Plantari, scarpe, equilibrio cinesiologico

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer

Si è parlato molto dei plantari speciali fatti su misura per gli atleti, soprattutto alla fine del secolo scorso. Come tutte le innovazioni basate su recenti acquisizioni, e ben promosse, inizialmente fu un vero boom. Ora se ne sente parlare molto di meno. Non solo gli atleti ne hanno fatto uso, ma anche sportivi amatoriali, e persone sedentarie.

Su cosa si basava l’idea del plantare? Sul fatto che la pianta del piede presenta una serie di concavità fisiologiche (infatti la sua impronta, come si vede bene nell’illustrazione, non è – e non dev’essere – piatta) che, in certi casi ed in certe persone, possono risultare alterate. Qesta condizione modifica la pressione sulle varie aree della pianta quando il piede va in appoggio sul terreno, determinando una serie di adattamenti compensativi (pressoché in tempo reale) a livello di tutta la struttura muscolo-scheletrica. È stato visto e dimostrato che un’alterazione posturale del piede è sempre collegata ad alterazioni in altre parti del corpo. Questo ha suggerito che correggere le alterazioni morfologiche/posturali del piede potesse non solo giovare alla deambulazione, ma anche evitare queste alterazioni di assetto, con ripercussioni positive sulla salute e sulla performance della persona. È vero, infatti, che ad un’alterazione dell’assetto posturale di una persona corrisponde sempre una diminuzione della sua performance: forza massimale, velocità ecc. E qui sono cominciate le gioie, e i dolori… Restate collegati, si continua.

Image courtesy lisieditore.it

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