«Senza tacchi» la moda è nuda

RCS Libri ci riprova. Dopo il successo ottenuto l’anno passato con Silvia Avallone e il suo romanzo “Acciaio” edito dalla casa editrice Rizzoli, anche questo anno punta su una giovane scrittrice esordiente. La scelta è caduta su Francesca Lancini, nome e volto già noto al grande pubblico ma certo non nella veste di scrittrice che Bompiani ha confezionato per lei, concedendole il lusso di pubblicare il suo romanzo d’esordio “Senza tacchi“. Francesca, infatti,  non è la tipica ragazza col pallino della scrittura che ha trascorso i primi anni della sua giovinezza tra concorsi letterari e rifiuti da parte delle case editrici, bensì una modella di grande fama che i suoi primi passi nel modo adulto ha cominciato a muoverli sotto il flash dei riflettori e delle macchine fotografiche.

L’AUTRICE. Nata a Palazzolo, in provincia di Brescia, 27 anni fa, si è dedicata assiduamente al tennis fino a 18 anni. Poi la svolta con l’ingresso nel mondo della tv come schedina nel programma televisivo “Quelli che il calcio” e della moda che l’ha portata a  sfilare per Thierry Mugler, Mariella Burani, Rocco Barocco, Gattinoni… Lungimirante o, forse, già annoiata da questo mondo, comincia a studiare  recitazione per cui partecipa presto anche a film per la televisione (la fiction «Madame» con Nancy Brilli), cortometraggi, video musicali, spot pubblicitari e film (in «Ocean’s Twelve», al fianco di George Clooney). Finché, nel 2006, fa il «grande salto», finendo dritta dritta sul palcoscenico del Teatro Ariston, dove Giorgio Panariello conduce il Festival di Sanremo. Le viene affidato il compito di presentare la categoria «donne». È fatta! A questo punto ti restano poche possibilità: o hai un successo clamoroso per cui tutti ti cercano per farti fare di tutto di più tra piccoli e grandi schermi, o finisci nel dimenticatoio, in attesa che qualcuno ti chiami per un reality in un’amena località selvaggia in mezzo all’oceano. Lei ha scelto la terza, quella che di solito non si sceglie a un passo dal raccogliere i frutti del successo, a meno di non esserci costretti: reinventarsi e rinascere in un nuovo ruolo. E così eccola qua, nella veste di scrittrice. Rigorosamente “Senza tacchi“.

Da maliziosi si potrebbe dire che a Francesca Lancini è stata data la grande possibilità che sognano altre migliaia di aspiranti scrittori, solo perché il suo nome e la frequentazione col mondo della moda e dello spettacolo faranno da traino al libro. Sarà. Ma si sarebbe un po’ ingiusti a non riconoscerle il merito di aver almeno studiato per fare questo mestiere. Tra match, backstage e set cinematografici ha trovato, infatti, pure il tempo per studiare e laurearsi. E per questa sua opera prima, che inaugura anche la nuova collana “pop” della casa editrice Bompiani, nata con l’obiettivo di creare uno spazio in cui parlare del mondo contemporaneo e delle contraddizioni che lo caratterizzano, qualcuno parla di romanzo di formazione dell’era moderna, un misto tra il «Il giovane Holden» e «Il Diavolo veste Prada», di cui si può già sentire il profumo di “caso letterario” dell’anno. E suvvia, non esageriamo.

IL ROMANZO. Titolo e contesto del romanzo sono quelli giusti per attrarre schiere di ragazzine e più attempate fashion victim, nonché curiosi a caccia di intrighi, segreti e bugie nelle coorti dei re della moda. E, in effetti, chi cerca questo troverà pane per i suoi denti, perché Sofia Martini, la protagonista di Senza tacchi, è una venticinquenne, figlia della borghesia milanese che, facendo la modella, raccoglie in sé i desideri di migliaia di ragazze della società contemporanea. Ma ha pure una laurea in tasca e un’insopprimibile passione per la lettura che mal si conciliano col mondo frivolo e superficiale della moda, tanto da renderla ben presto insofferente e spietatamente critica verso tutto ciò che gli appartiene. Un quasi alter ego dell’autrice, a parte il fatto che la Lancini è laureata in Scienze e tecnologie della comunicazione  e non in Lettere moderne come la protagonista. E, come Francesca, anche Sofia ha casa a Milano. C’è dunque perfino una certa vena autobiografica, che non guasta per chi è a caccia di pettegolezzi di prima mano e per scatenare curiosità, sogni e fantasie nei più disparati lettori.
 
Per il resto c’è la storia.

Sofia odia il suo lavoro e si racconta un sacco di bugie. La sua vita è tutto un pullulare di personaggi surreali. Ci sono i genitori anaffettivi, la sorella Ginevra, sedicenne cinica e colta, Gian Alfonso, praticante avvocato, Alessandro, fotografo e amore irrisolto, e Paolo il libraio maledetto, suo unico vero amico. Ma, soprattutto, ci sono loro, le modelle. Un groviglio di personalità deviate, inutili, stanche, affamate e pericolose.
Per fortuna Sofia decide di partire. Ancora per lavoro, ma con approccio diverso: la sua inquietudine la porterà a fare quello che sarà un vero e proprio viaggio di formazione. Milano, Miami, Barcellona … sono le tappe del suo cambiamento, scandito da una vita frenetica tra set fotografici, passerelle e incontri surreali. Sofia gira intorno a se stessa cercando sempre di sfuggirsi. Perché, se riuscisse a prendersi, dovrebbe lasciar cadere tante cose inutili che le danno sicurezza: gli uomini, i flash dei fotografi e la sua involontaria bellezza. Perché Sofia Martini è cattiva e ironica, e il suo occhio implacabile si posa con la stessa precisione sul suo animo, su un corpo maschile e sulla stupidità dei tanti che incontra. Sofia si ribella alle frivolezze della moda, che è solo una manifestazione della malattia del momento: la superficialità. Urla l’importanza delle emozioni, combatte contro gli sguardi spenti e va in cerca di quelle risposte che, a volte, è difficile dare anche a se stessi.

