Libri: Perché non ci sei più? I bambini e il lutto

Un libro per spiegare l’importanza di accompagnare i bambini nell’esperienza del lutto e sopratutto come farlo usando un linguaggio che possono comprendere. Tv docet

«Si arriva vergini a tutti gli avvenimenti della vita. Ho paura di non sapere come fare con il mio Dolore.»
Marguerite Yourcenar, Fuochi, Bompiani, 1986

Considerare la vita media degli animali quando si decide se accontentare il figlio che chiede un cucciolo? È certamente un fattore da prendere in considerazione quello che suggerisce Tania Valentini nel blog Kidzone. Ma non ritengo che la minor speranza di vita dei pet rispetto a quella umana debba essere un limite. Anzi. Cani e gatti rischiano di non arrivare al 18° compleanno di nostro figlio? Probabile. Tuttavia, se privassimo nostro figlio della compagnia di un animale per non farlo soffrire quando morirà, gli leveremmo anche tutti i bei momenti di vita insieme. Inoltre, il “cucciolo” con la sua morte darebbe a nostro figlio l’ultima e forse più importante occasione di imparare qualcosa della vita: il dolore della perdita di una figura amata.

La scoperta della morte come fatto incontrovertibile della vita è comunque qualcosa che prima o poi tutti faremo. Meglio pensare di fornire ai nostri bambini l’appoggio e gli strumenti per affrontare nel modo meno doloroso possibile questa tappa evolutiva fondamentale per un sano e pieno sviluppo di sé che cercare di impedirla.

Vivere nell’illusione di poter dare il meglio ai propri figli e privarli del peggio è frustrante per noi e fa male alle nostre creature. Un errore sotto ogni punto di vista. Ma se il nostro timore rispetto alla breve vita di un animale è di non riuscire poi a spiegare ai nostri figli cos’è la morte e perché prima o poi tutti dobbiamo morire, allora è un altro tipo di problema. A cui, però, c’è rimedio. È, infatti, una paura che accomuna molti adulti e che tutti i genitori, insegnanti ed educatori scoprono abbastanza presto. La perdita di un cane o di un gatto, ma anche una pianta che avvizzisce, un documentario o un cartone animato in cui muore qualcuno o qualcosa: sono molteplici i fatti che possono accendere nei nostri figli le grandi domande che riportano al concetto di morte. A quanti di voi non è ancora capitato, almeno una volta, di sentirsi chiedere da un bambino che li fissava con sguardo incredulo: «Ma è morto per sempre? Poi torna?». È normale che accada. Così come è normale sentirsi spiazzati davanti a una domanda tanto comune quanto rivoluzionaria. Quello che non è normale è disattendere le aspettative.

PERCHÉ NON CI SEI PIÙ? Negare, mentire o non rispondere, rinviando magari a  quando il figlio sarà pronto, non è proprio possibile. «Accettare la morte è un apprendimento importante e tutti i bambini hanno in sé le risorse per farlo. Siamo noi genitori che spesso vacilliamo, temiamo che i nostri figli restino traumatizzati, depressi, sfiduciati; invece, il miglior antidoto contro la paura della morte è parlarne, fare domande, raccontare ciò che terrorizza, piangere, per poi riuscire a mettere tutto in un cassetto del cuore e ripartire». Sono queste le motivazioni che hanno spinto Alberto Pellai e Barbara Tamborini a scrivere il libro Perché non ci sei più? Accompagnare i bambini nell’esperienza del lutto (Edizioni Erickson, 2011).

In esso, dopo una prima parte che risponde, con l’aiuto della ricerca psicologica, alle 10 domande più frequenti su come i bambini vivono il lutto, gli autori propongono una raccolta di materiali operativi immediatamente utilizzabili dai genitori e dai familiari (nella seconda parte) o dagli insegnanti e dagli educatori (nella terza parte) per organizzare delle attività che aiutino i bambini a capire e elaborare le proprie emozioni davanti alla morte di una persona cara. Si tratta di filastrocche, suggerimenti, cartoni animati, libri, strategie, spunti, giochi, attività e un percorso per coinvolgere non solo il bambino interessato ma anche l’intera classe. Gli autori propongono inoltre due percorsi che si basano sull’episodio della Melevisione La sposa di Grifo, dove Lupo Lucio deve confrontarsi con la morte del suo caro zio. Nelle ultime pagine vengono riportate, invece, tre diverse esperienze di gestione del lutto nella scuola primaria.

DAL FANTABOSCO ALLA VITA REALE. Il libro nasce, infatti, soprattutto per aiutare genitori, insegnanti e educatori a sostenere e accompagnare un bambino in questa dolorosa esperienza della vita. E Storie del Fantabosco è sembrato loro il modo migliore per affrontare la spinosa questione. Proprio come nella vita reale, infatti, anche nel Fantabosco i magici personaggi vivono sfide quotidiane, devono affrontare e risolvere problemi, si devono aiutare quando incontrano una difficoltà. Nel Fantabosco si gioca e si lavora, si ride e si piange, si ama e si soffre, ci si incontra e ci si lascia. Alcune puntate della pluripremiata trasmissione Melevisione (Rai Tre) diventano oggi strumenti che, corredati di una guida e di percorsi educativi per la classe, aiuteranno insegnanti e genitori ad affrontare con i propri studenti e figli situazioni della vita complesse, per le quali non esistono risposte esatte o soluzioni facili. Il lutto è fra queste. Ma non è la sola.

La collana «Storie del Fantabosco» è un’innovativa proposta educativa realizzata secondo i principi della NPO (Narrativa Psicologicamente Orientata), finalizzata alla promozione delle life skills e dell’educazione emotiva in età evolutiva.
I temi affrontati – l’abuso sessuale, la separazione dei genitori, l’adozione, la perdita di una persona cara, la disabilità – costituiscono emergenze educative, per le quali spesso i grandi non trovano modi e parole per intervenire e sostenere bambini e preadolescenti.

Con questa collana sarà possibile parlare, prevenire, intervenire – e in alcuni casi anche curare – una ferita invisibile che lascia ombre sul cuore, grazie alla forza delle relazioni familiari e delle risorse del gruppo classe.

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