Televoto dunque sono. Al Festival vince il pubblico delle cartine… telefoniche!

Paolo Bonolis rianima il Festival di Sanremo. La vittoria di Marco Carta stacca la spina.
Sia ben chiaro! Non è che “La forza mia” sia una brutta canzone, ma da una gara canora ti aspetti che escano talento, grazia, forza, passione, impegno e duro lavoro. Queste cose in Marco Carta non le vedevo quando era studente ad Amici, la trasmissione nata come talent show, ma ormai ring dove vince chi urla e picchia più forte, e non le vedo ora che è vincitore del Festival di Sanremo, del Festival della canzone italiana.  

Ha deciso il pubblico e, come direbbe qualcuno, il pubblico è sovrano.

Sì, ma solo se televota.
Se in tempi di crisi non si accontenta di quel voto che gli darebbe voce, ma ha il coraggio di buttare soldi in schede telefoniche per essere sicuro che sia proprio il suo voto a prevalere sulle voci – pardon – sui voti degli altri.

E va bene se lo fanno i manager dei televotati. Per loro è un investimento, un sacrificio iniziale che poi rientrerà con gli interessi. Fin che ce l’hai questo capitale iniziale tutto va bene.
Eticamente scorretto, ma è la dura legge del commercio: chi ha più soldi e sa come investirli, vince.
In fondo ieri sera, sul palco dell’Ariston, Marco Carta, più prodotto commerciale che non figlio di una tv commerciale, è stato premiato alla presenza di Paolo Bonolis che nella tv commerciale c’è nato e cresciuto e Maria De Filippi che nella tv commerciale è la regina.
Il trionfo della tv commerciale. Ma le ragazzine e gli adolescenti che che lo fanno coi soldi di mamma e papà? Dov’è l’etica?

E soprattutto dov’è in tutto questo la canzone? Dov’è il bel canto che nei giorni scorsi ci eravamo quasi illusi di poter trovare all’Ariston, quando finalmente le discussioni erano tornate su musica, testi, libertà degli artisti anziché i vari punti auditel presi o persi e il gossip di bassa lega? Mistero, ma poi nemmeno molto. I ragazzini e il popolo sono in crisi di identità e non sanno più come autoaffermarsi. Ma si illude che possedere un cellulare e una scheda telefonica possa farlo diventare padrone del mondo. Una volta avevano provato a convincerci che bastava un telecomando. Ora se non è interattivo e attaccato alla linea telefonica non serve più a molto.
Durerà più Marco Carta o il cellulare?

Domanda difficile. Per ora l’unica nota positiva in tutto questo è che per una volta, dopo tanti anni, potremo finalmente vedere che il vincitore del Festival, trionfa anche nelle classifica di vendita dei dischi.

Un’unica richiesta.
Visto che ormai è certo che l’anno prossimo il Festival si farà ancora, vorrei che il presentatore o la presentatrice non entrassero nelle case degli italiani dicendo “Signori e signore buona sera”, ma un molto più coerente “tele votati e tele votanti buonasera”.

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