Piccoli media-utenti crescono, ma non sani

Un accesso troppo precoce ai mezzi di comunicazione da parte dei bambini aumenta il rischio di influenze negative su numerose questioni sanitarie.

Secondo Victor C. Strasburger, della University of New Mexico School of Medicine di Albuquerque la maggiore facilità d'accesso e la più ampia varietà di contenuti possono indurre l'adozione di comportamenti poco salutari da parte delle giovani generazioni. Nel suo intervento al media briefing organizzato dall'American Medical Association che si è tenuto a New York e riportato in un commento sulla rivista Jama, ha richiamato l'attenzione degli adulti sollecitandoli a riprendere il controllo della situazione, imponendo anche delle limitazioni se necessario.

"I bambini e gli adolescenti di oggi passano mediamente più di 6 ore al giorno utilizzando uno dei tanti mezzi di comunicazione a loro disposizione: in pratica più di quanto trascorrono in aula impegnati nell'istruzione formale", dice Strasburger facendo, inoltre, notare che "la quantità di mezzi a loro disposizione è senza precedenti".
Negli Stati Uniti, infatti, i due terzi dei minori hanno un televisore nella loro camera da letto, la metà ha un videoregistratore, lettore DVD o una console per videogiochi, e quasi un terzo ha un computer con accesso a Internet. Tutto ciò rende il controllo parentale sull'uso dei mezzi di comunicazione e sulle possibile influenze negative sempre più difficile.

Ciascuno di questi mezzi può condizionare a suo modo l'atteggiamento dei piccoli utenti riguardo a tutta una serie di problemi riguardanti la salute, dal sesso all'uso di droghe, dall'obesità ai disturbi alimentari.
"I media non sono ovviamente la causa unica e principale di ogni problema di salute riscontrabile in età pediatrica – precisa Strasburger – ma danno un contributo sostanziale a molti di essi."
L'esperto ricorda ad esempio il rapporto tra media e violenza. Le ricerche dimostrano, infatti, che c'è una relazione forte e convincente tra il comportamento violento presentato attraverso i media e quello osservato nella vita reale. Stime conservative dicono che ai media può essere associato il 10 per cento della violenza nella vita reale.
"I giovani apprendono questi comportamenti in età sempre più precoce e una volta appresi sono più difficili da eliminare o modificare".

Altra questione spinosa è quella che riguarda il sesso. Diversi studi hanno collegato l'esposizione al sesso attraverso i mezzi di comunicazione con un inizio sempre più precoce dell'attività sessuale nei giovani. "I media rappresentano un importante punto di accesso al mondo giovanile attraverso cui fare informazione riguardo ad esempio il controllo delle nascite, tuttavia, le grandi reti continuano a evitare di dare spazio alla  pubblicità sulla contraccezione, ma non pongono alcun freno ai contenuti sessuali espliciti o allusivi all'interno dei loro programmi di primetime".

Per quanto riguarda invece l'uso di droghe, Strasburger ricorda che nonostante la mole di studi dimostranti l'esistenza di un rapporto tra le scene in cui personaggi dei film o programmi televisivi bevono o fumano con l'età di utilizzo di queste sostanze da parte dei minori, non si sta facendo nulla per limitarle e anzi le spese affrontate per pubblicizzare sigarette, alcol e farmaci da banco vanno sempre più aumentando.

La pubblicità è sotto accusa anche per indurre nei giovani il consumo di quantità eccessive di cibo soprattutto di bassa qualità e ipercalorico che, aggiunto alla sedentarietà secondaria al numero di ore trascorse davanti a tv, computer e consolle sta portando al dilagare dell'obesità infantile. D'altro canto i media dando un importante contributo alla formazione della propria immagine corporea di un adolescente, espongono paradossalmente anche al rischio di tutti i possibili disturbi alimentari compresa l'anoressia che del binge eating è un'altra faccia.

Che fare dunque? Secondo il dottor Strasburger i media potrebbero diventare strumenti per aumentare la consapevolezza dei giovani riguardo queste tematiche, ma per trasformare le influenze negative in positive occorre una legislazione specifica che ne regolamenti in modo più efficace la fruibilità e il tipo messaggi inviati. Per quanto riguarda la pubblicità ad esempio, dovrebbero essere incoraggiate le iniziative che promuovono l'adozione di comportamenti più salutari mentre andrebbero ridotti o banditi gli spot o i messaggi occulti che incentivano il consumo di alcolici, tabacchi o altre sostanze.

Si dovrebbe puntare poi anche a migliorare la consapevolezza da parte di genitori, insegnanti e medici su queste tematiche e cominciare a pensare a un'istruzione obbligatoria degli studenti sulla comunicazione e i rischi dell'uso o abuso dei media.

"I genitori devono ricominciare a controllare il modo in cui i loro figli accedono e utilizzano gli strumenti della comunicazione non consentendo loro di isolarsi nelle loro camerette con televisori, computer, internet e consolle. Il tempo passato davanti a uno schermo dovrebbe essere ridotto a meno di 2 ore al giorno e accompagnato da un adulto che possa guidare bambini e adolescenti verso un uso più consapevole di quel tempo."

Le ricerche hanno dimostrato che in effetti che l'influenza dei media è notevolmente amplificata se il minore si ritrova sempre da solo ad utilizzare i media. Strasburger però ribadisce la sua opinione positiva sui mezzi di comunicazione quando usati correttamente sia da chi fa informazione sia da chi ne fruisce.

"I media possono diventare strumenti per promuovere valori positivi nei più piccoli e nelle società di domani ed essere utilizzati nelle scuole anche per l'istruzione classica." La domanda che si pone Strasburger è come mai, invece, i bambini e gli adolescenti passino oggi più tempo davanti a uno schermo che a scuola e per di più bombardati da messaggi che sono tutto fuorché istruttivi o pro-sociali.

Bella domanda! A cui aggiungerei anche un bel "qui prodest?"

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