Puccini, un poeta a tutta velocità ma senza patente

Non ho un amico
mi sento solo
anche la musica
schifo mi fa.
Quando la morte
verrà a trovarmi
sarò felice
di riposarmi.
Oh com’é dura
la vita mia!
Eppur a molti
sembro felice.
Ma i miei successi?
passano… e resta
ben poca cosa.
Son cose effimere:
la vita corre
va verso il baratro.
Chi vive giovane
si gode il mondo;
ma chi s’accorge
di tutto questo?
Passa veloce
la giovinezza
e l’occhio scruta
l’eternità.

Ohibò chi avrà mai scritto questi versi? Dato il tema, non proprio allegro, verrebbe da pensare al solito eroe romantico a un passo dal baratro … sembra di leggere Lorenzo il Magnifico…

E invece, … Inaspettatamente, le rime non sono di un poeta, ma di un musicista. Per la precisione del celebre compositore toscano Giacomo Puccini, che spesso si divertiva a comporre lettere in versi ai suoi amici. Questi risalgono al1922, due anni prima della morte, quando il musicista aveva 64 anni.

Vi si legge tutto il vigore e il disincanto di un uomo con un grande, grandissimo amore per la vita, che anzi ha fatto dell’intensità di vita il suo modo d’essere. Ve le riporto per rafforzare, semmai ce ne fosse bisogno, l’immagine del Puccini amante dei motori. Poteva un uomo che scrive questi versi grondanti vitalità non amare i motori?

E di qualunque sorta fossero: automobili, motociclette, motoscafi, yachts, …  Puccini arrivò a possedere un’imbarcazione che chiamò “Cio-cio-san“, dal nome della piccola protagonista di Madama Butterfly, con addirittura installato un piccolo pianoforte. Inutile, dopo la musica e la caccia, la sua vera grande passione furono e i motori e le automobili erano al limite le sue favorite.

Comunque il 1922 fu l’anno in cui il Maestro organizzò il suo più lungo viaggio in automobile: l’attraversamento dell’Europa intera lungo una immaginaria diagonale nord-ovest. Fu la sua ultima vera vacanza. Divisi i partecipanti su due auto, la Lancia Trikappa di Puccini e la Fiat 501 dell’amico Angelo Magrini, la comitiva affrontò il viaggio con grande entusiasmo e senza risparmio di forze.

L’itinerario infatti era lungo ed impegnativo: dalla villa Magrini a Cutigliano Veneto a Verona, Trento, Bolzano, Innsbruck,Oberammergau, Monaco, Ingolstadt, Norimberga, Francoforte, Bonn, Colonia, Amsterdam, l’Aja, Costanza e finalmente ritorno in Italia.

Nel sito del Museo dell’Automobile di Milano ho trovato alcune curiosità interessanti sull’amore di Puccini per i motori e le auto.

In realtà Puccini non era un appassionato della guida – si legge infatti in un articolo sul tema – amava farsi fotografare accanto alle sue vetture, adorava acquistarle e possederle, ma a guidare erano quasi sempre autisti o fidi amici. Gli piaceva guidare personalmente soltanto quando si combinavano varie situazioni: una giornata luminosa, il tempo bello, un percorso non troppo lungo.”

I suoi biografi – si legge ancora nell’articolo – affermano addirittura che non avesse la patente, anche se é esistito un “Permis de Libre circulation Internationale” rilasciatogli dal Touring Club Italiano nel 1906, in cui é registrato come residente a Milano, in via Giuseppe Verdi.” E come avrebbe potuto essere altrimenti?!

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