Robe da "matti" con Ascanio Celestini alla Mostra del Cinema di Venezia

Esordio col botto per il cantastorie Ascanio Celestini, in concorso alla 67esima edizione della Mostra Internazionale di Arte cinematogradica con La pecora nera, il suo primo lungometraggio di finzione girato al Padiglione 18 del Santa Maria della Pietà, l'ospedale psichiatrico di Roma. Lo choc per il bollente film d'apertura della kermesse, Black Swan, non ha gelato gli animi degli spettatori che hanno accolto con caloroso entusiasmo la "pazza" svolta di Celestini.

Nato dalla presa diretta con ex pazienti, già spettacolo teatrale e libro, il film La pecora nera è interpretato dallo stesso Celestini, Giorgio Tirabassi e Maya Sansa e viaggia tra ‘75 e 2005, prendendo di mira la contenzione psichica e più in generale le istituzioni. Dopo la fiction Rai su Franco Basaglia e la sua rivoluzione degli ospedali psichiatrici, la malattia mentale torna dunque protagonista ma sul grande schermo grazie alla co-produzione di  RaiCinema e a Bim che lo distribuirà a partire dal 15 ottobre.

Il cambio di prospettive non è stato impresa da poco. "A teatro è tutto caricato nella tua testa. – spiega CelestiniOgni sera lo tiri fuori con la bocca, e poi te lo riporti a casa. E' una sorta di miracolo, una moltiplicazione dei pani e dei pesci. Viceversa, al cinema devi tirarlo fuori dalla testa e distribuirlo agli attori. Ma io ho seguito un strada diversa: ho portato il film nella testa, perché il protagonista sarà pure schizofrenico, ma è un essere umano. Non mi sono interessato a che tipo di cinema fare, ma alla storia, al manicomio".

"Quello che volevo raccontare nel film – sintetizza il regista – è che in fondo siamo tutti un po' dentro e un po' fuori il manicomio".

"Rispetto alla sceneggiatura (a sei mani con Ugo Chiti e Wilma Labate), ho potuto sovrascriverci: questo grazie al cinema, alla transcrittura del linguaggio cinematografico", prosegue Celestini, che ha incontrato la stampa italiana nella terrazza Nastro Azzurro del Lido di Venezia. Mentre la Sansa, che interpreta la Marinella di cui il Nicola/Ascanio è innamorato, sottolinea: "Mi sono abbandonata ad Ascanio, lavorando con grande leggerezza su una donna semplice, fedele allo stereotipo: provincia, lavoro, sogni comuni".
E di "leggerezza" parla pure Tirabassi, che evidenzia "una messa in scena più vicina al teatro che al cinema" e sul suo personaggio aggiunge: "E' un malato di mente, ma gli abbiamo levato tutti i tic: in qualche momento, io e Ascanio sembravamo Totò e Peppino…".

Niente di strano. In fondo anche senza levare i tic, negli ospedali psichiatrici si trovano ieri come oggi  personaggi di straordinaria umanità, con le loro maschere di sofferenza scolpite sul volto, ma capaci anche di guizzi creativi e slanci di vitalità fatti di risate, amicizie, amori…
La differenza tra ieri e oggi, semmai, è che oggi sappiamo che i guizzi e gli slanci possiamo renderli sempre più frequenti e costanti con le cure, gli stimoli e gli ambienti giusti. Che poi sono gli ingredienti che servono a tutti, malati o sani, giovani o vecchi, per essere felici.

Con questi ingredienti, chiude infatti, Celestini "Non abbiamo fatto una merendina che piace a tutti, ma una crostata che soddisfaceva il mio gusto. Comunque, non è tanto un film sulla pazzia quanto sul disagio, sulla disistima che riguarda tutti. Per questo non credo che sia un film di nicchia ma un film per tutti".

Fonte: Adnkronos/Cinematografo.it
 

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