Perché la pulce senza zampe diventa sorda

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer

 Questo post fa riferimento al famoso aneddoto dello scienziato e della pulcetta…

Sapete perché spesso sul corpo umano e sul suo funzionamento si dicono un sacco di sciocchezze?
Tralasciando per un momento la malafede, la prima ragione è, ovviamente, l’ignoranza.
Non c’è da vergognarsi della propria ignoranza: qualcuno un giorno disse che sapere di non sapere è una buona base di partenza per diventare sapienti, ed io sono d’accordo. Naturalmente, più la nostra conoscenza attorno ad un argomento è matura, meno sciocchezze rischiamo di dire.

La seconda ragione per cui diciamo sciocchezze sul nostro organismo è che lo sottovalutiamo: lo facciamo più semplice di com’è. Questo atteggiamento (antico probabilmente quanto la prima riflessione dell’uomo su di s&eacute😉 deriva a sua volta dalla paura di ciò che non si conosce, dalla voglia di controllare e di sentirsi “potenti”, da errori logici nei ragionamenti (come nel caso della pulce sorda, ad esempio)…

Siamo portati, in effetti, a pensare l’uomo come una sorta di contenitore o, se volete, di tubo digerente meccanico, che prende quello che gli mettiamo dentro, lo elabora secondo regole prestabilite, e produce elementi prestabiliti. Da ciò, anche la convinzione che il nostro corpo funzioni in maniera additiva: se metto dentro  A, B e C, da qualche parte li vedrò uscire: se non escono, li ritroverò dentro. E se non trovo A e B, troverò certamente qualcosa che è la somma di A e B. Semplice e rassicurante. Ma per fortuna del tutto falso.

È vero che il cervello utilizza zucchero per nutrire le proprie cellule e farle vivere e funzionare; ad essere esatti utilizza uno zucchero particolare, il glucosio.
Facciamo un esperimento: prendete un tovagliolo, una garza o un fazzoletto, mettetteci dentro un cucchiaio di zucchero da cucina, chiudelo a sacchetto ed immergetelo nell’acqua. Dopo un po’ il sacchetto sarà vuoto: lo zucchero si sarà sciolto nell’acqua e sarà così passato attraverso la stoffa.

Ecco, se il corpo funzionasse come un sistema meccanico, sicuramente mangiando più zucchero il cervello assorbirebbe anche lui più zucchero. (Per semplicità tralasciamo come dal saccarosio il corpo possa trarre glucosio.) Ma, per fortuna, il nostro organismo non funziona su base meccanica: questo, zucchero a parte, ci dà molte più possibilità di sopravvivere…
Lo zucchero che mangiamo viene digerito tramite la funzionalità di alcune sostanze; assorbito tramite la funzionaltà di altre sostanze; mandato e tenuto nel circolo sanguigno attraverso la funzionalità di altre sostanze; arrivato al cervello, viene fatto entrare solo se certe sostanze locali si dispongono in un certo modo; entrato nel cervello, viene utilizzato dalle cellule tramite la funzionalità di altre classi di sostanze…
È il funzionamento di tutti questi mediatori, enzimi, coenzimi, trasportatori, trasmettitori, ormoni che determina l’utilizzo del saccarosio da parte del cervello. Ed il comportamento di queste sostanze è controllato da altre sostanze, che vengono prodotte sotto il controllo di altre sostanze ancora.

Siamo esseri viventi ad alta complessità, dunque ad alta adattabilità: è questo che ci permette di sopravvivere: uno squilibrio generatosi in qualche punto dell’organismo – o proveniente dall’esterno – ha buone probabilità di non avere effetti nocivi, perché la sua azione viene per fortuna mediata da diecine di sistemi complessi immunodifensivi e di omeostasi modulati e controreazionati in maniera mirabile.

Qualsiasi cosa, per arrivare da qualsiasi parte nell’organismo, deve interagire con centinaia di sistemi di controllo e di modulazione coordinati tra loro. Quando qualcuno di questi sistemi non funziona bene abbiamo degli scompensi.
Prendete il calcio, come altro esempio: a volte si ha carenza di calcio nelle ossa, ed al contempo eccesso di calcio nei reni. Cosa facciamo, togliamo il calcio dalla dieta o lo aumentiamo?

Image courtesy webalice.it

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