Renato Guttuso: Via alle celebrazioni per i 100 anni. Ecco chi era

Il 26 dicembre 1911 nasceva Renato Guttuso, grande pittore e straordinario testimone dei tempi, Libri, incontri, mostre organizzate in tutta Italia lo ricorderanno nell’anno del centenario. Ma intanto ecco chi era

Oggi è il giorno di Santo Stefano, festività post Avvento che celebra il primo martire del Cristianesimo, ma anche la nascita di uno dei più grandi pittori italiani del novecento. Il 26 dicembre 1911 è nato, infatti, a Bagheria, Renato Guttuso artista straordinario e straordinario interprete del suo tempo per la capace di tradurre sulla tela l’impegno morale e civile che contraddistinse la sua arte fino dai precocissimi esordi. Quest’anno è dunque l’anno del centenario della nascita di Renato Guttuso e il 2012 sarà un tripudio di libri, incontri e mostre organizzate in tutta Italia per ricordarlo. Un motivo in più per scoprire chi era.

TALENTO PRECOCE. Per comprendere l’arte e la filosofia di vita di Renato Guttuso (qui le note salienti di Wikipedia) non si può prescindere dal considerare le sue origini: il pittore nasce infatti a pochi anni dalla Grande Guerra in una famiglia di idee liberali, fino a che punto basti pensare che proprio la sua nascita fu denunciata a Palermo solo il 2 gennaio 1912 per contrasti con l’amministrazione comunale di Bagheria. Ma si tratta di una spiegazione solo parziale: tutto il resto è puro talento innato. Guttuso manifestò già in tenera età la predisposizione alla pittura. A 13 anni datava e firmava i propri quadri. Nel 1928, diciassettenne, partecipò alla sua prima mostra collettiva a Palermo, dove si era trasferito per gli studi.

DONNE E IMPEGNO CIVILE I SUOI CARDINI. La sua arte sociale matura alla fine degli anni ’30 durante un soggiorno a Milano. Poi a Roma, dove stringe rapporti con colleghi come Mazzacurati, Fazzini, Cagli, ma soprattutto con il critico Antonello Trombadori, con cui iniziò un sodalizio intellettuale e politico che lo accompagnò per tutta la vita. Se la Crocifissione fu il dipinto che gli dette la fama, pur fra mille polemiche da parte del clero e del fascio, la sua ricerca pittorica non venne mai meno anche negli anni difficili della guerra.
Sposata nel ’47 la compagna e fidata confidente Mimise, realizzò opere come Pausa dal lavoro, diventata simbolo della rinascita, a cui lo stesso Pasolini dedicò una poesia, capolavori quali Canottieri che cantano, L’occupazione delle terre incolte che presentò alla Biennale di Venezia del 1950.

Intanto la figura femminile diventava dominante nella pittura come lo fu nella vita privata e fra i dipinti più grandi figura Donne stanze paesaggi oggetti del ’67, oggi esposto alla galleria comunale di Bagheria. Senza parlare della serie di opere in cui ritrae Marta Marzotto, musa ispiratrice e modella prediletta, a cui fu legato sentimentalmente per lunghi anni.
L’afflato civile, però, non viene mai meno. Degli anni ’70 sono le opere più celebrate, dai Funerali di Togliatti (1972) alla Vucciria (1974), meraviglioso affresco del mercato palermitano dove il realismo è crudo e sanguigno come le carni esposte sui banconi insieme a un tripudio di ortaggi e frutta (nella foto un dettaglio).

LA MORTE SOLITARIA. Muore nel 1987 in malinconico isolamento, dopo la scomparsa della moglie. Una morte in odore di conversione, che divenne un caso animando le cronache del tempo. A Bagheria, Guttuso lasciò molte opere, oggi conservate nel museo di Villa Cattolica dove venne sepolto. La sua tomba è opera dello scultore e amico Giacomo Manzù.

CURIOSITÀ. Oltre a Pier Paolo Pasolini e Giacomo Manzù, Renato Guttuso ispirò anche artisti a noi più contemporanei. Nel 2009 Guttuso entra viene interpretato da Corrado Fortuna nel film Baarìa di Giuseppe Tornatore.
Viene citato ne “La Canzone del Padre” dell’album Storia di un impiegato di Fabrizio De André e in “A.D. 4000” dell’album Ingresso libero di Rino Gaetano.

Altre piccola chicca che piacerà agli appassionati di calcio, tra le tante opere Guttuso ha dipinto anche l’arbitro Coelho che alza il pallone con il triplice fischio durante la finale dei mondiali di calcio in Spagna del’82, vinta dall’Italia del CT Enzo Bearzot contro la Germania per 3-1. Una giornata memorabile anche per i non pallonari.

In definitiva: un grande artista e un grande ispiratore per amici e colleghi. Ma avremo modo di riparlarne nel corso del 2012.

Fonte: ANSA

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