La biblioterapia funziona, ma che confusione!

I libri possono davvero essere efficaci per trattare depressione e altri disturbi della psiche. L'importante però è capire di quali libri stiamo parlando e scegliere il libro giusto.
Ne avevamo già parlato con Libroterapia, l'ultima fatica letteraria di Miro Silvera, ora però vorrei tornare a parlare del potere curativo dei libri dal punto di vista della sua verifica "sul campo". Come ogni terapia degna di questo nome infatti anche la capacità di trattare effettivamente un problema attraverso la lettura di un libro deve essere controllata col metodo sperimentale, che in genere consiste nel confronto tra dei risultati ottenuti con un gruppo di pazienti che riceve il tipo di trattamento in esame con uno simile per varie caratteristiche che però non riceve alcun trattamento o riceve un trattamento la cui efficacia è già nota. Recentemente l'Espresso riportava un articolo di Paola Emilia Cicerone nel quale si parlava per l'appunto di una verifica di questo tipo che aveva dimostrato l'utilità di consigliare ai pazienti la lettura di un libro. Una buona notizia! Dove è il problema? Il problema sta nel fatto che l'articolo si intitolava "Ansioso? Leggi un romanzo" sottotitolo "La biblioterapia è davvero efficace per trattare depressione e altri disturbi dell'umore. Purché si scelga un libro adatto". Ma come dicevo all'inizio, purché si capisca di quali libri si sta parlando. Tutti gli studi citati dalla giornalista infatti hanno valutato l'efficacia non di romanzi  (o raccolte di poesie) come suggerisce Miro Silvera, ma di manuali di auto-aiuto. La differenza è notevole. Nei romanzi o nelle raccolte di poesie, l'autore segue come unica finalità il puro piacere di raccontare qualcosa che gli sta a cuore, una storia più o meno vera, o comunque qualcosa che vuole condividere con gli altri, sani o malati che siano. Il manuale di auto-aiuto invece è scritto da medici, spesso in collaborazione con persone che ci sono già passate, con lo scopo di dare indicazioni pratiche su come affrontare un certo problema. In genere iniziano con una breve descrizione  della malattia, in cui si spiega ad esempio, come riconoscere i sintomi, come capire se se ne soffre e quali sono le terapie più utilizzate, ma poi danno soprattutto spazio ai consigli pratici che i pazienti possono seguire più in concreto per affrontare il problema di cui soffrono (come seguire le terapie, come gestire la malattia e il rapporto con se stessi  e con gli altri, l'alimentazione giusta, il corretto equilibrio tra attività e riposo e quindi il sonno, ecc.) e senza dimenticare i suggerimenti per i familiari dei malati. Così ho voluto indagare, non tanto per mancanza di fiducia nella giornalista, che tra l'altro stimo per averne letto gli articoli su Mente e Cervello (rivista de LeScienze), ma qualcosa proprio non mi tornava e ho scoperto che, a fine luglio dello scorso anno, il Wall Street Journal aveva pubblicato in una sua  rubrica dedicata alla salute, un articolo simile in cui si citavano gli stessi studi dell'Espresso, in cui però era ben chiaro che sono stati valutati i manuali di auto-aiuto. Tutto a posto quindi: nell'articolo della Cicerone è il titolo che stona con il resto, e siccome so per esperienza che di solito non è scelto dal giornalista che scrive il testo, non ha nemmeno nulla da farsi perdonare. Anzi la ringrazio per avermi offerto l'occasione di fare questa precisazione.
Nella letteratura medica il termine "biblioterapia" è usato indistintamente sia per la "cura" attraverso i romanzi, quindi come sinonimo di "libroterapia", sia per quella attraverso i manuali di auto-aiuto. Personalmente preferisco alla maniera di Silvera. Il manuale di auto-aiuto lascia poco spazio al pensiero creativo del paziente, si tratta di informazioni e indicazioni come quelle che il medico già fornisce nel corso della terapia che però hanno il vantaggio di essere scritte in un linguaggio comprensibile per tutti. Niente "medichese" per intenderci. Leggere un romanzo per ritrovare un po' di benessere è quasi come leggere le favole ai bambini: sono occasioni per riconoscere qualcosa di sé e della vita attraverso storie fantastiche che raccontano apparentemente altro.
A questo punto però la biblioterapia con manuali alla verifica sperimentale ha avuto successo e l'altra? Potevo lasciarvi senza almeno un piccolo studio sull'efficacia della biblioterapia con i romanzi? No, così vi ho trovato un recentissimo articolo pubblicato sull'International Journal of Group Psychotherapy, in cui è stato dimostrato che la lettura di romanzi nel contesto della terapia di gruppo aiuta i pazienti ad aprirsi di più, ad esplorare un po' più se stessi e a comunicare i loro vissuti.  Mi sembra un buon risultato, visto che si tratta di condizioni essenziali per poter affrontare una psicoterapia, ma anche una psicoterapia le quali comunque non devono mai mancare se si ha davvero un problema di salute.

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