Cartabellotta, “in Italia tubercolosi latente in aumento ma se ne parla poco”

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(Adnkronos) – "In Italia la tubercolosi latente è in aumento, ma se ne parla ancora poco.

L'infezione non dà sintomi e rappresenta un serbatoio importante che è fondamentale approfondire anche con strumenti di screening in popolazioni selezionate, per arrivare all'obiettivo dell'eradicazione anche nel nostro Paese". Così all'Adnkronos Salute il presidente di Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, in occasione della presentazione – oggi in Senato – della campagna 'La Diagnostica e la Prevenzione: Medicina, Istituzioni, Impresa, insieme per la salute dei cittadini', ideata e realizzata congiuntamente da Amcli Ets, Cittadinanzattiva, Federchimica Assobiotec e Diasorin.

"Di tubercolosi latente in Italia non si parla – rimarca Cartabellotta – Disponiamo di un sistema di notifica sui casi diagnosticati, ma non di un sistema di notifica ufficiale. Ci sono semplicemente delle simulazioni fatte da ricercatori internazionali, che stimano in Europa una prevalenza della Tbc latente intorno al 13-15% o più bassa rispetto ad altri Paesi, e soprattutto nelle persone più anziane, che ovviamente sono quelle che magari l'hanno acquisita in epoche pregresse e che ancora rimangono comunque dei serbatoi attivi che possono contagiare gli altri".

Da qui, secondo il presidente di Gimbe, l'importanza della campagna "perché pone l'accento su tutti quelli che sono gli strumenti diagnostici" che oggi "le tecnologie moderne mettono a disposizione sul fronte del corretto uso degli antibiotici, nel momento in cui si va a prescrivere e utilizzare test specifici che permettono di differenziare un'infezione batterica da una virale, e sul fronte degli screening raccomandati in gravidanza e, ovviamente, anche per la tubercolosi latente".

"I progressi della tecnologia devono essere messi a disposizione in maniera equa in tutte le regioni, in tutto il Ssn – precisa Cartabellotta – altrimenti credo che sia una sconfitta per la scienza quella di riuscire a fare i progressi che poi non diventano patrimonio di tutti". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)