Una buona attività aerobica – Commenti tecnici alla tabella – 1

di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer
 

Vediamo alcune caratteristiche tecnicamente interessanti della tabella presentata la volta scorsa.
Innanzitutto, quando si inizia a fare un’attività fisica consiglio di cominciare con una quantità bassa, inferiore a quanto si potrebbe effettivamente fare. Ci sarà tempo per aumentare il lavoro nelle settimane che seguono… Essere pieni di dolori il giorno dopo non è per forza segno, come si diceva una volta, “che i muscoli hanno lavorato”…

Il “segnale” del dolore del giorno dopo (che alcuni chiamano DOMS, dall’inglese delayed onset muscle soreness) può avere significati molto diversi a seconda della vostra anzianità di pratica, del tipo di pratica e del tipo di allenamento che avete fatto; ma si può aver fatto un eccellente lavoro allenante senza avere dolori del giorno dopo, che in alcuni casi possono anche essere segno di inutili danni muscolari. Anzi, solitamente un atleta allenato non ha il giorno dopo alcun dolore, a meno che non abbia esagerato o non abbia affrontato intensamente qualche nuovo esercizio.
Soffrire per guadagnare una settimana di lavoro, dunque, non ha molto senso, soprattutto se il nostro obbiettivo è “stare bene”… 🙂

Notate anche che l’incremento della quantità o dell’intensità della pratica non è continuo, ma “a blocchi”: non (ad esempio) un minuto in più ogni giorno, ma tre minuti in più, tutti insieme, ogni tre giorni. Alcuni preparatori fanno scelte diverse, io ritengo questa soluzione più funzionale ed efficace.

Ancora, nella tabella proposta non si passa ad una fase più evoluta fino a che non sia stato raggiunto l’obbiettivo tecnico previsto (ad esempio fare quattro uscite settimanali a passo veloce): se serve più tempo, prendetevelo!
Avrete notato anche che io incoraggio lo sportivo a fare delle scelte: “se non ve la sentite aspettate”, “se un giorno non volete uscire rimandate”… questo atteggiamento è contrario ai… codici ottocenteschi su cui si basa il nostro immaginario di “fare attività” o di “mettersi in forma”, ma secondo me è quello più idoneo ad un concetto di benessere evoluto: innanzitutto perché si ascolta il proprio stato del momento, che può variare da un periodo ad un altro (non siamo macchine, ovviamente); ma soprattutto perché è bello e giusto che siamo noi, giorno per giorno, a decidere cosa fare della nostra vita e della nostra fatica, senza sentirci sottoposti ad una sorta di autorità superiore che ci sorveglia, pronta a punire la nostra eventuale mancanza di applicazione!

Continuiamo la prossima volta.

Imagine courtesy 3fitness.com

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