Ti racconto il mio ospedale: il ricovero e la cura vista dalla parte dei bambini

In ospedale non vorremmo vederci nessuno, men che meno i bambini. Eppure, purtroppo, capita. Problemi semplici o complessi, poco importa: vivere l'esperienza del ricovero non è mai facile per i pazienti e i loro familiari, figuriamoci quando il malato è un minore.

Tuttavia, proprio dai bambini potrebbero venire indicazioni interessanti riguardo alle problematiche legate al ricovero e utili suggerimenti per risolverle e imparare a prevenirle.

Come? Attraverso l'arte in quanto forma espressiva che consente meglio di altre di superare quella barriera comunicativa tra chi sta vivendo un momento difficile e chi per sua fortuna sta bene.

È quello che hanno fatto gli psicologi Federico Bianchi di Castelbianco, Michele Capurso e Magda Di Renzo che nello svolgimento della loro ricerca, i cui esiti sono riassunti nel libro Ti racconto il mio ospedale (Edizioni Scientifiche Magi, 2007), hanno "scelto di ascoltare direttamente i bambini, andandoli a incontrare nel luogo di cura. Le forme espressive di grande libertà – il disegno, la scrittura, la poesia – accompagnate dalla ricerca di amicizie, dal gioco e, soprattutto, dall'ascolto empatico da parte degli adulti, hanno consentito ai bambini di rivelare i loro sentimenti".
Gli obiettivi e le possibili ripercussioni di questa indagine non sono poi molto difficili da comprendere. "Le risposte emotive del nucleo familiare, le modalità di erogazione della cura e le caratteristiche del luogo in cui si affronta il processo di guarigione, viste e narrate con gli occhi dei bambini malati, – scrivono infatti gli autori – ci consentono di vedere sotto una luce nuova alcune delle problematiche connesse all'ospedalizzazione in età pediatrica.
Oltre a offrire concreti spunti formativi e nuove conoscenze per aiutare quanti operano nell'ambito della malattia pediatrica e della relazione di aiuto, i risultati di questa indagine hanno valenze riferibili a tutto il mondo dell'infanzia.
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"Emerge con chiarezza che quando il bambino ha l'opportunità di esprimersi, impara ad avere meno paura del proprio mondo interiore e riesce a far fronte anche ad eventi eccezionali e ad emozioni penose. Ogni volta che interviene attivamente su decisioni che lo coinvolgono, si abitua a fare altrettanto anche nelle situazioni ordinarie, imparando l'importanza della partecipazione attiva nella società in cui vive.
La capacità di far sentire la propria voce in modo costruttivo di fronte a un problema diventa così uno strumento inestimabile nel suo processo di crescita.
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E se l'arte, in qualsiasi sua forma, aiuta a dare corpo e forza a questa voce, ben vengano tutti i tentativi degli adulti di mettere i bambini nelle condizioni di fare arte.

Federico Bianchi Di Castelbianco, psicologo, psicoterapeuta dell'età evolutiva, direttore e responsabile del Servizio di Diagnosi e Valutazione dell'Istituto di Ortofonologia, Roma. Promotore e conduttore di molteplici ricerche nell'ambito della psicodiagnosi e psicoterapia, dei disturbi d'apprendimento e della sordità. Autore, coautore e curatore di numerose pubblicazioni, tra cui Il Test di Wartegg nell'età evolutiva (1996), Psicopatologia e sordità (1997), L'insegnante di fronte all'handicap (1997), Sante de Sanctis (1998), Le interazioni nella classe (1999), Vivere bene la scuola (2000).

Michele Capurso, laureato in Pedagogia, svolge l'attività di ricercatore in Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Perugia. Già impegnato nelle attività scolastiche presso un reparto di oncologia pediatrica e nei diversi stage di formazione negli ospedali pediatrici italiani e statunitensi, oggi si occupa della direzione e del coordinamento delle attività formative per l'Associazione «Gioco e Studio in Ospedale» di Genova. Membro eletto nella «Board of Directors» della Federazione Europea dei Pedagogisti Ospedalieri (H.O.P.E.), è autore e coautore di numerosi scritti inerenti la psicologia dell'educazione, tra cui il volume La casa delle punture.

Magda Di Renzo, laureata in Filosofia e in Psicologia, analista junghiana, membro del cipa (Centro Italiano di Psicologia Analitica) e dell'iaap (International Association for Analytical Psychology). Responsabile del Servizio di Psicoterapia dell'Infanzia e dell'Adolescenza dell'Istituto di Ortofonologia di Roma, dirige il Corso Quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia dell'Età Evolutiva a indirizzo psicodinamico. Autrice e coautrice di numerose pubblicazioni, tra cui Il movimento disegna (1996), Un approccio terapeutico al balbuziente (1996), Il colore vissuto (1998), Sante de Sanctis (1998), La psicologia del colore (2000), Vivere bene la scuola (2000), Fiaba, disegno, gesto, racconto (2005).

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