Sofia viaggia, sfila, legge. Ma, soprattutto, descrive il mondo della moda con cattiveria e lucidità, per demonizzarne ogni luogo comune. «Senza tacchi», appunto, ma con piede fermo e sguardo duro per denunciare, attraverso Sofia, l’apatia e la superficialità che lo circonda. E non è che lo stile non sia quello giusto. La giovane Lancini si muove sulla pagina come se fosse su una passerella: detta il passo, calamita attenzione, lancia fendenti e scansa gli ostacoli, ancheggiando a passo deciso e incurante, con lo sguardo dritto e l’espressione tra l’indifferenza e il disgusto che solo le modelle sanno avere.

Ore 12. Le facce delle modelle sui composit appoggiati alle pareti guardano il tavolo dei booker. Volto espressionisti, cubisti, pop e surrealisti. Le immagini prendono forma quando i visi escono dalla carta fotografica e diventano muscoli sensibili, ma non tutti reagiscono agli impulsi, alcuni è meglio apprezzarli nella staticità, in cui rilasciano seduzioni patinate senza impegno. La tavola rotonda è una rappresentazione teatrale riscritta dagli eventi, uno spettacolo in divenire dove gli attori protagonisti non cambiano, sono le facce da composit a mascherarsi da comparse per scatenare l’inferno….

Inizia così la sua traversata tra i dannati variamente spalmati nei gironi infernali della moda. E sembra di vederla mentre infila le parole, una dietro l’altra per tracciarne il profilo. Non che ci sia molto da dire. Sono personaggi vuoti, evanescenti, fatui come il fuoco ferale. C’è la modella straniera che non capisce nessuna lingua a parte la sua. Quella che non capisce nemmeno quella. La fusa dal fuso che sbaglia abbigliamento e la tipa ancora più fusa che per dirle “vestiti, fa freddo”, (ma ce n’era bisogno?), le mostra la temperatura su Google. C’è la platinata che ha bisogno del navigatore anche per trovare il cervello, il palpeggiatore che basta respirino e la trentenne che lascia fare perché ha trent’anni ma non vuole invecchiare, il talent scout senza scrupoli che irretisce nuove leve minorenni e la tipa che alle stesse “suggerisce” mastoplastiche additive per aumentare la taglia di reggiseno. L’anoressica perennemente a dieta che, centimetro alla mano, divide il mondo in passabilmente magri e disgustosi a cui “suggerire” rimedi dell’ultimo minuto. E l’immancabile “gay nemico del genere femminile con il linguaggio tipico degli uomini che si sentono donne: un misto irritante di  avverbi, anglicismi e incertezze lessicali” che istruisce modelle adolescenti. Neanche fosse una catena di montaggio dove ogni dannato è anche carnefice creatore di nuovi dannati. E in tutto questo c’è lei, la protagonista. L’unica che sotto la maschera ha qualcosa e ha voglia di dirlo. O meglio, ha voglia di dire che lei ha qualcosa e gli altri no. Ma poi che cosa vorrebbe dirci che già non sappiamo? Perché il diavolo vestirà anche Prada, ma, a leggere la Lancini, sotto è brutto esattamente come lo si dipinge. Senza tacchi la moda è nuda. Nel senso che non c’è più molto da scoprire. E allora perché scriverlo?!

Il romanzo è un concentrato di tutti gli stereotipi che abbiamo sulla moda. E tutti ben in vista fin dalle prime pagine. Certo, magari la moda è davvero così e l’Autrice, che in fondo questo mondo lo conosce bene, non ha fatto altro che tracciarne un quadro realistico. Però a me le cose che dicono esattamente quello che ti aspetti non convincono mai del tutto. Se l’originalità sta nel fatto che una modella finalmente ha cuore e cervello, e sa pure usarli per ribellarsi al sistema e alla sua superficialità, mi domando perché non usarli anche per pensare che forse, nello stesso odiato mondo, come siamo nati noi così unici e speciali, potrebbe essere nato anche qualcun altro.

Senza tacchi” sarà un successo? Molto probabilmente. E in fondo glielo auguro: il suo stile mi piace, è perfetto per il mondo che vuole descrivere. Ma, appunto, va bene per la moda… l’aspetto con un nuovo lavoro prima di giudicarne il talento assoluto. A meno che per la sua prossima esperienza non voglia propinarci “Senza pelle“, l’unico seguito possibile, visto che non c’è più molto altro da levare.

Lascia un commento

Festeggia la festa della donna al Milano Shiseido Beauty Science Institute Tokyo

Prolattina: sintomi e trattamento efficace negli uomini

Leggi anche
Contentsads.com