L'obesità nell'arte del dottor Spock

Molti di certo lo ricordano come interprete del dottor Spock, il mitico vulcaniano dalle orecchie a punta, protagonista della serie televisiva degli anni '60 Start Trek, un cult per gli appassionati di fantascienza, ma probabilmente sono in pochi a sapere che Leonard Nimoy è anche un apprezzato fotografo.

Oggi alla Richard Michelson Galleries di Northampton, in Massachusetts, si chiude la sua ultima mostra fotografica intitolata "The full body project". Si tratta di un progetto ambizioso già nell'idea, visto che mira a esplorare il nostro modo di intendere la bellezza e la sensualità femminile, ma lo diventa ancora di più se si pensa che per farlo ha deciso di proporre una serie di immagini di corpi femminili, tutti rigorosamente nudi e ben lontani dall'ideale di "bellezza=magrezza" che sembra prevalere oggi.

Secondo quanto ammesso dallo stesso Nimoy in un'un'intervista a margine del simposio "Donna e immagine corporea" che ha inaugurato la mostra, questo lavoro si discosta nettamente da quanto fatto in precedenza. "Per un certo numero di anni ho rappresentato la figura femminile utilizzando modelle professioniste pagate per posare. Cominciavo però ad avere l'impressione che le persone ritratte in queste immagini rappresentassero sempre un unico tipo di corpo, che definirei  modello "classico" per la capacità di suscitare sempre un ampio consenso sociale riguardo a ciò che oggi viene considerato piacevole. In effetti, "bello" era l'aggettivo che sentivo più spesso alle mie esposizioni, tuttavia quelle figure, per come apparivano nelle mie immagini, non sembravano avere una loro identità. Potevano aiutarmi ad esprimere un'idea, sulla sessualità o sulla spiritualità e in generale sul potere femminile, ma le immagini non erano "di quelle donne in particolare". Illustravano un tema, una storia che speravo di trasmettere. Chi sono queste donne? Perché sono in queste immagini? Quali sono le loro vite? E che percezione hanno di se stesse? Sono invece alcune delle domande che volevo sollevare con le fotografie di questa nuova raccolta".

Le donne formose, orgogliose e felici dei loro corpi rappresentate nel "Full body project" sono quindi una rottura su tutti i fronti anche da "Shekhina", la mostra che Nimoy fece nel 2004 sempre alle Richard Michelson Galleries, che pure aveva fatto scalpore per l'accostamento di temi quali spiritualità, sessualità femminile e natura di Dio – "Shekhina" è infatti un termine talmudico per indicare le manifestazioni visibili e udibili della presenza della divinità sulla terra – come a dire "il lato femminile e immanente della divinità" in cui erano ritratte donne nude o quasi ma tutte rigorosamente magre.

Nimoy  sostiene che l'ultimo lavoro gli abbia offerto un'occasione incredibile per prendere coscienza dell'enorme problema che l'immagine del corpo riveste nella nostra società e di quale mercato si muova per capitalizzarlo attraverso la promozione di farmaci dimagranti, chirurgia plastica, programmi di allenamento e quant'altro possa essere usato per combattere il tanto odiato grasso. "Questa ossessione è endemica nella nostra cultura – ha spiegato infatti Nimoy – sembra che le persone siano sempre preoccupate di non avere l'aspetto giusto, anche se devo ammettere che all'inizio mi sentivo a disagio a rappresentare a figura intera i corpi di queste donne obese. Non avevo mai lavorato con questo tipo di figura prima e non volevo fare una sorta di ingiustizia, ma non pensavo di sollevare un simile movimento di opinione contro il pregiudizio sugli obesi". Le modelle sono infatti tutti membri del "Fat-Bottom Revue", un gruppo burlesco con sede a San Francisco, "l'epicentro del movimento di liberazione dei grassi" secondo le parole di Heather MacAllister, la fondatrice scomparsa recentemente per un cancro all'ovaio e durante il simposio inaugurale diverse donne più o meno famose sono intervenute per portare la loro esperienza di emarginazione vissuta anche all'interno delle stesse famiglie di appartenenza proprio perché obese.

Personalmente apprezzo l'intenzione di Leonard Nimoy di dare voce a tutti coloro che si sentono discriminati per il loro peso, ma non vorrei  che si trasformasse in un altro messaggio contraddittorio, visto che al riguardo ce ne sono già molti. La bellezza non dovrebbe essere una questione di grasso o magro, ma di salute psicofisica e di solito gli eccessi, in qualunque senso siano, non conducono a questo ideale.

Ormai per visitare la mostra è tardi, ma niente paura. È già stato pubblicato il libro che ne raccoglie le immagini e al sito della mostra ci sono i link per i file audio delle interviste (in inglese) che Leonard Nimoy ha rilasciato a diversi giornali americani.

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