Le vostre richieste: rendere efficaci gli esercizi – III – Lavoro e potenza

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer

Fate riferimento allo scorso post.

I primi due punti che abbiamo descritto per il lavoro ottimale di un muscolo possono essere riassunti con il termine massimizzazione del lavoro.

Se il muscolo fa delle mezze contrazioni, cioè non continua il movimento ma si ferma – per esempio – ogni volta a metà, farà ovviamente meno strada. Possiamo chiamare questra strada percorsa spostamento. C’è poi lo sforzo che il muscolo fa, che a parità degli altri fattori dipende dal peso che deve sollevare. Questo determina la forza che il muscolo applica.

Moltiplicando per l’appunto la forza esercitata da un muscolo per lo spostamento che il muscolo fa sotto sforzo ricaviamo un numero che è il lavoro che il muscolo ha compiuto. Capite bene che se portiamo a casa un sacco di patate da 50 chili ansimando come stantuffi, o portiamo una patata alla volta facendo cento volte la strada (scale incluse), alla fine abbiamo compiuto lo stesso lavoro: perché la somma della strada che abbiamo fatto moltiplicata per il peso di ciascuna patata è uguale al lavoro fatto una volta sola portando tutto il sacco intero. Dunque anche una formica, se le diamo abbastanza tempo, può fare il lavoro di un bulldozer!

Un’ultima nota aritmetica, utilissima: poiché la potenza si ottiene dividendo il lavoro fatto per il tempo che impieghiamo a farlo, avremo espresso una potenza molto maggiore portando il sacco tutto assieme, perché ci abbiamo messo (se nel sacco c’erano duecento patate) ducento volte meno tempo.
È chiaro come il sole, quindi, che la formica ha una potenza milioni di volte inferiore a quella di un bulldozer!

Per altre considerazioni su lavoro e potenza negli allenamenti vi rimando qui e qui.

Restate connessi, si continua.

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