Argomenti trattati
La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune che colpisce il sistema nervoso centrale, portando a sintomi variabili e spesso debilitanti.
Recentemente, la pubblicazione su The Lancet Neurology ha introdotto nuovi criteri diagnostici, noti come criteri McDonald, che promettono di rendere la diagnosi di questa condizione più veloce e accurata. Queste modifiche sono il risultato di importanti progressi scientifici e offrono una maggiore comprensione della malattia.
I criteri McDonald aggiornati consentono ora di diagnosticare la sclerosi multipla anche in presenza della Sindrome Radiologicamente Isolata (RIS). Questa condizione si verifica quando le immagini della risonanza magnetica mostrano lesioni alla sostanza bianca del cervello, ma il paziente non presenta sintomi clinici evidenti.
Grazie a questa novità, i medici possono intervenire prima, migliorando il decorso della malattia e aumentando le possibilità di un trattamento efficace.
Un altro cambiamento significativo riguarda la necessità di dimostrare che le lesioni siano emerse in momenti diversi, noto come disseminazione nel tempo (DIT). Con i nuovi criteri, è sufficiente identificare lesioni in almeno due delle cinque aree principali del sistema nervoso centrale, facilitando così la diagnosi.
Il nervo ottico, che può essere analizzato tramite tomografia a coerenza ottica (OCT) per misurare il suo spessore, è ora considerato un’area diagnostica fondamentale.
Un’ulteriore novità riguarda l’introduzione dell’analisi delle catene leggere kappa (kFLCs) nel liquido cerebrospinale. Questa analisi rappresenta un passo avanti nella comprensione della malattia e nella sua diagnosi. Per i pazienti sopra i 50 anni con fattori di rischio vascolare – come ipertensione, diabete o colesterolo alto – sono raccomandati criteri aggiuntivi per garantire una diagnosi accurata e tempestiva.
Anche i bambini e gli adolescenti possono beneficiare di esami di laboratorio supplementari. Le nuove linee guida mirano a ridurre drasticamente il tempo medio di diagnosi, che nel 2001 era di circa quattro anni, mentre oggi è possibile arrivare a una diagnosi in pochi mesi. Questo è fondamentale, poiché una diagnosi precoce permette di avviare tempestivamente trattamenti efficaci, migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti.
Queste innovazioni sono il risultato del lavoro di un comitato internazionale composto da esperti provenienti da 16 paesi, che ha unito competenze multidisciplinari per migliorare la diagnosi della sclerosi multipla. Il gruppo ha tenuto in considerazione non solo i dati scientifici, ma anche l’importanza di ridurre l’incertezza e migliorare l’accesso alle cure per chi vive con questa malattia. L’aggiornamento è stato coordinato dall’International Advisory Committee on Clinical Trials in Multiple Sclerosis, che include diverse organizzazioni, tra cui l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM).
Attualmente, circa 2,8 milioni di persone nel mondo vivono con la sclerosi multipla, mentre in Italia il numero supera le 144.000. Ogni tre ore viene effettuata una nuova diagnosi di questa malattia, la quale è la principale causa di disabilità neurologica nei giovani adulti. La prevalenza è più elevata nelle donne rispetto agli uomini.
Il Prof. Mario Alberto Battaglia, presidente della fondazione AISM, sottolinea l’importanza di una diagnosi tempestiva: “Questi nuovi criteri sono un cambiamento significativo per la diagnosi della sclerosi multipla, poiché permettono un accesso più rapido alle cure, specialmente per i casi più gravi.” Inoltre, Paola Zaratin, Direttore della Ricerca Scientifica di AISM, evidenzia come ogni giorno perso nella diagnosi possa comportare una perdita di opportunità per prevenire la progressione della malattia.