Arte scoperte: Ecco bottega di pittore più vecchia: ha 100mila anni

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Eccezionale scoperta dalle importanti implicazioni scientifiche.

Nel team anche un italiano. Scopri tutti i dettagli nel post.

Frammenti d’ocra, pestelli e macine di pietra, conchiglie usate come barattoli per la pittura, trovate ancora al loro posto, come erano state lasciate, migliaia di anni fa: è il laboratorio di un pittore più vecchio mai ritrovato finora.
100mila anni fa per l’esattezza secondo le stime dei ricercatori dell’università di Witwatersrand a Johannesburg che hanno effettuato la scoperta.

Il laboratorio si trova, infatti, nel loro Paese, il Sudafrica, ed è stato usato dallo sconosciuto pittore ante litteram per produrre e conservare l’ocra, il primo pigmento della storia.

Annunciata su Science, la scoperta ha rapidamente fatto il giro del mondo. Oltre che estremamente curiosa per i media, la notizia ha anche una certa rilevanza nel mondo scientifico e non solo per le implicazioni artistiche.

Scoperto nella grotta di Blombos, il laboratorio dell’Età della pietra contiene, infatti, eccezionalmente, tutti gli utensili per produrre l’ocra, come pestelli e macine di pietra.

Ma le due conchiglie di abalone, noto anche come orecchio di mare, in particolare “sono i più antichi contenitori finora scoperti nella storia dell’uomo” come ha raccontato l’italiano Francesco d’Errico, il ricercatore delle università di Bordeaux (Francia) e di Bergen (Norvegia) che ha collaborato col team di Johannesburg capitanato da Christopher Henshilwood per questa scoperta.

Una delle conchiglie era anche chiusa da un ciottolo che ha la stessa morfologia della conchiglia e che molto probabilmente aveva la funzione di coperchio.

Vi sono esempi più antichi di pezzi d’ocra con tracce di uso ma è la prima volta – ha proseguito l’esperto – che vengono trovati contenitori, residui di pigmenti e gli strumenti per produrli“. La cosa straordinaria, ha rilevato d’Errico, è che in questa grotta-laboratorio, tutto è rimasto come era: “l’artigiano che ha usato il kit l’ultima volta ha lasciato le conchiglie a pochi centimetri di distanza, il tutto è stato rapidamente coperto dalla sabbia portata dal vento nella grotta“.

Sui fondi delle conchiglie sono stati trovati dei residui di pittura: una mistura di colore rosso ottenuta miscelando polvere di ocra, midollo e carbone. Secondo i ricercatori il pigmento era prodotto per sfregamento dei pezzi di ocra su lastre di quarzite o frantumando schegge di ocra. Da questo processo si otteneva una polvere di colore rosso che veniva poi miscelata agli altri ingredienti. A questa miscela veniva poi unito un liquido (probabilmente urina o acqua) e grasso animale.

Fra gli strumenti è stato trovato anche un osso che era probabilmente utilizzato per mescolare e trasferire un po’ di miscela fuori dal guscio. È difficile, hanno rilevato gli esperti, immaginare l’uso che veniva fatto di questa pittura, probabilmente era usata dai primi Homo sapiens per dipingere i loro corpi o produrre rappresentazioni astratte o figurative. “Sappiamo ormai molto su come questa pittura veniva prodotta ma nulla su come era usata” ha osservato d’Errico.

Possiamo ipotizzare – ha aggiunto – che mescole di questo tipo erano usate nella preparazione delle pelli, per evitare il loro deterioramento, o per scopo simbolico“.

La valenza scientifica del ritrovamento non si ferma, però, solo agli aspetti archeologici e antropologici. La scoperta, secondo Henshilwood, suggerisce, infatti, che i primi uomini come noi avevano già una conoscenza elementare della chimica e la capacità di pianificazione a lungo termine, ossia di preparare e conservare, cruciale per l’evoluzione del pensiero.

Interesserà quindi anche gli amici del Carnevale della chimica e gli amanti delle neuroscienze.

Fonte: ANSA (foto: Science/AAAS)