Mondiali di Calcio a rischio TBC

Guai in vista per chi stava già pregustando l'idea di andare in Sud Africa per partecipare o assistere al prossimo Campionato del mondo di calcio.

Stadi, mezzi di trasporto, ristoranti e alberghi potrebbero rivelarsi infatti potenziali luoghi di trasmissione di malattie sconosciute o pressoché scomparse in Italia che nel continente africano sono invece endemiche e quindi altamente diffuse nella popolazione.

È il caso ad esempio della tubercolosi, spauracchio per i nostri nonni, ma non per noi che oggi la consideriamo solo un ricordo testimoniato dall'esistenza di alcune strutture ospedaliere nate dalla trasformazione dei vecchi sanatori e dai pochi casi che ancora si verificano ma che crediamo rari e comunque facilmente curabili.

A lanciare l'allarme per questa malattia in particolare sono stati gli esperti riuniti ieri a Roma per presentare le iniziative in programma per la Giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi, che si celebra oggi.
Con i mondiali di calcio ormai alle porte e in uno dei Paesi più a rischio in questo senso, gli addetti ai lavori approfittano della giornata celebrativa per raccomandare in particolare ad atleti, staff, autorità, giornalisti e tifosi prossimi alla partenza di stare in guardia.

Nulla che debba scoraggiare la partenza. L'importante è non sottovalutare il problema e sapere come ridurre il più possibile il rischio. La maggior parte degli italiani pensa infatti che la tubercolosi sia stata sconfitta anche perché nel nostro Paese la vaccinazione non è più obbligatoria da anni. In realtà la Tbc non è completamente scomparsa nemmeno qui: un certo numero di casi si registra sempre e anche se negli ultimi anni sta aumentando a causa soprattutto delle immigrazioni di persone da Paesi endemici, come appunto l'Africa, la situazione è tenuta sottocontrollo senza dover vaccinare tutta la popolazione.

Diverso il discorso nel resto del mondo e in alcuni Paesi in particolare dove la Tbc è invece un problema più difficile da gestire, da cui il monito degli esperti a non fare gli sprovveduti, sottovalutando i rischi potenziali.

La Tbc è un nemico da non sottovalutare che conta quasi 2 milioni di morti l'anno, circa 5.000 al giorno, e 9,4 milioni di nuovi casi all'attivo. "Occhio, dunque, a chi si reca in trasferta per i mondiali di calcio – raccomanda quindi Luigi Codecasa, responsabile del Centro regionale per la Tbc di Villa Marelli-Niguarda di Milano – perché la possibilità di contrarre la malattia è più alta in Paesi dove si contano decine di migliaia di casi".
"Certo – riconosce tuttavia l'esperto – la trasmissione della Tbc è più complicata rispetto a malattie come l'Ebola o virus come una semplice influenza. Ma ciò non toglie che in queste zone i pericoli di ammalarsi sono maggiori".
"Come tutti coloro che si recano in Paesi dove ci sono malattie endemiche – raccomanda pertanto Codecasa – bisogna tenere desta l'attenzione, e se si rientra con qualche acciacco, occorre consultare subito il medico di famiglia e, se necessario, recarsi in un Centro specializzato per assicurarsi di non aver contratto la malattia".
Attenzione, poi, "per chi si reca in visita in qualche ghetto o slum – sottolinea infine Codecasa – e pensa di essere entrato in contatto con qualche persona malata. In tal caso, è meglio sottoporsi a un test per stanare l'eventuale presenza del microbatterio" perché la malattia potrebbe essere latente "e manifestarsi anche dopo decine di anni, quando il nostro organismo, magari con l'avanzare degli anni, diventa più debole e le difese immunitarie vengono meno".

L'evento è comunque un'occasione unica per conoscere e far crescere un Paese per altro ricco di cultura e bellezze a noi ignote. Perderlo o rovinarselo per non curanza sarebbe un vero peccato.

Fonte: Adnkronos Salute

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