È morto Robert Rauschenberg, rivoluzionario dell'arte del Novecento, già segnato ma non sconfitto da un ictus

Robert Rauschenberg, uno dei giganti dell'arte americana contemporanea, è morto a 82 anni, nella sua casa di Captiva, un'isola della Florida, dove risiedeva dagli anni Settanta. Texano di origine, ma con metà sangue Cherokee nelle vene, Rauschenberg era appena stato dimesso su sua richiesta dall'ospedale dove era ricoverato per una polmonite "perché – come ha spiegato l'amica Jennifer Bentoncosì se n'è andato in pace, nel suo letto, come voleva".

Gli ultimi anni dell'artista sono stati infatti particolarmente sofferti. Nel 2002 era stato colpito un ictus che gli aveva bloccato metà del corpo. Questo però non gli aveva impedito di riprendere comunque a lavorare con immutata tensione e determinazione tanto che, tre anni fa, otto grandi quadri creati dopo la malattia erano stati visti nello studio del pittore a Captiva dal critico d'arte del settimanale "New Yorker" Calvin Tomkins che li aveva definiti "i più forti, i più lirici che l'artista abbia prodotto in molti molti anni di pur onorata carriera". E proprio di Tomkins uscirà presto nelle librerie un saggio sull'artista, a cura della casa editrice Johan & Levi che in un lancio di agenzia ha spiegato come "Rauschenberg collaborò con John Cage e Merce Cunningham alla rivoluzione artistica che portò l'arte ad abbandonare le istituzioni (musei, gallerie, teatri) per diventare centro di un confronto sociale". Ora resta forse il solo Jasper Johns, che con lui ha diviso gran parte del percorso creativo, a rappresentare tutta una generazione di grandi maestri che ha vissuto da protagonista alcuni momenti chiave per gli sviluppi dell'arte contemporanea. Con la morte di Robert Rauschenberg, può veramente quasi definitivamente concluso un secolo come il Novecento, che certamente ha consegnato alla storia dell'arte le più radicali rivoluzioni. Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara gli aveva dedicato una vasta retrospettiva nel 2004. Il suo ingresso durante la presentazione di quella che fu la prima e unica importante retrospettiva italiana è stato accolto con "un sonoro e affettuoso scroscio di applausi". In quell'occasione si disse che "da icona del mondo dell'arte inarrestabile e densa di fascino al grande vecchio l'etichetta di "precursore della Pop Art" cominciava ad andare stretta". Exibart pubblicherà a breve un ampio approfondimento dedicato al grande maestro e sicuramente altri seguiranno la stessa strada.

In Italia sono circa 900.000 le persone colpite da ictus cerebrale e cui se ne aggiungono altre 200.000 ogni anno. I fattori di rischio sono noti agli esperti ma a livello più popolare se ne parla purtroppo ancora molto poco, tanto che come ci ha raccontato Francesca Scarabelli di Blogosfere, Alice Onlus Italia ha indetto per domenica 18 maggio la IX Giornata nazionale di lotta all'ictus cerebrale a conclusione della Settimana contro l'ictus, che ironia della sorte è iniziata proprio ieri, giorno della scomparsa di Rauschenberg.

Gli esiti di un ictus, dipendono sostanzialmente dall'area cerebrale colpita e dalle condizioni generali del paziente, ma data la delicatezza del cervello difficilmente non ne restano strascichi. Ci sono margini di miglioramento ampi e variabili da paziente a paziente. Molto dipende poi dal tipo e dalla tempestività dei trattamenti instaurati, ma fare previsioni sul successivo recupero o anche solo dire se sarà completo o parziale è difficile, se non impossibile. Pensare che un artista riesca a conservare sia le doti creative che le abilità motorie necessarie per lavorare ad altre opere è sulla carta al quanto utopistico, ma l'esempio di Rauschenberg così come quello dei nostri grandi cineasti Federico Fellini e Luchino Visconti che, nonostante siano stati colpiti da un ictus proprio nell'emisfero destro (deputato alla creatività), sono riusciti a ritrovare il loro spirito d'artisti seppur in modi assai diversi, dimostrano che comunque il nostro cervello ha risorse ancora non completamente spiegabili dalla scienza. In ogni caso l'arte e la musica in particolare si sono rivelate molto efficaci nel favorire la ripresa da un ictus anche nei non artisti.

Potremmo parlarne.

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