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Nel panorama della salute pubblica italiana, il 2023 segna un anno critico per l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA).
Solo 13 delle 20 regioni italiane hanno rispettato gli standard essenziali previsti, evidenziando un divario significativo tra le diverse aree del paese. In particolare, le regioni del Sud, come la Puglia, la Campania e la Sardegna, si trovano in una situazione di promozione. Tuttavia, il contesto generale rimane preoccupante, con otto regioni che hanno registrato un peggioramento rispetto all’anno precedente. Questo scenario invita a riflettere sull’efficacia del sistema sanitario e sull’accesso ai servizi essenziali da parte della popolazione.
Il monitoraggio dei LEA, condotto dal Ministero della Salute attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia, offre una valutazione basata su indicatori CORE suddivisi in tre macroaree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. Ogni regione deve raggiungere un punteggio minimo di 60 su 100 in tutte e tre le aree per essere considerata adempiente. Tuttavia, l’analisi della Fondazione GIMBE mette in luce un quadro complesso, in cui il divario Nord-Sud emerge in modo chiaro.
Solo tre regioni meridionali rientrano tra le 13 promosse, mentre le performance di regioni come la Liguria e la Basilicata hanno registrato un netto calo, compromettendo la loro capacità di garantire assistenza adeguata.
Il punteggio totale rivela un divario ancor più marcato: tra le prime dieci regioni, sei appartengono al Nord. Questo solleva interrogativi sulla qualità dell’assistenza fornita e sulla necessità di una revisione delle politiche sanitarie che possano realmente affrontare le disuguaglianze territoriali.
La situazione attuale è allarmante: il divario tra le regioni è palpabile e si riflette non solo nei punteggi, ma anche nella qualità del servizio sanitario. Regioni come la Calabria e la Valle d’Aosta, pur raggiungendo la soglia di sufficienza, mostrano un marcato squilibrio nelle prestazioni offerte. Cartabellotta, presidente di Fondazione GIMBE, sottolinea che una sanità efficace deve garantire qualità non solo in ospedale, ma anche sul territorio.
La frammentazione dei servizi e la carenza di integrazione tra le diverse aree assistenziali contribuiscono a una percezione di inefficacia del sistema.
Per esempio, la Campania e la Sardegna, che hanno visto un miglioramento quest’anno, dimostrano che interventi mirati possono produrre risultati. Tuttavia, l’analisi di Fondazione GIMBE indica che la semplice distinzione tra regioni adempienti e inadempienti non è sufficiente. È fondamentale considerare i punteggi complessivi e le performance in specifiche aree per avere un quadro più chiaro della situazione.
Il 2023 segna un campanello d’allarme: la riduzione delle performance in regioni storicamente solide come Lazio e Lombardia mette in evidenza la fragilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La disparità tra il Nord e il Sud non è solo un problema di numeri; è un tema di diritti fondamentali e di accesso equo alle cure. La richiesta di Fondazione GIMBE per un ampliamento del numero di indicatori utilizzati nella valutazione dei LEA rappresenta un passo necessario verso una maggiore trasparenza e un’efficace misurazione della qualità dell’assistenza.
In conclusione, il sistema sanitario italiano necessita di una revisione profonda. È imperativo attuare interventi sistematici e strategici per garantire che ogni cittadino, indipendentemente dalla regione di residenza, possa accedere a cure adeguate e di qualità. Solo così si potrà realmente colmare il divario esistente e migliorare il benessere collettivo.