Sincronizziamoci!

Suonare e ballare insieme sincronizza non solo i movimenti e le azioni ma anche i comportamenti e gli atteggiamenti mentali e perfino le onde cerebrali degli esecutori.
Lo hanno scoperto in modo indipendente uno dall'altro due gruppi di ricercatori, studiando alcuni artisti impegnati in performance di gruppo o di coppia.

Dalla ricerca condotta alla Stanford University, in California, è emerso ad esempio che eseguire attività allunisono come ballare, cantare o marciare, crea un maggior senso di lealtà verso gli altri e di rispetto delle norme condivise dal gruppo.
Nell'articolo pubblicato dagli autori su Psychological Science si legge che è come se queste attività esercitassero una sorta di controllo mentale sugli individui coinvolti.
«Ci fanno sentire parte di un qualcosa più grande, e il benessere di tutti viene percepito come importante per il proprio benessere individuale», spiega Scott Wiltermuth, primo firmatario dello studio che, insieme ai colleghi ha seguito per l'occasione 96 volontari divisi in quattro gruppi.
Dopo aver dato a ogni gruppo un compito preciso – ascoltare l'inno del Canada e cantarlo a voce bassa, cantare tutti insieme, cantare e ballare insieme, o ascoltarne in cuffia versioni diverse, ballando e cantando di conseguenza in modo diverso – i ricercatori hanno fatto rispondere a un breve questionario, e successivamente svolgere un gioco di gruppo che misurava le aspettative di cooperazione.

Si è così potuto osservare che i partecipanti nelle condizioni sincrone cooperavano di più, e si fidavano maggiormente dei propri compagni.
Ovviamente, la scelta dell'inno canadese per un campione di statunitensi serviva a valutare se la sincronia potesse indurre cooperazione anche quando la musica non appartiene culturalmente al proprio gruppo.
I ricercatori fanno però osservare che il fenomeno osservato potrebbe spiegare il motivo per cui i governi autoritari usano marce, canti organizzati e quindi anche inni per instillare nelle folle la devozione verso la loro causa.

Una ricerca tedesca pubblicata invece su BMC Neuroscience ha dimostrato, invece, una sincronizzazione delle onde cerebrali in coppie di chitarristi impegnate a suonare lo stesso brano, a livello di alcune aree cerebrali, in particolare.
Analizzando l'attività elettrica cerebrale in 8 coppie di chitarristi, invitati a suonare per ben 60 volte una breve melodia jazz fusion, i ricercatori del Max Planck Institute for Human Development hanno infatti potuto verificare che quando due musicisti suonano assieme avviene una sorta di sincronizzazione delle loro onde cerebrali, specialmente a livello delle regioni parietale, temporale e frontale.

Lo stesso effetto, secondo i ricercatori è possibile notarlo, anche se in misura minore, quando un musicista viene sottoposto all'ascolto del regolare battito di un metronomo. "La perfetta coordinazione dei movimenti dei musicisti di una band si riflette anche nell'andamento delle loro onde cerebrali", ha dichiarato il professor Ulman Lindenberger, tra i responsabili dello studio.
E forse è anche a questo che servono le poche note di prova che gli artisti delle band eseguono prima di ogni concerto, a sintonizzare le loro onde cerebrali, oltre che ad accordare i diversi strumenti.

In ogni caso gli esseri umani dimostrano di essere in grado di sincronizzarsi tra loro attraverso l'arte.
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