Ritratti come paesaggi

Dentro di noi esiste un fantasma senza il quale
il nostro corpo sarebbe vuoto, inerte e inespressivo.
Il ritratto dà volto a quel fantasma
e gli fa attraversare il muro del corpo“.
Tullio Pericoli,
pittore e disegnatore

Scrutare volti alla ricerca del non detto, di quel “qualcosa che sfugge” dietro gli sguardi e le parole, è una tentazione a cui nessuno sfugge. Prima o poi tutti ci provano. Pochi quelli che riescono davvero a trovare qualcosa. Ci vogliono sensibilità e allenamento. E infatti, con il giusto mix di doti e impegno costante si può arrivare a farne un percorso artistico-professionale.

È il caso, ad esempio, di Tullio Pericoli, uno dei ritrattisti più noti del nostro tempo come testimonia anche la personale Lineamenti. Volto e paesaggio in corso al Museo dell’Ara Pacis di Roma dove resterà fino al 26 settembre.

Si tratta di una serie di 53 oli di grandi dimensioni realizzati tra il 2007 e il 2010, che la curatrice Federica Pirani ha selezionato in quanto rappresentativi della ricerca pittorica sul ritratto e sul paesaggio condotta dall’artista marchigiano (nato a Colli del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, e trasferito dal 1961 a Milano) notissimo, finora, soprattutto come disegnatore e ritrattista. Qui lo scopriamo, invece, anche come paesaggista, ma in un senso un po’ particolare. Le sue opere spaziano, infatti, tra i due generi senza soluzione di continuità, con i ritratti che diventano paesaggi e viceversa. I volti dei personaggi sono accostati ai paesaggi in un dialogo di segni, colori e tratti. Colori, materici, bruni, ocra, sfumature di grigio scabro che scavano canali, solchi incisi come tagli.

Un accostamento che è azzardato solo in apparenza.

Come spiega il filosofo Remo Bodei (uno degli autori dei testi in catalogo), bisogna considerare che “Nel ritratto, come nel viso, un massimo di tempo coesiste con un minimo di spazio, mentre nella rappresentazione del paesaggio lo spazio ritagliato, sufficientemente ampio, contiene un tempo molto più lungo, che copre milioni o, addirittura, miliardi di anni.” Per questo le facce e i paesaggi dipinti da Pericoli, scrive ancora Bodei, “sono come “mappe” lette e decifrate dal pittore con attenzione per cogliere l’essenziale, per renderle riconoscibili nei loro lineamenti, anche se si prescinde da una perfetta identità esteriore.

Io, dentro il mio dipingere metto il piacere di trasformare in pittura la bellezza del mondo usando i graffi del disegno come antiche cicatrici di un volto, i solchi del pennello, la sapienza dell’impaginazione, la capacità di leggere con gli occhi le stratificazioni e le relazioni presenti nella natura” afferma, infatti, Pericoli.

Così come l’età, anche le convenzioni sociali e i muscoli sotto la pelle modificano il viso. Analogamente, – conclude Bodei – la superficie della terra viene modificata dal trascorrere delle epoche, dall’intervento dell’uomo e dalle forze tettoniche, che alterano, con improvvisi sconvolgimenti, i paesaggi delle Rocce effusive e di Frammento di faglia della serie Geologie (1972) o modellano lentamente le dolci colline marchigiane e laziali degli ultimi quadri.

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