Un occhio con lo zoom

È una microtelecamera grande quanto una monetina da cinque centesimi di dollaro che potrebbe rivoluzionare le tecniche di endoscopia, la robotica e i sistemi di visione notturna e, cosa per nulla trascurabile, è pure economica. A renderla innovativa e davvero speciale è l’avere in sé le caratteristiche prodigiose dell’occhio umano mixate a quelle di una potente reflex. Il piccolo gioiellino di tecnologia “rubato” alla natura è stato costruito dai ricercatori della Northwestern University e della University of Illinois (Usa), che ora ne svelano i segreti sulle pagine dei Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).

Come detto, il dispositivo mima il funzionamento dell’occhio, ma lo supera in efficienza perché aggiunge la possibilità di ingrandimento, con un particolare zoom ottico da 3,5x. A conferirgli la capacità di ingrandimento non è, infatti, il complesso sistema di lenti comune a tutte le altre telecamere, ma la flessibilità del sistema di messa a fuoco e rilevamento delle immagini.

OCCHIO vs FOTOCAMERA: IL DIVERSO COMPORTAMENTO DELLE LENTI. Il cristallino che si trova nell’occhio e che tanto fece dannare Leonardo, è una lente convergente di forma biconvessa che focalizza i raggi luminosi sulla retina. Mentre in una macchina fotografica il fotografo mette a fuoco l’immagine variando la distanza focale fra lente e pellicola, nell’occhio la distanza tra il cristallino e la retina rimane fissa. L’occhio mette, infatti, a fuoco a distanze variabili con una strategia diversa: il cristallino ha la capacità di modificare continuamente la sua forma e di variare la sua curvatura in modo da aumentare o diminuire il suo potere di convergenza. Questo processo dinamico così particolare, meglio conosciuto come accomodazione è regolato da un anello di fibre muscolari disposte intorno al cristallino chiamato corpo ciliare. Quando l’occhio guarda un oggetto in lontananza il cristallino si appiattisce e diminuisce la sua curvatura. Al contrario quando guarda un oggetto vicino diventa più convesso ed aumenta la sua curvatura.
L’invecchiamento fa perdere sia al cristallino che al corpo ciliare il potere di accomodazione cosicché si diventa presbiti e non si è capaci di leggere a 30 cm. In questo caso si ricorre alla correzione con lenti per vicino, bifocali o multifocali.

EYEBALL CAMERA. Per la sua peculiarietà di usare una lente che funziona come un cristallino umano la microtelecamera dei ricercatori americani è stata soprannominata, non a caso, “eyeball camera” per la forma emisferica che ricorda l’occhio a una sola lente, affiancato però da un sistema di minuscoli foto-rivelatori (sensori). Entrambi questi componenti fondamentali poggiano su membrane flessibili, capaci di cambiare forma grazie a un sofisticato sistema idraulico. Lente e sensori si trovano, infatti, sopra camere riempite d’acqua. Variando in sincronia la pressione dell’acqua in questi due spazi attraverso l’uso di una siringa collegata alla videocamera, si possono far assumere a rivelatori e lente, inizialmente piatti, forme concave o convesse. In questo modo si hanno l’ingrandimento e la messa a fuoco dell’immagine, nonché il potenziamento delle capacità delle normali reflex in quanto un sensore curvo (come la retina dell’occhio) ha un campo visivo più ampio rispetto a uno piatto.

Come in ogni altri tele o microtelecamera, le informazioni raccolte sono inviate infine a un computer che elabora le immagini.

Questo post partecipa all’edizione #16 del Carnevale della Fisica che si terrà il 28 febbraio sul blog di Paolo Pascucci, Questione della decisione. Il tema scelto per qusto nuovo appuntamento è “Oscurità e luce“.

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