L'arte arriva dritta al cuore

Cambiamenti del battito cardiaco, delle frequenze respiratorie e della pressione arteriosa, ma finora nessuno svenimento o allucinazione.
È questo il primo bilancio della
ricerca sulla sindrome di Stendhal iniziata quasi un mese fa a Firenze per cercare di venire a capo di quella affezione psicosomatica, di cui parlò per la prima volta lo scrittore francese Henri-Marie Beyle, (1783-1842) dopo esserne stato personalmente colpito durante il Grand tour in Italia del 1817.
A proposito del suo passaggio a Firenze, Bayle che usava firmare i suoi lavori col nome Stendhal, lo pseudonimo con cui oggi è ricordato, scrisse di essere giunto "a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati."

E, infatti, questa singolare condizione di malessere, fisico soprattutto, che sembra colpire persone particolarmente sensibili al cospetto di uno spettacolo artistico di una bellezza mai vista prima, fa parte dei cosiddetti malanni del viaggiatore, ed è stata osservata soprattutto nei turisti in visita nel capoluogo toscano, motivo per cui è anche detta 'sindrome di Firenze'.
Inevitabile, quindi, i primi studi sul fenomeno siano partiti da qui, grazie anche all'intuizione e al successivo lavoro d'indagine condotto dalla psichiatra Graziella Magherini e dall'equipe dell'ospedale a cui giungevano buona parte dei turisti colpiti. Infatti, benché i sintomi lasciassero pensare a un problema eminentemente fisico, l'esclusione di cause organiche dopo i primi esami faceva finire i pazienti davanti agli psichiatri per una valutazione.

In effetti l'episodio sintomatico ricorda molto da vicino un attacco di panico. Tuttavia, è la particolare circostanza in cui si manifesta a destare il maggior interesse. Il viaggio per turismo, la presenza delle opere d'arte soprattutto se concentrate in uno spazio chiuso lasciano supporre che sia proprio l'esperienza estetica a scatenare l'attacco.
Ma trattandosi appunto di "attacco", di breve durata e, benché intenso, risolvibile quasi sempre senza bisogno di terapie specifiche, finora non era mai stato possibile coglierne i segni in modo obiettivo.

Lo scopo dello studio interdisciplinare condotto a Palazzo Medici Riccardi di Firenze sui visitatori dell'allestimento Nello specchio della meraviglia di Luca Giordano era, invece, proprio quello di studiare la sindrome di Stendhal per la prima volta con metodo rigorosamente scientifico, che permettesse cioè di raccogliere dati obiettivi, quantificabili e confrontabili dell'esperienza, insieme a quelli più soggettivi.
Il progetto, iniziato il 29 luglio, si concluderà tra una settimana. Ma a un primo sguardo è emerso che delle 190 persone che hanno accettato di sottoporsi ai test sugli oltre 11.200 visitatori della mostra-esperimento, un impatto bio-psichico dell'arte in chi la osserva si è avuto, anche se nessuno sembra essere incorso in un episodio classico di sindrome di Stendhal con tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e anche allucinazioni e svenimenti.

D'altra parte si tratta pur sempre di una sindrome piuttosto rara, che colpisce soggetti molto sensibili di formazione classica o religiosa che spesso vivono da soli, e nella metà dei casi sono giapponesi o di matrice culturale europea (ma non italiani che, invece, sembrano esserne immuni per affinità culturale). I dati definitivi dello studio fiorentino, arriveranno comunque tra alcuni mesi.

Di certo per ora, oltre all'assenza di casi conclamati, vi sono i cambiamenti del battito cardiaco, della pressione arteriosa e delle frequenze respiratorie che gli strumenti hanno registrato in molti dei visitatori. Gli organizzatori dello studio parlano di "livelli intermedi di sindrome" per qualcuno, ma in generale hanno notato come chi usciva dal percorso museale aveva "il volto più rilassato e gli occhi più brillanti".

Il progetto consiste in un allestimento multisensoriale che amplifica il contatto con l'opera. Si 'passeggia' sul dipinto di Luca Giordano, riprodotto in terra in una sorta di scatola magica. L'esperienza si svolge attraverso un percorso in cui le diverse immagini allegoriche del dipinto diventano tappe di un cammino e simbolizzazione dell'esperienza individuale di ciascun essere umano. Un gioco di ulteriori rispecchiamenti e amplificazioni emotive viene attivato dal percorso acustico che accompagna quello visivo nelle diverse tappe e riproduce con suoni filtrati l'esperienza dell'ascolto prenatale fino a quello della nascita.
Lo studio della valutazione di impatto in un ambiente percettivamente amplificato è stato condotto sulle reazioni emotive dei visitatori, monitorate sia dal punto di vista psicologico-qualitativo sia da quello psico-fisiologico. I visitatori sono stati coinvolti in un piccolo laboratorio di scrittura creativa sull'esperienza appena vissuta. Inoltre, attraverso la ricerca psico-fisiologica, sono stati misurati alcuni apparati del funzionamento corporeo: frequenza cardiaca, respiratoria, pressione arteriosa, mappatura cerebrale, consumo di ossigeno.
In particolare, è stata valutata la frequenza cardiaca di alcuni visitatori durante il percorso attraverso le immagini, i simboli e i suoni, per intuire la reazione del sistema integrato psiche-soma e l'andamento delle emozioni durante il percorso. In alcuni soggetti è stato riscontrato un aumento del battito cardiaco, in altri una diminuzione, sintomo in questo caso di rilassamento provocato dalla visione del capolavoro di Luca Giordano.
L'intero progetto è stato realizzato con la collaborazione della Provincia di Firenze, dei ricercatori e medici della Facoltà di medicina di Firenze, dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi e dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa. Hanno collaborato anche 'Atelier in movimento', centro specializzato in educazione e rieducazione psicomotoria e audio-psico-fonologica, con l'assistenza nella sonorizzazione dell'ambiente della Fondazione 'Tempo Reale'.

Fonte: Adnkronos Salute

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