Riscaldamento: la flessibilità

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer
 

Sappiamo ormai quasi tutto sulle qualità che un riscaldamento al top deve stimolare.
La cosiddetta flessibilità muscolo-articolare completa, “lato fisico”, lo scenario delle tecniche di riscaldamento più avanzate.
Si tratta di una qualità che viene egregiamente stimolata dallo stretching. Ma uno stretching particolare…

I nostri muscoli possiedono tutti una notevole elasticità: se li allunghiamo passivamente (li “stiriamo”, insomma) in modo dinamico quando sono in tensione, reagiscono cercando di tornare velocemente alla posizione di partenza.

Questa qualità opera costantemente nella maggior parte delle nostre attività fisiche, soprattutto in quelle dinamiche. Quando corriamo, ad esempio, nel momento in cui il corpo passa sopra al piede di appoggio i muscoli del polpaccio, della parte anteriore della coscia ed i glutei si allungano opponendo resistenza, ammortizzando così il contatto col terreno; e, proprio come un trampolino elastico, sono in grado di restituire questa energia quando comincia la loro contrazione propulsiva.

Molti atleti fanno un riscaldamento che consiste praticamente nello stretching: chi ha seguito i post precedenti comprende bene, però, che il solo stretching non è in grado di assicurare tutti i benefici di un riscaldamento evoluto.
Anzi, è necessario secondo me maturare una certa sensibilità: lo stretching fatto durante il riscaldamento dev’essere più simile ad uno stiracchiarsi al mattino: mentre una regolare seduta di stretching lavora sull’allungamento passivo e prolungato di gruppi muscolari, con l’obbiettivo di aumentarne gradualmente l’allungabilità nel corso delle settimane, durante il riscaldamento il nostro scopo è di  “richiamare” un’allungabilità già acquisita integrandola con gli altri tipi di stimoli di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi. Come tutte le qualità atletiche, infatti, anche l’allungabilità muscolare a riposo è inferiore a quella di un muscolo pronto alla massima prestazione; un obbiettivo tattico, insomma, piuttosto che strategico.

Per questi motivi, le posizioni di stretching durante il riscaldamento non devono essere tenute spinte come negli allenamenti dedicati: anzi, proprio per il fatto che nel riscaldamento i nostri fini sono del tutto diversi, è possibile – e spesso opportuno – fare stretching in leggero movimento: ma sempre senza forzare.
(A proposito: chi ancora pratica esercizi di stretching in movimento, cioè col rimbalzo, è opportuno consulti il link che ho appena dato sopra).

Per le attività nelle quali è richesta una grande ampiezza di movimenti (ad esempio calci alti nelle arti marziali), durante il riscaldamento l’articolazione non va forzata come se si trattasse di un allenamento: ogni cosa a suo tempo. Limitatevi a portare il vostro corpo al suo massimo potenziale del momento; qualsiasi pratica supplementare probabilmente non farà che ridurre la vostra capacità di prestazione.

Ricapitolando: durante il riscaldamento vanno bene degli stiracchiamenti, abbastanza dinamici e tenuti per pochi secondi; meglio farli quando il muscolo è già “sveglio” piuttosto che come pratica principale. Comunque mai forzare le articolazioni: non si fa neanche nelle sedute di stretching vero e proprio, tantomeno è utile prima di una gara o di un allenamento serio.

Prossimo appuntamento: richiamo degli schemi motorî, inibizione e facilitazione neuromucolare. Restate caldi!

Image courtesy bodybuilding.com

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