Una rete di assistenza contro la dislessia

E' con piacere, visto l'interesse suscitato e le testimonianze lasciate in un precedente post sulla dislessia, che vi annuncio un'iniziativa interessante e utile.
Cittadinanzattiva e Associazione italiana dislessia (AID) hanno deciso di unire le loro forze e fare fronte comune per i diritti di un milione e mezzo di cittadini che, nonostante le circolari ministeriali già sistenti per facilitare il loro apprendimento, continuano ad essere discriminati.

Insieme chiedono più tutele a scuola, in sanità e sul lavoro.

"Accrescere i diritti di circa un milione e mezzo di cittadini dislessici, di cui 350 mila dai 6 ai 18 anni, per garantirne maggiore tutela a scuola, nella sanità e sul lavoro." È questo, infatti, l'obiettivo dichiarato dell'accordo fra AID e CittadinanzattivaGiustizia per i diritti che metterà a disposizione dei dislessici la sua consolidata rete di assistenza e consulenza legale.

Basta contattarli per telefono allo 06.36718484, o per email a [email protected]

Insomma quando lo Stato latita i cittadini si organizzano. Ma è possibile che dobbiamo sempre pensarci noi? Oggi in Italia i dislessici sono il 4-5 per cento della popolazione, cioè un milione e mezzo di persone, di cui 350 mila dai 6 ai 18 anni, dunque ragazzi che frequentano la scuola. I bambini e gli adolescenti con Disturbi specifici di apprendimento-DSA (dislessia, disortografia e disgrafia, discalculia) sono ragazzini con un'intelligenza pari o superiore alla media, ma lenti nel leggere, nello scrivere, a volte con difficoltà nell'eseguire calcoli.

Malgrado esistano note e circolari ministeriali che prevedono strumenti per facilitare il loro apprendimento e una valutazione adeguata delle prestazioni, i dislessici sono spesso discriminati. A scuola, dove per colpa delle loro difficoltà, vengono accusati di essere fannulloni, di non studiare, o essere stupidi. Nella sanità, dove per carenza di personale specializzato, attendono anni prima di avere una diagnosi e un trattamento di riabilitazione logopedica (efficace solo entro il ciclo delle elementari). Nei concorsi pubblici dove non viene concesso loro l'uso del computer per scrivere e tempi più lunghi per l'esecuzione delle prove.

I rischi sono depressione e perdita di autostima, ma anche abbandono scolastico e un futuro di marginalità sociale. Da anni l'AID si batte per una normativa che dia ai ragazzi la facoltà di usare strumenti compensativi, come il Pc o la calcolatrice a scuola, e strumenti dispensativi (compiti ridotti, niente lettura ad alta voce o copiatura dalla lavagna, privilegio delle interrogazioni orali rispetto alle prove scritte).

Qualche passo in avanti è stato fatto: come vi avevo detto nell'altro post, oggi esiste un regolamento per una diversa valutazione dei dislessici, contenuto nella legge Gelmini del 30 ottobre 2008, e la Commissione Istruzione del Senato ha appena approvato all'unanimità in sede deliberante un disegno di legge bipartisan sulla dislessia, che passa ora all'esame della Camera.

Ma ancora tanto resta da fare soprattutto sul piano della tutela legale, in sede amministrativa e civile, per questi soggetti deboli.
Di questo si è discusso nell'ambito del XII Congresso nazionale dell'Associazione Italiana Dislessia "DSA: opportunità e diritti negati", che si è tenuto a Taranto a fine maggio (nel Salone di rappresentanza della Provincia, in via Anfiteatro 4), dove magistrati, avvocati, sociologi, neuropsichiatri, esperti dell'infanzia, del mondo della scuola, rappresentanti dell'Unicef e di Cittadinanzattiva-Giustizia per i diritti, si sono confrontati sulla tutela dei dislessici da attuare anche attraverso ricorsi legali per l'eventuale danno ricevuto.

Preferirei non ne aveste bisogno, ma viste le testimonianze che mi avete lasciato e comunque nel caso, sappiate che c'è questa possibilità.

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