Le tendinopatie: un dramma per sportivi e non solo

In questi giorni si è parlato spesso di tendinite e il motivo è semplice: Vanessa Ferrari, la nostra campionessa di ginnastica artistica ne soffre ormai da un anno buono ed è un calvario da cui sembra non si riesca a tirarla fuori.

È un problema che affligge molti sportivi nei periodi di attività più intensa e quindi è sempre un dramma perché per curarsi devono fermarsi, rischiando di rimanere indietro con la preparazione o addirittura dover saltare un appuntamento importante. La stessa Vanessa, nonostante si sia vista compromettere già la preparazione per l'olimpiade e poi si sia fermata completamente diversi mesi, fino a due giorni prima dell'inizio dei Campionati europei che si sono chiusi ieri a Milano, non sapeva se avrebbe potuto parteciparvi.

Per fortuna, nonostante una preparazione non adatta e un problema ancora lontano dall'essere risolto, Vanessa alla fine ha partecipato e ha pure vinto la medaglia d'argento per la specialità al corpo libero.

Tuttavia, non tutti quelli che sviluppano una tendinopatia sono così sfortunati, né soprattutto sono sempre e solo sportivi. Prima di vedere nel dettaglio qual è il problema che sta tormentando Vanessa Ferrari, ho quindi pensato di parlavi un po' tendinopatie.
DI COSA SI TRATTA. La tendinopatia è una generica condizione clinica in cui è coinvolto il tendine o le parti immediatamente adiacenti che si presenta a seguito di un abuso di carico o di altre condizioni. I tendini sono strutture di tessuto connettivo denso che legano i muscoli alle ossa, da non confondersi coi legamenti, altra struttura spesso chiamata in causa negli infortuni degli atleti, che sono invece strutture fibrose sistemate a legare tra loro due ossa. Ogni muscolo alle sue estremità ha dei tendini, ma in base alla sede e alla funzione del muscolo anche la struttura del tendine cambia. Dal punto di vista biomeccanico si distinguono infatti tendini di ancoraggio e tendini di scorrimento. Questi ultimi sono provvisti di una guaina (guaina tendinea o sinoviale) che li protegge durante la loro attività e sono quelli interessati da questo tipo di patologie.

All'interno delle tendinopatie vanno però distinte la tendinite, ossia l'infiammazione del tessuto tendineo vero e proprio, la tenosinovite, cioè l'infiammazione della guaina sinoviale che le riveste e la tendinosi, ossia il processo degenerativo di una o più strutture tendinee.

I tendini hanno una capacità di rigenerazione più lenta rispetto alle strutture muscolari a cui si legano, ma sono anche molto più resistenti e quindi difficilmente lesionabili in condizioni normali.
Tuttavia i ripetuti insulti da sovraccarico possono causare microlesioni che in breve tempo le cellule del tessuto non riescono più a riparare. In pratica la tendinopatia si può considerare come la conseguenza di uno squilibrio tra i fenomeni di sintesi e quelli degenerativi, con prevalenza di questi ultimi.

Nel caso del tendine di Achille, il sovraccarico può essere dato dai continui salti e relativi atterraggi come nel caso di Vanessa, ma anche dal correre con i muscoli affaticati visto che la tendinopatia dell'achilleo colpisce solitamente atleti che praticano sport in cui si corre.

Si tratta quindi di stress meccanici, a volte accoppiati a fattori congeniti, ma non si devono sottovalutare altre cause, per esempio quelle farmacologiche. Infatti l'eccessivo uso di corticosteroidi, di alcuni antibiotici (ciprofloxacina e altri antibiotici) e altri farmaci (statine, betaistina ecc.) può causare tendinopatie anche in assenza di stress meccanico eccessivo.

COME SI MANIFESTANO. A prescindere dalla causa o dalla sede (ogni tendine di scorrimento potrebbe sviluppare una tendinopatia anche se i più colpiti restano il tendine di Achille a livello del piede e quello rotuleo a livello del ginocchio) il sintomo chiave delle tendinopatie è il dolore che può manifestarsi in maniera costante o a fasi alterne, comparire in modo improvviso dopo un sforzo muscolare intenso o in modo graduale se la causa è uno sforzo muscolare ripetuto e continuo.
Il dolore è generato in particolar modo da meccanismi biochimici intratendinei che coinvolgono i neurotrasmettitori e altre sostanze chimiche irritanti; questi possono essere associati al fenomeno infiammatorio della componente peritendinea che può, a sua volta, causare dolore.
A volte anche i muscoli circostanti possono essere interessati apparendo infiammati, tumefatti e dare una sensazione di calore.

La comparsa di questi sintomi non deve mai essere sottovalutata perché un tendine che è soggetto a frequenti infiammazioni può reagire andando incontro a un processo degenerativo e assumere anche una struttura diversa da quella che ha normalmente con comparsa, ad esempio, di irregolarità superficiali, ingrossamenti, noduli o calcificazioni, e perdita della solita funzionalità. Un tendine le cui fibre sono andate incontro a degenerazione sono però soprattutto più a rischio di rottura.

CHI PUÒ SOFFRIRNE. Gli sportivi e tutti quelli che svolgono attività che mettono in tensione gli stessi tendini in maniera ripetitiva (le casalinghe, gli impiegati che usano molto il pc, i musicisti, …).
C'è poi tutta una serie di fattori di rischio che predispone all'infiammazione dei tendini, tra cui l'età, a causa della naturale usura a cui vanno incontro tutte le strutture del corpo, tendini compresi; il sovrappeso, poiché i chili in eccesso gravano sui tendini; le malattie metaboliche e infiammatorie generalizzate come l'artrosi, che indeboliscono progressivamente la normale struttura e funzionalità dei tendini.

