Lo zen e l'arte di giocare a tennis

Chi è davvero il nostro avversario nello sport?
Dire quello che dobbiamo battere per vincere la gara è fin troppo facile e scontato. Ma chi è? Siamo proprio sicuri che sia l’atleta che abbiamo di fronte o a fianco a seconda dello sport?

Di crolli e drammi sportivi in gare importanti ne abbiamo visti parecchi. L’ultimo in ordine di tempo è quello del nostro oro olimpico a Pechino nella 50 Km di marcia Alex Schwazer che agli Europei di atletica a  la settimana scorsa, è riuscito a vincere una medaglia d’argento nella 20 km di marcia per crollare due giorni dopo in quella che doveva essere la “sua” gara e che invece l’ha visto uscire dalla pista piangendo di rabbia. Più tardi ha spiegato che “a cedergli non è stato il fisico stremato dalla fatica per il doppio impegno, ma la testa“. E assumendosi tutta la responsabilità della resa ha aggiunto che “è diventato tutto troppo scontato” per cui anche “un secondo posto diventa una delusione“. “Era nelle mie possibilità“, ma “non mi diverto più” e “se il corpo non è più sostenuto dalla testa non reggo lo sforzo“.

Alex è diventato insomma l’avversario più temibile di se stesso. Un problema in cui incappano molti atleti soprattutto negli sport individuali, dalla marcia, al nuoto, al tennis.

E di questo parla infatti il libro appena pubblicato da Macro Edizioni in una nuova edizione, Lo zen e l’arte di giocare a tennis di Romano Bernardini, divenuto Agam dopo aver conosciuto Osho Rajneesh, uno dei più eccentrici pensatori dell’oriente dello scorso secolo.
Rimasto folgorato dalla personalità e dagli insegnamenti di Oslo, Adam Bernardini non ci mette molto a capire che la sua filosofia potrebbe essere applicata benissimo al tennis, sport di cui è stato atleta di livello e che ora insegna con passione.

Nel suo libro Bernardini non parla però di tecnica, né di semplice concentrazione come viatico per imparare a giocare a tennis. La concentrazione a cui si riferisce la dottrina di Osho consiste, infatti, nell’estraniarsi dai pensieri inutili, neutralizzando quelli negativi e focalizzandosi su di sé. Il tutto applicato alla pratica del tennis. Volendo, ciò che insegna potrebbe essere applicato a tanti altri sport individuali, compresa la marcia, e a tutti gli altri ambiti della vita. Ma Adam Bernardini l’ha scritto dopo aver capito cosa gli era mancato per diventare un grande campione di tennis e per aiutare tanti giovani tennisti a non commettere gli stessi errori.
Ovvio che non può creare talento dove non ce n’è ma senza dubbio insegna a tirare fuori il meglio di sé senza tutte quelle sovrastrutture mentali che di solito ci fanno uscire dalla gara delusi e insoddisfatti da noi stessi più che dal risultato finale, per cui anche un secondo posto finisce per diventare davvero più difficile da digerire della più cocente delle sconfitte.

Per far questo non è necessario convertirsi o diventare maestri zen: basta seguire l’esempio e i suggerimenti di Bernardini mettendoli in pratica sul campo, che sia un allenamento o una gara. Proprio come lui ha fatto dopo il suo incontro con Osho Rajneesh.

Dopo aver incontrato la filosofia di Osho, il tennista Romano Agam Bernardini ne applica benefici e insegnamenti al gioco del tennis, che in queste pagine diventa metafora di ogni sfida che la vita ci propone.” scrive Nicola Pietrangeli, stella italiana del tennis mondiale nella prefazione del libro. Ci aiuta a comprendere “perché la mente e le emozioni influenzano in maniera così determinante i nostri risultati; come possiamo neutralizzare le forze negative e raggiungere il successo e soprattutto cosa possiamo fare per esprimere il nostro massimo potenziale.” Grazie a questo testo, conclude Pietrangeli, “possiamo comprendere che non giochiamo mai contro, ma sempre con qualcuno. Dall’altra parte della rete c’è un compagno di giochi. L’avversario da battere non è lui, ma tutto ciò che ci impedisce di esprimere al massimo le nostre qualità“.

Un libro da mettere in valigia insieme a palle, racchette e completini di gioco, soprattutto se avete deciso di approfittare delle vacanze per fare una full immersion col tennis e tornare a casa pronti per i prossimi tornei del grande slam.

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