Le squadre ai Campionati del Mondo di Calcio: Sfruttare la supercompensazione

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer
 

Cosa facciamo della curva di supercompensazione che abbiamo conosciuto ieri? La usiamo per i nostri allenamenti, naturalmente. Usarla male può portare a perdere rapidamente lo stato di forma o a non ritrovarlo, come accade a qualche Nazionale ai Mondiali… o quantomeno a non progredire come si potrebbe.

Guardiamo ancora l’immagine di ieri: come vedete, prima dell’allenamento l’atleta aveva un certo stato di forma. Abbiamo visto che se si allena bene e poi riposa a sufficienza, il suo stato di forma migliora: cioè si ritrova, dopo alcuni giorni o ore, più forte di come era partito. Se, a questo punto, fa un altro allenamento – seguito dal riposo ottimale – percorrerà ancora una volta la curva della supercompensazione: ma, poiché è partito da un punto più alto, questa volta finirà per arrivare ad uno stato di forma più alto sia di quello iniziale che di quello intermedio!

In altra parole: se un atleta si allena sempre sull’apice della curva supercompensativa, cioè quando la sua forma è superiore a quella iniziale, continuerà a progredire allenamento dopo allenamento alla massima velocità.

L’immagine di apertura di oggi (clickabile) è eloquente: la prima curva, rossa, rappresenta l’andamento che abbiamo visto ieri; se l’atleta si riallena in corrispondenza del punto 1, cioè all’apice della forma, sperimentarà un nuovo andamento supercompensativo, che porterà un nuovo apice, superiore ai precedenti (punto 2)… Ecco il segreto per un progresso costante.

Ma è più facile descrivere questa strategia che attuarla!:
nessuno ha ancora inventato uno strumento che ci dica, atleta per atleta, com’è fatta la curva, e quanto e quando… curva; molte sono le variabili in gioco; quando non ci si accontenta di piccoli progressi ma si cercano strategie più efficienti ci si imbatte in ulteriori problemi da risolvere; aggiungete, a questi punti, la complessità di riferirsi ad un collettivo, un’intera squadra, nella quale ciascun atleta ha i suoi ritmi e la sua personale curva supercompensativa; questo atleta non può certo fare lo stesso allenamento di un altro… o, meglio, non dovrebbe: molto spesso nel mondo del calcio non c’è la possibilità di scendere così nello specifico, e si preferisce che tutto l’organico segua un andamento medio, sperando più o meno… in Dio.
Che succede quando non si riesce ad individuare il punto di apice della forma, e si anticipa o ritarda l’allenamento seguente? Ne parliamo la prossima volta.

Image courtesy foodcompany.it

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