere perché non possiamo più dire "è un caso isolato", aveva un motivo contingente come il tradimento di chi doveva proteggerlo.

Vieri comunque è determinato ad andare fino in fondo. «Non per soldi. Per giustizia. Ho subito danni pesanti perché non avevo la testa per pensare a nulla». Rivela che anche «le trattative con alcune società straniere si interruppero a causa dell'eco internazionale che ha avuto la mia vicenda. Mi telefonavano e mi chiedevano che cosa avevo combinato, che nascondevo».
Ad aprile 2007, ha fatto causa a Telecom e Inter chiedendo un risarcimento di 12 milioni di euro alla prima e di 9 milioni e 250mila alla seconda per danni all'immagine, alla vita di relazione e per mancati guadagni. La vicenda ha infatti anche ritardato di otto mesi il suo ingresso nell'Atalanta con un contratto che, due anni fa, gli «garantiva » uno stipendio di soli 1.500 euro al mese, ma con un gettone da 100mila euro a gol. «Ero talmente prostrato che non volevo neppure fare fisioterapia dopo un infortunio».
Dopo che i pm di Milano hanno chiuso l'inchiesta chiedendo il processo per 34 persone e per le due società, il legale di Vieri, l'avvocato Danilo Buongiorno, ha depositato nella causa civile appunto la perizia medica e alcuni atti dell'indagine penale.

Nel frattempo per fortuna lui si è ripreso e anche la sua carriera calcistica ha ripreso una direzione positiva. Proprio domenica dopo un infortunio e una lunga astinenza è tornato al gol con la maglia dell'Atalanta. Giura che non sarà l'ultima rete, ma ammette che in lui qualcosa è definitivamente cambiato: «Ho passato un periodo in cui non uscivo più di casa, ho cominciato ad avere paura di tutto e a sospettare di tutti, io che non avevo nulla da nascondere. Ora vedo le cose in modo diverso, sono più sospettoso e diffidente».

In attesa di scoprire altri "casi isolati" di depressione tra giocatori, bisogna ammettere che c'era un motivo se Guariniello nella farmacia della vecchia Signora cercava doping e ha trovato antidepressivi. Non caso, ma una necessità!

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