Lo star system può diventare (dis)educazione sanitaria

Di loro, delle star si sa sempre tutto. Se una celebrità modifica stile di vita o il peso, si sottopone a qualche procedura medica o si ammala, è quasi automatico che diventi un fatto pubblico. Del fatto che questo non sia giusto se l'interessato non desidera abbiamo già parlato, tuttavia non tutti i personaggi famosi scelgono il silenzio sul loro stato di salute e parlando dell' "effetto Kylie Minogue" sullo screening per il tumore della mammella da parte delle donne inglesi e di tutto il mondo abbiamo visto che queste esternazioni possono anche essere benefiche, ma purtroppo non è la regola.

Scrivendo un articolo sulla malattia di Kylie Minogue per la rivista Tempo Medico all'epoca della sua dichiarazione pubblica, avevo previsto quello che poi sarebbe stato chiamato "effetto Kylie Minogue", ma per far capire che la direzione in cui sarebbe andato questo effetto dipendeva molto dal tipo di dichiarazioni che l'artista avrebbe fatto da allora in poi e da come le notizie che la riguardavano sarebbero state diffuse dai media, citai alcuni casi famosi dall'esito nefasto per la salute pubblica.
Parlai ad esempio del caso di Nancy Reagan, anche lei affetta da tumore della mammella.

Infatti, quando, nel 1987 durante l'annuale screening mammogralico, le fu diagnosticato un tumore al seno, si decise per un intervento di mastectomia radicale anziché di chirurgia conservativa (BCS, Breast Conservative Surgery). Sui media e sulle riviste specializzate si scatenò un accesa discussione tra quanti ritenevano che Nancy Reagan fosse stata «sovratrattata contro ogni prova e necessità, con una procedura che riportava indietro di 10 anni» e quanti sostenevano, invece, «il diritto della donna di decidere la terapia che è meglio per sé». Studi successivi valutarono l'effetto che questa decisione ebbe sulla popolazione. La percentuale di BCS effettuati crollò del 25 per cento proprio nel trimestre successivo all'intervento di Nancy Reagan, dopo anni di relativa stabilità, e rimase al nuovo livello sei mesi, prima di tornare ai valori pre-intervento. L'effetto, tra l'altro, era più evidente nelle donne demografica mente simili a Nancy Reagan (bianche, tra i 50 e i 79 anni) e in quelle a più basso reddito o livello di istruzione.

Altri esempi di uso deliberato di personaggi pubblici per aumentare la consapevolezza sanitaria che con la loro esperienza di malattia hanno lanciato sicuramente messaggi persuasivi ma a forte rischio di medicalizzazione, sono stati l'appello trasformato in slogan pubblicitario dell'allora sindaco di New York Rudolf Giuliani a fare lo screening del PSA per il tumore della prostata («Sicuramente non ti starei parlando se non avessi fatto il test (PSA)… se hai più di 50 anni o sei a rischio fai il test. Ora!») e della giornalista Katie Couric che si sottopose in diretta alla colonscopia per lo screening del tumore del colon affermando: «Non aspettare che sia tardi per dire "se solo": fai il test!».

Altri casi che citai ebbero invece (e per fortuna) esiti molto migliori mettendo in luce le potenzialità anche positive di educazione sanitaria attraverso l'uso di testimonial. Fra questi, il caso del presidente Ronald Reagan, affetto da tumore al colon prima e dal Parkinson poi, e quello dell'allora famosissimo giocatore di basket «Magic» Johnson, che si ritirò dichiarando la sua sieropositivà all'HIV.

Insomma la nostra salute può dipendere anche da quello che ci dicono le stelle, ma ci vuole discernimento. Dipende anche da quello che ci raccontano, da come lo raccontano e da come sfruttano la cosa i media. Quindi meglio chiedere sempre il parere di uno o più medici.

Fonti:
Effect of Nancy Reagan's mastectomy on choice of surgery for breast cancer by US women
Celebrity endorsement of cancer screening
End celebrity endorsement of screening, say researchers

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