Tutte le verità sulla respirazione

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer
 

Nel mondo del fitness è uno dei temi più scottanti, ed uno degli argomenti interpretati nei modi più svariati e bizzarri. Quando si parla di respirazione, se ne fanno e dicono di tutti i colori…

Sulla respirazione sono stati scritti libri interi. In palestra o durante la corsa – o in bici, o sugli sci – ciascuno sembra possedere un suo segreto respiratorio. E parecchi istruttori in palestra non si adoperano certo per far luce sull’arcano.

Esistono pochi casi nei quali la respirazione deve assumere un ritmo particolare, o un andamento specifico. I più eclatanti sono le attività acquatiche (nuoto, sincronizzato, immersione in apnea) ed il sollevamento pesi.
Nell’acqua, per ovvi motivi e ad esclusione del nuoto a dorso, la respirazione dev’essere sincronizzata con le bracciate (o coi tempi di immersione). Nel sollevamento pesi (non il bodybuilding, parlo proprio della pesistica olimpionica) si utilizzano in certe fasi dell’esercizio l’inspirazione forzata e l’apnea per aumentare la tenuta della colonna vertebrale sottoposta a carichi elevatissimi, spesso di diversi quintali.
Anche nel tennis, a dire la verità, si ricorre spesso allo stesso trucco, ma è meno importante.

Nella stragrande maggioranza delle attività di performance è stato visto che i risultati migliori si ottengono quando la respirazione non viene forzata ad assumere ritmi o andamenti cadenzati, ma viene lasciata libera (a condizione che si sappia respirare, è ovvio!)

La cosa secondo me più importante da sapere è che respirare non ha solo a che fare col riempire e svuotare i polmoni, ma ha implicazioni neurologiche, cinetico-strutturali, psicologiche ed energetiche che possiamo sfruttare a nostro vantaggio. Restate in campana 😉

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