LE CAUSE. In presenza o meno di fattori predisponenti la causa principale di tendinopatia è il sovraccarico funzionale. Nonostante i tendini possano adattarsi a notevoli sollecitazioni hanno alcuni limiti che non bisogna superare e come visto non si tratta solo di un limite a uno sforzo breve e improvviso ma anche a sforzi continui e ripetuti che causano un accumularsi di microtraumi che a un certo punto non è più possibile riparare se non si mette a riposo la parte.

Esistono poi cause congenite, come un'alterata conformazione degli arti (ad esempio il varismo o il valgismo) che può danneggiare i tendini determinando un carico sbagliato anche durante le normali attività quotidiane, oppure come un'alterazione di ossa, muscoli e articolazioni sempre già presente alla nascita ma anche acquisita in seguito a traumi. Non poggiare correttamente un piede a terra, ad esempio, fa lavorare male i tendini e portare col tempo a sollecitazioni che causano alterazioni. Questo potrebbe essere il caso di Vanessa Ferrari che a causa del dolore al piede sinistro dovuto alla microfrattura non camminava e lavorava più distribuendo i carichi bene sul piede destro, che infatti si è ammalato.

Possono portare, infine, a tendinopatie le infezioni da virus o batteri che, trasportati dal sangue, arrivano alla guaina sinoviale irritandola e infiammandola, con tutte le relative conseguenze, o l'uso di attrezzature sportive e scarpe non adatte (colletto rigido, tacco troppo basso, ecc.)

COME SI SCOPRE. Per la diagnosi di tendinite spesso è sufficiente la sola visita di uno specialista che, attraverso la pressione con le dita della parte dolorante e l'esame del tipo di tumefazione se presente, può individuare il problema.
Tuttavia, per definire il reale stato del tendine, gli eventuali coinvolgimenti di strutture extratendinee o la presenza di fenomeni degenerativi già in atto è indispensabile l'ecografia.
In alcuni casi può essere richiesta dal medico anche la risonanza magnetica, soprattutto se il tendine risulta molto alterato all'esame precedente o è necessario un recupero il più possibile rapido o si deve intervenire chirurgicamente.

COME SI CURA.
Se l'infiammazione è lieve è sufficiente un paio di settimane di riposo, usando impacchi di ghiaccio per ridurre l'intensità del dolore da applicarsi per venti minuti più volte al giorno. Possono essere utili, ma solo dietro prescrizione e controllo medico, i farmaci antiinfiammatori non-steroidei (FANS) per una settimana. Se il dolore non passa, nonostante questi trattamenti, si può ricorrere a un ciclo di infiltrazioni a base di anestetico e cortisone nella guaina sinoviale ma non nel tendine che è a contatto col cortisone potrebbe andare incontro a disgregazione delle fibre e quindi perdita di resistenza, in aggiunta a un riposto di 10-15 giorni con l'uso di tutore elastico (ginocchiere, polsiere o talloniere). Quando anche questa strategia non risolve il problema è necessario sottoporsi a lunghi periodi di fisiokinesiterapia con mezzi fisici, ginnastica adatta e onde d'urto, soprattutto se sono coinvolte le giunzioni osteotendinee. Come ultima strategia se non si ottiene nessun esito nemmeno così resta l'intervento chirurgico che consiste nell'incisione del tendine con diversi tagli verticale (scarificazioni).

Dopo i primi miglioramenti è necessario riacquistare una buona efficienza articolare e tendinea, ritornando gradualmente all'attività in modo controllato. Aspetto particolarmente importante se si svolge attività agonistica. A questo scopo si può ricorrere alla fisioterapia con uso di:
ionoforesi che sfrutta la corrente elettrica per facilitare la penetrazione di alcuni farmaci a livello del tessuto interessato; laserterapia che riduce l'infiammazione e calma il dolore attraverso il fascio di luce irradiato sulla parte; kinesiterapia, che potenzia la muscolatura attraverso l'esecuzione di specifici esercizi da studiare con un fisioterapista; onde d'urto soprattutto in caso di degenerazioni delle strutture osteo-tendinee o calcificazioni del tendine.
Possono essere poi tornare utili lo stretching e l'idrokinesiterapia che consiste in una serie di esercizi da fare in acqua a circa 34°C. L'idrokinesiterapia permette di lavorare in assenza quasi totale del peso corporeo favorendo esercizi riabilitativi che a secco risulterebbero particolarmente dolorosi e difficili se non dannosi. La pressione esercitata dell'acqua può poi stimolare stimolare il flusso linfatico e circolatorio, mentre la temperatura calda riduce il dolore e favorisce il rilassamento muscolare.

COME SI PREVENGONO. Per evitare di incorrere in tendinopatie è necessario innanzitutto ridurre, dove possibile, i vari fattori di rischio. Se poi per lavoro o per sport si svolgono movimenti ripetuti e continui è bene sempre accertarsi di mantenere una postura corretta mentre si li svolge. Fondamentali poi l'inizio graduale di ogni tipo di attività nuova o nota dopo un periodo di inattività prolungata e il riscaldamento prima di ogni seduta di lavoro.

Bene! Se siete sopravvissuti a questa dettagliata spiegazione, possiamo passare a vedere più nel dettaglio il caso di Vanessa Ferrari.

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