L’effetto Montalbano e gli adolescenti che non ti aspetti

Strano quadro quello tracciato dell’indagine 2008 della Società italiana di pediatria (Sip) su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti”, presentato oggi a Bologna. Si fidano di poliziotti e carabinieri, odiano giornalisti e politici credono nella “spintarella” nel mondo del lavoro, ma contemporaneamente anche nel valore del lavoro, della famiglia e degli amici.

Una generazione di tradizionalisti dunque, ma a stupire di più è proprio il fascino per la divisa dei tutori dell’ordine pubblico, tanto che già si parla di “effetto Montalbano” per sottolineare il ruolo che la televisione può aver avuto in questo cambiamento.

D’altra parte la televisione sembra l’interlocutore privilegiato dei giovani.  Dalla ricerca della Sip che ha coinvolto 1.200 studenti di scuole medie inferiori, fra i 12 e i 14 anni si registra infatti una tendenza dei genitori ad essere sempre più “soft”.
Il 70% degli adolescenti ritiene che le regole imposte in casa da papà e mamma siano adeguate. Solo il 19,4% sostiene che siano troppe, mentre per l’11% sono addirittura poche. Una famiglia assolutamente non prescrittiva, quella descritta dall’indagine, dove i genitori fanno pesare il loro punto di vista anche meno di quanto gli stessi figli riterrebbero ragionevole.
Sul modo di vestire, amicizie da frequentare, scuola superiore alla quale iscriversi e sport da praticare, solo poco più di un terzo dei genitori influisce sulle scelte del figlio, mentre per circa il 40% degli adolescenti sarebbe giusto che i genitori dicessero la loro in questi ambiti.
Questa assenza sembra influire anche su altri aspetti del rapporto: se i ragazzi hanno un problema da risolvere, il primo interlocutore sono oggi gli amici (44,7%) che hanno spodestato la mamma (41,9%), tradizionale confidente, per non parlare di papà (20%) e insegnanti (3,3%). E se il 63,7% dichiara di soffrire la solitudine, meno del 20% vorrebbe compensarla passando un po’ più di tempo con i genitori; per contro, il 14% sostiene che di tempo con mamma e papà ne passa anche troppo. Ma a dire che tra genitori e tv è quest’ultima a fare da compagna dei ragazzi è proprio Maurizio Tucci, curatore dell’indagine.

Non sembra – dice l’esperto – che i genitori facciano molti sforzi per cercare di incentivare il dialogo con i figli. È significativo osservare che il momento di maggior consumo televisivo da parte degli adolescenti non è il pomeriggio, quando presumibilmente sono soli a casa (63%), ma durante i pasti (85%) quando è verosimile che ci siano anche i genitori e che siano proprio i genitori a volere la tv accesa“.

Da qui, forse, tutti gli altri risultati dell’indagine a partire appunto dalle figure professionali che danno più fiducia che ha visto il 60% degli intervistati ammettere una certa predilezione verso poliziotti e carabinieri seguiti da insegnanti, apprezzati dal 57% dei ragazzi italiani, preti (56%) e medici (53%). Non godono invece di grossa fiducia i soldati (41%) e i giudici (36%), ma le categorie meno benvolute sono quelle dei giornalisti (quasi 10%) e dei politici (quasi 9%).

Per quanto riguarda la “spintarella” nel mondo del lavoro, invece, si conferma anche fra i giovanissimi la triste tendenza tutta made in Italy a considerarla “normale”. Secondo la metà degli intervistati, infatti, la raccomandazione non guasta mai con il campione spaccato a metà (49,7% contro 47,9%) tra chi ritiene che, al momento opportuno, non avrà difficoltà a trovare lavoro e chi pensa non sarà una impresa facile ma dove sono quasi tutti d’accordo (82,6%), invece, nel ritenere che una raccomandazione sia comunque importante per trovare lavoro, specie se non si è molto bravi.

Per quanto riguarda i valori i giovani dicono di tenere a famiglia (95%), lavoro (87%) e amici (87%) confermando la solita tendenza italiana, ma che in parte stona un po’ coi risultati precedenti.
Più “onesto” e credibile il fatto che al quarto posto ci sia il “divertimento” (82%), considerato più importante di studio, soldi, sport e partner.

A me dispiace però per la scarsa importanza attribuita a religione (49%) e volontariato (34%), perché penso che in un periodo di crisi come quello in cui viviamo dove tra beghe politiche e non lo Stato si è dimostrato spesso carente sia meglio sviluppare una rete di sostegno orizzontale anziché sperare nell’aiuto dall’alto.

Fonte: Adnkronos Salute

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